vingegaard

“ANDIAMO TROPPO FORTE, NON ABBIAMO PIU’ SPAZI PER L’ERRORE” - DOPO LO SCHIANTO DI VINGEGAARD AL GIRO DEI PAESI BASCHI, IL GRIDO D’ALLARME DEI CICLISTI SULL’EQUIPE: “SI VA TROPPO VELOCE E CI SONO TANTE DISTRAZIONI, I COMPUTER DI BORDO, GLI AURICOLARI. OGGI IL CICLISTA IN BICICLETTA È COME UN UOMO IN MACCHINA CHE HA IL TELEFONO CON WAZE E I SUOI SCHERMI” – SU "LE PARISIEN "IL CAPO DEL SINDACATO FRANCESE DEI CORRIDORI: “IL NOSTRO PRIMO ERRORE È STATO ACCETTARE I FRENI A DISCO…” - DIAGNOSTICATO UNO PNEUMOTORACE A VINGEGAARD. TOUR DE FRANCE A RISCHIO – VIDEO

 

 

Da ilnapolista.it

 

 

vingegaard l'equipe

Nel ciclismo le cadute collettive si chiamano “strike”, come quelli del bowling. Ieri a 35,4 chilometri dall’arrivo d’una tappa del Giro dei Paesi Baschi, tre dei quattro favoriti del prossimo Tour de France si sono schiantati in una curva: Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Primoz Roglic. Alcuni sono finiti contro le rocce, altri in un buco bituminoso, altri ancora hanno evitato miracolosamente gli alberi. Appena dieci giorni fa era caduto un altro big, il belga Wout Van Aert. L’ultima morte del ciclismo in gara risale ad appena un anno fa: Tour de Suisse, lo svizzero Gino Mäder. Ovviamente il giorno dopo è tutto un “come è potuto accadere”, anzi sui giornali è più che altro “come possiamo fare perché non riaccada”.

 

L’Equipe ha sentito direttamente i corridori. Romain Bardet, per esempio: anch’egli caduto e vittima di una commozione cerebrale il mese scorso alla Tirreno-Adriatico. “La situazione sta diventando preoccupante perché la tendenza è generale. Mi dico che il ciclismo è un miracolo permanente, ma quando non succede il miracolo, le conseguenze sono terribili. Non abbiamo più spazio per errori. Onestamente, è spaventoso”. “Non riconosco più il mio sport – dice Rudy Molard, per il quale “serve una presa di coscienza generale del pericolo“.

Jonas Vingegaard

 

 

E dunque, quali sono i problemi. Tanto per cominciare la velocità media: “Questa è la causa principale del problema”, dice Valentin Madouas. “L’evoluzione delle marce è incredibile, ogni anno si sale di una marcia. Quando sono diventato professionista (nel 2018), tutti erano sul 53×11ma siamo passati rapidamente al 54 e oggi, nelle tappe pianeggianti, devi indossare il 56 se vuoi restare con gli altri. Prima c’erano solo i velocisti, adesso ci sono tutti: i corridori, i leader, i compagni di squadra…”.

 

 

Jonas Vingegaard

Per Thierry Gouvenou, l’esplosione di velocità ha raggiunto un tale livello che “quasi non è più una bicicletta”. I freni a disco, per esempio, sono problematici sotto molti aspetti poiché permettono di frenare più tardi rispetto a quelli a pattini: si corrono maggiori rischi e quando cadono lo fanno a una velocità maggiore. E poi, anche se si riducono gli spazi di frenata, “non si ha più il tempo di vedere il pericolo arrivare comunque, perché ci sono sempre almeno sessanta persone che corrono tutte incollate insieme”, nota Madouas. “Al minimo errore è garantito che si formi un grosso mucchio”. E “i freni a disco tagliano come rasoi. Quando si cade così, è la roulette russa“.

 

“Può sembrare paradossale ma oggi tutti i ragazzi hanno una tale padronanza della propria bicicletta che cercano inconsciamente di raggiungere certi limiti che prima non osavano immaginare”, spiega Bardet. Prima con i freni a pattini, sotto la pioggia, stavi attento, lasciavi un margine di sicurezza. Ora non più. Avere fiducia nella tua bici ti incoraggia a commettere errori”.

 

 

Jonas Vingegaard

“Le bici sono molto più manovrabili di prima – aggiunge Madouas – Non ci sono quasi più danni materiali: tutto è più sicuro, l’aderenza delle gomme è ottima. Le cadute sono causate da errori umani, non da problemi meccanici”. Madouas suggerisce di introdurre un rapporto di trasmissione massimo per arginare la potenza, “altrimenti tra due anni saremo tutti a 58×11, è ovvio”. Bardet suggerisce di rinforzare ulteriormente la segnaletica, soprattutto in occasione di alcuni eventi che ne hanno realmente bisogno, come succede al Tour de France: “Non ho mai visto un comportamento pericoloso da parte di un pilota in una curva ben segnalata, con un addetto alla sicurezza che fischia o un cartello con un segnale sonoro. Richiede più logistica, più infrastrutture, ma visto come stanno andando le cose bisogna pensarci”.

 

Vingegaard Pogacar

E poi ci sono le distrazioni, i computer di bordo, gli auricolari. “Devono lasciare a noi le redini della corsa nella foga del momento”, continua Bardet. “Spesso ci troviamo in situazioni di stress estremo per niente. Le cuffie creano corridori robotici telecomandati e situazioni di pericolo artificiale. Questo vale anche per i computer, sui quali i corridori a volte hanno lo sguardo un po’ troppo concentrato durante la corsa. Oggi il ciclista in bicicletta è come un uomo in macchina che ha il telefono con Waze e i suoi schermi”.

 

Le Parisien ha parlato anche con Pascal Chanteur, capo del sindacato francese dei corridori: “Abbiamo creato dei mostri tecnologici. Il nostro primo errore è stato accettare i freni a disco, perfetti per la frenata anticipata ma non per l’arresto di emergenza. E ora le bici sono sempre più rigide”.

 

 

maxi caduta durante il giro dei paesi baschi 4

Le bici non possono scendere sotto il peso minimo di 6,8 kg imposto dalla federazione internazionale. Ma ogni produttore di attrezzature ha inventato meraviglie dell’aerodinamica giocando sulla qualità dei pneumatici, sulla dimensione o sulla composizione del manubrio. Di conseguenza, le biciclette diventano sempre più snelle ma risultano complicate da controllare in caso di scivolata o deviazione. E la caduta è inevitabilmente lì. “Ci troviamo nella posizione della Formula 1 al tempo dei motori turbo. Ad un certo punto, la F1 è stata in grado di legiferare e fermare la corsa alla velocità. Dobbiamo fare lo stesso e decidere di limitare le bici”.

 

maxi caduta durante il giro dei paesi baschi 1

“Abbiamo una rete stradale che si evolve ogni anno per rallentare le auto mentre noi andiamo sempre più veloci nelle gare”, dice Marc Madiot, il capo della Groupama-FDJ. “Facciamo le cose al contrario. E non dimenticare i misuratori di potenza e gli auricolari. È come se guidassi sempre con il telefono in mano”.

maxi caduta durante il giro dei paesi baschi 2maxi caduta durante il giro dei paesi baschi 3

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”