roberto baggio arrigo sacchi

GIU' LE MANI DA ROBY BAGGIO! - DOPO LA ROSICATA DI ARRIGO SACCHI SUL MONDIALE DEL 1994 CON ANNESSA "BESTEMMIA" NEI CONFRONTI DI BAGGIO (“LA DIFFERENZA TRA LA MIA ITALIA E QUELLA CHE VINSE NEL 2006? I RIGORI. BAGGIO SBAGLIA, GROSSO SEGNA”), ARRIVA LA REPLICA DEL “DIVIN CODINO”: “SE MANCHIAMO UNO SCOPO SIAMO RIDICOLIZZATI E ATTACCATI. PURTROPPO LE PERSONE SONO COSÌ” – LA TOTALE ASSENZA DI AUTOCRITICA DI SACCHI: NON RICORDA CHE A QUELLA FINALE CI PORTÒ BAGGIO PER MANO, DIMENTICA DI AVER IMPOSTO A UN BOMBER COME SIGNORI DI GIOCARE COME ESTERNO DI CENTROCAMPO E DI… - VIDEO

 

Dal profilo Instagram di Roberto Baggio

 

roberto baggio finale usa 94

“La vita non è sempre facile. Se lo fosse non cresceremmo né progrediremmo come esseri umani.

 

Se riusciamo in qualcosa siamo spesso invidiati; se manchiamo uno scopo siamo ridicolizzati e attaccati. Purtroppo le persone sono così. Dolore e sofferenze inattese possono ritrovarsi sul cammino di ognuno. Ma è proprio nel momento in cui incontrate queste prove che non vi dovete far sconfiggere. Non mollate mai. Non retrocedete mai”

 

 

ARRIGO SACCHI E LA TOTALE ASSENZA DI AUTOCRITICA

Articolo di Stefano Boldrini per “il Fatto Quotidiano” - Estratti

 

La rievocazione del mondiale Usa 1994 firmata da Arrigo Sacchi dimostra che le scorie di quel torneo non sono ancora state rimosse. Il 17 luglio di trent’anni fa, l’Italia perse ai rigori la finale con il Brasile nella fornace di Pasadena: una delle partite più brutte della storia. 

 

(...)

roberto baggio arrigo sacchi

Nella sua rievocazione, Sacchi ha ribadito con fierezza il valore del secondo posto e l’orgoglio di aver guidato quella nazionale: “Quei giocatori li considero degli eroi. E lo dissi subito dopo la partita, forse qualcuno non se lo ricorda. Avevamo fatto il massimo”.

 

Ha parlato di un’Italia divisa, che in quel mese del mondiale tifò contro dopo il trionfo di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche di pochi mesi prima.

 

“Molti connazionali erano contenti della nostra sconfitta ai calci di rigore, per non parlare dei giornalisti, che avevano già preparato il De Profundis contro la Nigeria. Io percepivo che in Italia non tutto il paese era schierato dalla nostra parte. Molti temevano che Berlusconi, appena diventato presidente del Consiglio, sfruttasse politicamente il nostro successo. I suoi avversari in Parlamento erano anche i nostri avversari, inutile negarlo”.

 

roberto baggio sacchi

Ha accusato l’allora presidente federale Antonio Matarrese di aver obbedito agli ordini “dall’alto” nel portare la nazionale nella zona Est degli States: “Avevo spiegato ai dirigenti della federazione che bisognava cercare di andare a giocare sulla costa Ovest perché il clima era migliore.

 

Niente da fare, decisero i politici, Giulio Andreotti in particolare. Volle che l’Italia fosse lì a Est, dove era più popolosa la rappresentanza di emigranti. Matarrese, presidente della Federcalcio e democristiano della corrente andreottiana, non poté opporsi”. Chiusura del pezzo: “La differenza tra la mia Italia del 1994 e l’Italia di Lippi del 2006 che ha vinto il titolo è in un rigore: Roberto Baggio lo sbaglia, Fabio Grosso lo segna”.

 

Una ricostruzione accurata, in cui però ci sono omissioni e manca un minimo accenno di autocritica. L’ex attaccante Aldo Serena, su X, ha stroncato Sacchi: “Con tutto il rispetto dovuto, non si possono leggere queste cose. Gioco difensivo e modesto (quello da lui sempre criticato). Roberto Baggio che dopo l’umiliazione contro la Norvegia gli salva la faccia con la sua fantasia e nessun cenno di ringraziamento”.

 

(...) Dopo il pass per Usa ’94, ci furono tre viaggi della delegazione azzurra per fissare la sede del ritiro. Sacchi, secondo i nostri riscontri, non fece obiezioni quando si decise andare nella costa orientale.

roberto baggio finale usa 94

 

Sacchi ha sicuramente ragione quando parla di Italia divisa dopo il successo di Berlusconi alle elezioni politiche del 1994. Il clima di quel periodo fu raccontato in un libro dell’inviato del Corriere della Sera, Giancarlo Padovan.

 

Il titolo è emblematico: “Abbasso Sacchi, viva Sacchi”, Sperling & Kupfer, 1995. L’Unità di Walter Veltroni assunse una posizione critica nei confronti di Sacchi, ma il dissenso non fu solo figlio di un’opposizione politica. Veltroni non aveva in simpatia Sacchi, a prescindere dai legami dell’uomo di Fusignano con Silvio Berlusconi.

 

Amava ed ama un altro tipo di calcio. Quando però il giorno della finale nella redazione sportiva apparve una bandiera del Brasile, Veltroni non approvò. Anche i nemici di Berlusconi quella sera si schierarono dalla parte degli azzurri e ci rimasero male quando i rigori condannarono l’Italia.

 

roberto baggio baresi usa 94

Le critiche alla nazionale in quel mese furono soprattutto di natura calcistica. Gli azzurri persero con l’Irlanda nella gara di esordio (0-1), superarono la Norvegia con un uomo in meno grazie al gol di Dino Baggio e pareggiarono con il Messico, qualificandosi come quarta delle terze classificate, ovvero come sedicesima. L’Italia giocava male, lontana anni luce dal Milan sacchiano.

 

La nazionale spiccò il volo negli ottavi contro la Nigeria grazie all’esplosione di Baggio, decisivo anche contro la Spagna nei quarti e contro la Bulgaria in semifinale. La situazione cambiò grazie al Divin Codino, 5 reti nel torneo e tra i migliori in assoluto di quel mondiale. Baggio disputò la finale in condizioni precarie.

 

Sacchi nascose la formazione alla squadra fino all’ultimo momento e schierò Baggio per riconoscenza, ma anche perché aveva litigato con Giuseppe Signori per questioni ideologiche: voleva imporre ad uno dei migliori bomber in circolazione in Europa di giocare come esterno di centrocampo. Forse, trent’anni dopo, sarebbe opportuno fare anche un minimo di autocritica. Non può essere sempre colpa degli altri.

arrigo sacchi

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...