UN CALCIO AL CALCIO – LONTANI DAL PALLONE E DAL FALLIMENTO MONDIALE, ECCO UN’ESTATE CHE CI FA GUARDARE AL MONDO CON UN PO’ DI SERENITÀ – IN BICICLETTA, CON LA SCHERMA, NELLA MARATONA E NEL NUOTO ECCO UN’ITALIA CHE VINCE
Emanuela Audisio per “La Repubblica”.
L’altra Italia dello sport scollina l’estate godendosi il panorama. Non è solo esultanza, ma la fierezza di poter guardare il mondo con un po’ più di serenità. Primeggiare è sempre difficile, ma stare in cima si può. Vincenzo Nibali nel ciclismo, Errigo and company che nella scherma sequestrano il podio, Libania Grenot, regina del giro di pista, mamma Straneo e papà Meucci, mangiatori di fatica nella maratona, Martina Grimaldi, sorella della lunga distanza nel nuoto, con Aurora Ponselè, bronzo nella 10 km. Volley (bronzo nella World League) e pallanuoto (bronzo agli europei) quando c’è da battagliare non si tirano indietro.
Non conta solo vincere, ma confrontarsi, e rinnovarsi. Il calcio azzurro ci aveva disabituati al piacere di una gara. Sempre tutto ostico, temibile, angoscioso. La paura dello schianto, e poi il suo rumore. Le fratture generazionali, le polemiche, le liti. Quell’ombra proiettata sul paese: essere uno scarto, un centro di fragilità permanente. In campo e fuori. L’estate era iniziata così, con una meteo brutta, tristi Tropici, nubi dal Brasile che dal calcio si allungavano sulle vacanze. E che lasciavano senza speranze: il sistema Italia anche nello sport era difettoso, asfittico, poco competitivo.
Farci sognare? Macché. Un’amarezza di fondo, quasi una rassegnazione, difficile da eliminare. Le bocciature quando sono ripetute lasciano segni. A risalire la china per tutti, a trovare un sorriso e la buona strada ci ha pensato al Tour un ragazzo di Messina, Nibali. L’Italia con lui rimetteva la testa fuori e le ruote avanti agli altri. Poi le ragazze del fioretto infilzavano il mondo ridando un po’ di sicurezza a una supremazia ammaccata. Intanto il calcio scendeva nel suo abisso di parole e di non soluzioni.
La crisi, certo. Ma soprattutto le incrostazioni di un naufragio che come la Costa Concordia restava lì: inerte. Mosso quel relitto, così reale e così simbolico, l’Italia dell’altro sport ha ripreso a navigare. Lontani dal calcio si è tornati a respirare un po’ di azzurro. L’atletica agli europei trova Daniele Meucci, un maratoneta per caso, che dieci anni dopo l’oro olimpico di Baldini, riafferma una tradizione di strada. Non uno sbruffone, ma un ingegnere che al momento dell’inno è ancora così incredulo che ha quasi pudore a cantare le parole, anche perché non gli era mai capitato.
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E Martina Grimaldi nel nuoto libero a Berlino si riscatta con l’oro dalla brutta prova dei 10 km. Non si tratta di lucidare orgogli inappropriati perché Francia e Gran Bretagna hanno sistemi, programmi, finanziamenti, migliori dei nostri. E anche classifiche. Ma almeno l’altro sport azzurro dove può combatte e si dà orizzonti. La Grenot si è trasferita in America per trovare resistenza sul rettilineo finale, la Grimaldi è rimasta nella sua città, Bologna, ma è andata a vivere da sola. Tutti hanno cambiato qualcosa per riuscire ad arrivare primi al traguardo. E se l’estate brucia ancora un po’ è perché lontano dal pallone si fanno altri gol.