IL RITORNO DEL CALCIO PANE E SALAME – LA NORMALIZZAZIONE DEL TOTTENHAM BY SHERWOOD: ‘BASTA TATTICA, PASSATEVI LA PALLA E FATE GOL’ – ARRIGO SACCHI: ‘SENZA SPARTITO NON SI PUÒ FARE BUONA MUSICA’

1. IL CALCIO SECONDO SHERWOOD: ‘QUALE TATTICA, GIOCATE LIBERI'
Enrico Franceschini per ‘La Repubblica'

Nel calcio odierno sembrano esserci due tipi di allenatori: i tatticisti e i supertatticisti. A quest'ultima categoria appartiene André Villas-Boas, il 36enne presunto prodigio portoghese, licenziato il mese scorso dal Tottenham (come dal Chelsea due anni fa), discepolo di un altro tecnico iper-cerebrale, Josè Mourinho: il gioco per loro è programmato come il software di un computer, i loro giocatori ricevono schede, video e statistiche sugli avversari da studiare come manuali. Ma ogni tanto salta ancora fuori un terzo genere di allenatore.

Uno come Tim Sherwood, al suo primo incarico in panchina proprio come sostituto di Villas-Boas al Tottenham. Nell'intervallo della sua prima partita, quei cruciali 15 minuti in cui un coach grida, striglia o magari tira fuori una lavagnetta e fa ripassare gli schemi ai giocatori, Sherwood ha lasciato tutti a bocca aperta con un'attività insolita: si è preparato una tazza di tè. Eppure gli Spurs, da quando è arrivato, hanno ottenuto in campionato tre vittorie (inclusa una contro il Manchester United all'Old Trafford) e un pareggio. E soprattutto hanno cominciato a segnare e divertire. «Sono più avventurosi di prima», ammette Arsene Wenger, il tecnico del'Arsenal.

La novità non si limita a una "cup of tea" nell'intervallo: si estende alla tattica. Nel senso che Sherwood non ne fa molta. «Nel football si sente parlare un sacco di moduli e schemi, di 4-4-2, 4-4-3 e via dicendo», ha dichiarato, «ma quello che conta, alla fine, è il passaggio giusto al compagno e mettere la palla in rete». E' insomma un allenatore vecchia scuola, palla avanti e pedalare. Le istruzioni meticolose di Villas-Boas avevano rinchiuso i giocatori del Tottenham (sconfitto 6-0 dal City e 5-0 dal Liverpool) in una gabbia: Sherwood li ha liberati dall'eccesso di schematismo.

E al posto del singolo attaccante che è la norma di questi tempi, ne ha messi due: uno dei quali, Emmanuel Adebayor, aveva giocato soltanto 45 minuti sotto Villas-Boas dall'inizio della stagione, mentre con lui è stato quasi sempre in campo, segnando tre gol in quattro match. «Tim ha prodotto un grande cambiamento nello spogliatoio», racconta il centravanti.

«Spesso i giocatori ricevono troppe informazioni e nemmeno le capiscono bene, specie se sono stranieri», osserva l'allenatore. Lui prima di una gara ha un solo incontro con la squadra, dà istruzioni brevi, ripete due volte: «Avete capito bene?». A 44 anni prende con filosofia l'opportunità della sua prima panchina, dopo una carriera da discreto giocatore e poi direttore sportivo (con gli Spurs).

«Chiedono di me, è troppo giovane, troppo inesperto?», ha detto al Wall Street Journal, che gli ha dedicato una pagina per il suo approccio anti-modernista. «Ma sono domande che valgono solo finché perdi. Se vinci, non se le pone più nessuno». Per adesso i fatti gli danno ragione. Ma non si fa illusioni. «Alla prossima partita potrei diventare il peggior allenatore nella storia del Tottenham. Sono realista. So come vanno le cose nel mondo del pallone». E in tal caso magari gli Spurs farebbero di nuovo la corte a un supertatticista stile Villas-Boas.

