landseer 1

COME CERVO CHE ESCE DI FORESTA! GLI ANIMALI SELVATICI DI EDWIN LANDSEER IN MOSTRA ALLA NATIONAL GALLERY DI LONDRA - LA SUA OPERA ICASTICA E’ “THE MONARCH OF THE GLEN”, IL RITRATTONE DI UN CERVO DALLE GRANDI E RAMIFICATE CORNA CLASSIFICATE COME “REALI”- IL COMMENTO CAUSTICO SULLA REGINA VITTORIA - L’ESPOSIZIONE E’ STATA CLAMOROSAMENTE STRONCATA DAL GUARDIAN: ECCO PERCHE’ - VIDEO

LANDSEER 1

 

Antonio Riello per Dagospia

 

Alla National Gallery di Londra c’e’ una piccola, ma interessantissima, mostra dedicata all’opera di Edwin Landseer (1802 – 1873). A parte qualche specialista, storico dell’Arte, quasi nessuno oggi ricorda chi era questo signore.

 

In pratica era una specie di Grayson Perry dell’epoca vittoriana, notissimo nel Regno Unito e con quotazioni di mercato molto impegnative (tra suoi piu’ affezionati collezionisti figuravano anche membri della Royal Family). Ma, in genere, non dipingeva persone, era infatti uno specialista di animali.

 

Un efficace illustratore, attraverso la sua pittura, della passione tutta anglosassone per i grandi spazi aperti e la fauna che li popola. Anche se in realta’ si tratta d un personaggio che lavora e crea quasi sempre nel suo studio londinese, attrezzando complessi e costosi sets per ricostruire atmosfere e paesaggi lontani.

edwin landseer

 

La sua opera icastica e’ “The Monarch of the Glen”, il ritrattone di un cervo in scala 1:1. Questo nome e’ dovuto alle grandi e ramificate corna della bestia che vengono classificate, da chi si occupa di trofei, con il termine “reali”. E in Scozia chiamano “Glen” una qualsiasi vallata. Commissionato nel 1851 per il nuovo edificio del Parlamento Britannico questo quadro e’ poi finito ad Edimburgo alla National Gallery of Scotland. Si trova adesso a Londra in prestito temporaneo. E’ un’opera notissima che nell’immaginario britannico ha influenzato tanto la pubblicita’ (etichette di Whisky e non solo) che le arti (in mostra una bella opera di Peter Blake, del 1966, ispirata direttamente da li’).

 

ANTONIO RIELLO

Landseer, inglesissimo, diventa uno di quei personaggi che, tra la fine del 700 e la seconda meta’ dell’800, assieme a Walter Scott, Robert Burns e agli stessi reali britannici re-inventa il fascino delle Highlands creando una leggenda, che ancora in qualche modo perdura, fatta di tartan, kilt e cornamuse, ma anche e soprattutto, di luoghi incontaminati e coraggiosi/schietti montanari. Una tradizione artificiale di innegabile e duraturo successo, inventata quasi tutta a tavolino, dove un paese desolato (e impoverito dagli inglesi) assurge a simbolo della potenza dell’Impero.

 

Lui continua comunque a dipingere bestie di ogni tipo. In quegli anni anche altri pittori praticano questo genere, il piu’ noto (e il piu’ bravo) e’ certamente George Stubbs, supremo amante dei cavalli di razza che realizza tra l’altro l’imponente quadro noto come Whistlejacket, uno dei capolavori assoluti della National Gallery.

 

A Landseer danno anche la commissione per fare i leoni di bonzo che si trovano proprio a Trafalgar Square, sotto la colonna che sostiene la statua di Lord Nelson. Si fa portare in studio un leone che e’ appena morto allo Zoo per avere un modello. Ma le cose vanno per le lunghe e il cadavere si decompone. Parte dei disegni sono quindi fatti “a memoria”. Alla fine fa solo degli studi su carta e le opere sono concretamente realizzare da uno scultore di origine italiana/francese: il Barone Carlo Marochetti. Il materiale di questo controversa e curiosa vicenda e’ parzialmente visibile in mostra.

 

LANDSEER 5

I cervi gli vengono meglio. E anche i cani da caccia. Dipinge infatti diverse scene venatorie senza trascurare il sangue e la violenza che appartengono a queste situazioni. Contribuisce in qualche modo a fondare la cultura animalista britannica, ma lo fa da una prospettiva molto aristocratica e ottocentesca. Estetizza il mondo naturale e fa sognare avventure zoofile senza pero’ che accanto ci sia davvero una adeguata consapevolezza e soprattutto un’etica.

ANTONIO RIELLO

 

La mostra, curata da Susan Foister, e’ stata clamorosamente stroncata dal Guardian che, da una prospettiva di sinistra abbastanza radicale, la dipinge come la celebrazione di un mercenario (culturale) dell’arroganza imperiale, amante della violenza e della sopraffazione. Con tutto il rispetto per l’autorevole quotidiano si puo’ legittimamente dissentire: non possiamo leggere il passato solo con logiche da Tarda Modernita’. Questa e’ invece una ottima occasione per capire da vicino il meccanismo della propaganda e di come e’ avvenuta la costruzione di una mitologia borghese. E si riesce pure (grande nostalgia!...) a intravedere un tempo dove ancora le immagini prodotte dagli artisti, anche quelli mediocri, contavano sul serio qualcosa per la gente.

 

C’e’ comunque, alla fine, anche una cosetta che ci rende un po’ piu’ simpatico Sir Landseer. In una sua lettera confidenziale ad un amico definisce la sua committente piu’ illustre (la Regina Vittoria): “a very inconvenient little treasure”. Un commento cosi educatamente (e rispettosamente) caustico e’ gia’ di per se’ un ingegnoso capolavoro.

PS Purtroppo la mostra chiude fra pochi giorni, il 3 Febbraio. Ma per chi l’ha persa esiste un bel catalogo.

 

Landseer’s Monarch of the Glen

National Gallery

Trafalgar Square, Londra, WC2N 5DN

 

LANDSEER 3

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…