heather phillipson

ARTE DA LECCARSI GLI OCCHI - ANTONIO RIELLO: “A TRAFALGAR SQUARE ARRIVA L’INSTALLAZIONE DI HEATHER PHILLIPSON DAL TITOLO “THE END”, CHE NON SI ISPIRA ALLA FAMOSA CANZONE DEI DOORS. LA FINE IN QUESTIONE, PER L'ARTISTA, È PIUTTOSTO QUELLA DEL WELFARE STATE. MA PROBABILMENTE LA MORTE DELLA VERITÀ NEI MEDIA E INEVITABILMENTE IL TRAPASSO DELLA DEMOCRAZIA - È UN INTERVENTO ESTREMAMENTE INTERESSANTE E NIENTE AFFATTO BANALE PERCHÉ…”

Antonio Riello per Dagospia

 

the end opera di heather phillipson

"THE END" di Heather Phillipson

Trafalgar Square

Londra, WC2N 5DN

fino a fine primavera 2021

 

Il 30 Luglio, con quattro mesi di ritardo sulle date originariamente previste, una nuova opera ha sostituito sul "fourth plinth" di Trafalgar Square quella precedente, che era stata realizzata nel 2018 da Michael Rakowitz.

 

L' autrice è Heather Phillipson, la terza artista donna della serie dopo Rachel Whiteread and Katharina Fritsch. Nata nel 1978 a Londra, ben rappresenta una generazione di artisti britannici che potremmo in qualche modo chiamare "multiruolo". Infatti è anche una impegnata musicista, una scatenata DJ, una apprezzata poetessa e (soprattutto) una zelante vegana. Racconta di essere stata allevata (almeno in parte della sua vita) da un cane, un "Border Collies" per la precisione, e di averne assorbito le peculiari caratteristiche: l'ostinata insubordinazione. Le piace guardare al mondo come se fosse una signorina aliena in visita: impietosi sguardi laterali e valutazioni inconsuete.

 

the end opera di heather phillipson

Nel Giugno del 2018, nella stazione della metropolitana di Gloucester Road, la Phillipson ha presentato una sorprendente installazione, "MY NAME IS LETTIE EGGSYRU" , dove venivano proiettati dei video di cucina, apparentemente ordinari ed innocenti, che mostravano come montare il bianco d'uovo o fare la maionese. Per l'artista si trattava invece di una indiscutibile, feroce e insopportabile prova della crudeltà a cui, in genere, vengono sottoposte le uova (considerate come potenziali esseri viventi) nelle preparazioni alimentari. Ammirazione e sconcerto.

 

Comunque la sua installazione in Trafalgar Square, è un intervento estremamente interessante e niente affatto banale.

 

opera di heather phillipson

Cominciando dal titolo, "THE END", che non si ispira alla famosa canzone dei Doors. La fine in questione, per l'artista, è piuttosto quella del welfare state. Ma probabilmente la morte della verità nei media e inevitabilmente il trapasso della democrazia (almeno come l'abbiamo conosciuta). Come darle torto?

 

L'aspetto è quello di un grande candido ammasso di panna montata. Sembra che si stia sciogliendo e inizi già a colare, sfatto, dal bordo del grande plinto. Una massa importante e orgogliosamente colorata, qualcosa che, in qualche modo, appaga visivamente. Un'atmosfera, verrebbe da dire, quasi Tardo-Pop: con un'apparenza gioiosa e sfavillante ma sicuramente anche un lato malinconico. Le preoccupanti trasformazioni climatiche sono in primis evidentemente evocate.

heather phillipson

 

Ogni dessert che si rispetti ha il suo immancabile decoro mangereccio. Qui c'è una rubiconda ciliegia candita dalle giuste proporzioni. Un segno "inequivocabile" di ambiguo ottimismo? il discusso simbolo del bonus di fine anno dei banchieri? un polemico cenno alle migliaia di dolci (quasi sempre schifosi) che si consumano per strada della capitale britannica? O un oscuro monito per riconsiderare pure le ciliegie come degli esseri viventi?

 

Ma non è finita. Una mosca nera e lucida (di una realistica bellezza davvero implacabile) si gode la panna. La fine e la morte di qualsiasi creatura sono sempre contornate da mosche. Ma potrebbe anche essere, nella specificità londinese, un irriverente ed obliquo ritratto della classe politica al potere che è sempre di nero vestita. O forse un tributo transpecie alla "animalità" utilizzando per l'occasione una creatura di solito ingiustamente vituperata?

 

opera di heather phillipson

Poi, sempre adagiato sul bianco, ma fuori scala stavolta, un drone. Uno di quegli aggeggi volanti telecomandati che filmano e fotografano dall'alto.  Strumenti usati per controllare le città dalle forze di polizia e dagli appartai di sicurezza. Pochi dubbi in questo caso, la sua presenza si spiega da sola: sorveglianza e perdita di libertà.

 

Il mix tra le sue proporzioni e la composizione cromatica funziona comunque piuttosto bene. E dà anche soddisfazione, inutile negarlo. Ovviamente concepito diverso tempo prima della pandemia riesce ad essere un credibile monumento per questo dannato 2020. Un gelato che si sta sciogliendo e scappando di mano può in effetti esserne una efficace metafora. La curiosa capacità profetica che spesso è propria dell'Arte è un fenomeno impressionante e affascinante....

the end opera di heather phillipson

 

Spesso in questi ultimi anni le opere d'arte si sostituiscono alle preghiere dei "santuomini", alle raccomandazioni dei politici illuminati e alle campagne dei social. Certo che l'artista deve avere una sua coscienza politica e civile (ci mancherebbe altro....) ma non è affatto detto che le sue opere debbano finire per essere una sorta di goffa propaganda, inutile, stanca e ripetitiva. Ci sono delle volte dove sembra di stare, anzichè in un museo o in una galleria, all' assegnazione di qualche (peraltro rispettabilissimo) "Premio della Bontà" . Una volta a Milano c'era l'Ambrogino D'Oro, magari con un po' più di glamour internazionale forse, ma sembra di dover assistere a qualcosa del genere....

 

Esistono tanti modi trasversali per denunciare quello che non va, basta saperli trovare. L'Arte è, anche e soprattutto, saper usare bene, magari in modo acrobatico se occorre, gli strumenti dei suoi vari linguaggi. Quando Picasso dipinge la grande tela dedicata al bombardamento di Guernica non sente il bisogno di metterci degli elmetti tedeschi o delle svastiche. Per chi vuol guardare sul serio sono già lì, più reali che se fossero stati davvero raffigurati.

 

the end opera di heather phillipson

"THE END" sa raccontare, celebrare e stigmatizzare con forza alcune delle magagne della Gran Bretagna contemporanea. Mostra con visionaria eccentricità l'Entropia Politica del Regno Unito. E lo fa senza retoriche stantie. Evita con agilità animale i soliti interminabili (e pleonastici) preamboli che nei paesi anglosassoni ormai incrostano la maggior parte delle espressioni artistiche. Brava Heather.

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