2. SACCHI: ‘MA SENZA SPARTITO NON SI PUÒ FARE BELLA MUSICA'
Matteo Pinci per ‘La Repubblica'

No, quel «troppe lezioni di tattica» con cui Sherwood ha liquidato il sistema Villas Boas ad Arrigo Sacchi non piace proprio. Il padre del Milan degli olandesi che ha cambiato per sempre il calcio italiano non può, quasi per definizione, essere d'accordo con il collega del Tottenham. «Di una cosa - replica l'ex ct - sono certo: di troppa cultura non è mai morto nessuno. Di ignoranza invece sì».

L'eccesso di tattica non la convince, allora?
«Tattica è una parola che aborro. Io alle mie squadre non ho dato un'identità tattica, ho dato un gioco».

Allora pensa si possa eccedere nella ricerca del gioco?
«Il calcio è come la musica: lei può prendere i migliori musicisti, ma se non gli dà un bello spartito, non suoneranno buona musica. E nel calcio è la stessa cosa, serve uno spartito per migliorare i giocatori: non a caso i miei vinsero 5 palloni d'Oro in pochi anni, cosa mai riuscita né prima né dopo».

Allude al fatto che molti suoi colleghi non siano in grado di dare una propria identità alle squadre?
«No, tutti danno un gioco. Ma ci sono copioni che diventano "Fronte del porto" e altri che diventano "Giovannona coscia lunga"».

È possibile allora che l'uscita di Sherwood sia figlia del sistema inglese, che storicamente non brilla da questo punto di vista?
«A dire la verità, una decina di anni fa, ero invitato in una convention della Football Association, e Mark Hughes, all'epoca selezionatore del Galles, mi chiese come avesse fatto a nascere una squadra come il mio Milan in un Paese come il nostro,
dove se il campo fosse lungo due chilometri staremmo comunque tutti concentrati negli
ultimi venti metri».

E lei cosa rispose?
«Gli dissi che noi avevamo puntato sulle persone e su atleti funzionali al progetto tecnico, solo dopo sul talento. Il testimone del calcio totale è passato dall'Ajax al Milan e poi al Barcellona. E non a caso la rivista World Soccer ha iscritto il Milan del 1989 al quarto posto delle squadre più forti di ogni tempo, dietro soltanto al Brasile del ‘70, l'Ungheria del ‘54 e l'Olanda del ‘74. Come prima squadra di club di sempre. Non mi sembra, per dire, che ci fossero altre italiane nelle prime venti».

È chiaro, lei parla di programmazione: più importante degli aspetti tattici?
«Guardi, nel nostro Paese si tratta il calcio come uno sport individuale. Quando una squadra non segna tutti dicono che bisogna comprare una punta. A nessuno viene in mente che è il gioco che non funziona. Se ne può uscire?».

Lo chiediamo a lei...
«Ci sono le stesse possibilità che ha l'Italia di crescere culturalmente. Ma la colpa è di tutti: da duemila anni ci arrangiamo, per questo abbiamo trasformato uno sport d'attacco in uno sport di difesa, in cui pensiamo che vinca chi è più furbo».

Un po' quello che ha fatto Sherwood con il Tottenham di Villas Boas.
«Io questo signore non lo conosco. Ma se non fai sistema non vai lontano. Noi a Coverciano abbiamo tre nazionali giovanili su quattro che sono vice campioni d'Europa. I club italiani che comprano campioni all'estero invece non superano i quarti nelle competizioni europee. Il problema è valorizzare un sistema, come stiamo facendo noi».

Torniamo allora all'identità tattica.
«Ancora con questa parola... Io insegnavo il gioco. E anche tanti suoi colleghi, all'inizio, mi rimproveravano dicendo che toglievo la possibilità di esprimere la loro fantasia ai miei giocatori. Avevano proprio capito tutto, no?».

 

TIM SHERWOOD TIM SHERWOOD arrigo sacchiarrigo sacchi francesco rutelliArrigo SacchiVILLAS BOAS adebayore

Ultimi Dagoreport

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…