paolo casarin 1

MA CHI DEVE DECIDERE? L’ARBITRO O LA VAR? SENTITE L’EX FISCHIETTO PAOLO CASARIN: “I DIRETTORI DI GARA ACCETTINO L'AIUTO DELLA TECNOLOGIA, CHE VA MIGLIORATA. SE L'ARBITRO LA VIVE SENZA PRESUNZIONE È UN GRANDE AIUTO. I ROBOT LASCIAMOLI AD ALTRI CAMPI - IL GIOCATORE PIÙ FASTIDIOSO? ROBERTO PRUZZO INIZIAVA A BARUFFARE PRIMA DEL FISCHIO INIZIALE.IL PODIO ARBITRALE ITALIANO? LO BELLO, AGNOLIN E COLLINA”

Daniele Dallera per il “Corriere della Sera”

 

paolo casarin 5

Severo con se stesso, Paolo Casarin lo è anche con gli altri. Sostenuto dalla forza delle idee, le sue, mai banali, una vita, 80 anni domani, illuminata dal lavoro, 56 anni di fatica in due gruppi prestigiosi come Eni e Intesa. Resa popolare dall' essere una eccellenza nel mondo del calcio, prima come grande arbitro, poi come dirigente e designatore nazionale e internazionale.

 

Gli ultimi 20 anni come ascoltato opinionista sul giornale, il Corriere della Sera , in radio e in tv. Poi, studio, ricerca, che culminerà con un libro che nasce umile «non è un' autobiografia, macché, parlo del gioco del calcio. Ovvio che ci sia anch' io, la mia esperienza: ci devo dare dentro, finirlo, anche per rispetto di Gianni Mura che mi ha seguito e donato la prefazione». Una vita senza paura, animata dal confronto, Casarin non demolisce, costruisce. Anche in questi mesi, maledetti dal virus.

 

var

«Stiamo vivendo - osserva Casarin - una esperienza straordinaria, negativa, che ha colpito il mondo intero: ho l' impressione che abbia voluto dire all' uomo "ehi amico datti una calmata: hai esagerato...". Quasi un invito a riflettere, la parte più creativa di questo doloroso periodo: domandarsi, come mai sia capitato tutto questo? Ora pare prevalga chi è calmo».

 

L' arbitro in campo deve essere calmo?

«Le dinamiche psicologiche dell' arbitro sono complesse: quando inizia osserva e vive ai bordi del campo. Improvvisamente ti dicono "dai vieni qui in mezzo, mettiti alla prova". A questo punto può succedere di tutto...»

 

Cosa?

«Rischi di non capirci più niente, hai addosso un carico impressionante di responsabilità, autorità e discrezionalità che ti porta a un pensiero pericoloso, "adesso faccio quello che voglio". Questa è la condizione opposta alla calma: l' uomo di potere e autoritario si muove a scatti».

 

Perché a 18 anni si è messo ad arbitrare?

paolo casarin 1

«Ho trovato anch' io un calciatore amico, Panzanato, giocava allora nella Mestrina che mi ha detto "dai, provaci, vieni anche tu in mezzo al campo". E mi sono impaurito, sovrastato da quel carico di responsabilità. Tutta quest' autorità, che ti insegnavano anche nelle lezioni teoriche, non la capivo. In me è sempre prevalsa, nel rispetto dei ruoli, la convinzione che i giocatori fossero amici».

 

Comunque le è andata bene, benissimo.

«Col tempo, l' autoritarismo, cattiva compagnia, viene smussato. Guai se si arbitra seguendo il "qui comando io". Non serve a nulla».

 

Ai suoi tempi l' arbitro era solo: decideva lui, massimo un' occhiata di intesa al guardalinee. Ora non c' è troppa gente che decide insieme o addirittura per lui?

«L' arbitro vuole essere solo, una esigenza umana e culturale. Anche se a volte vivi una disperante solitudine».

 

La disperazione con la Var non esiste più: lei è un ideologo dell' aiuto tecnologico, conosciamo le sue battaglie, ma la Var spesso la fa arrabbiare.

«Il calcio sente l' esigenza di mutare pelle, fondamentale l' entrata in scena della tecnologia. Ma capita che si viva un balletto fastidioso su chi debba decidere: l' arbitro? La Var? Ma lascia perdere amico mio, perché se continui così, sarai sì solo ma decideranno gli altri e di fronte a un evidente errore che tutti hanno visto crollerà la tua credibilità. Invece la Var deve essere interpretata come l' insegnante di sostegno a scuola: la tecnologia è soprattutto un sostegno umano, oltre che tecnico».

 

Chi è il nemico della Var?

paolo casarin

«La presunzione dell' arbitro».

 

Da studioso, come, cosa e dove correggerebbe la Var?

«La Var interviene dopo 15 anni di fallimenti arbitrali. Se l' arbitro la interpreta e la vive senza presunzione è un grande aiuto. Ma fermiamoci qui con la tecnologia».

 

Come sarebbe a dire, proprio lei?

«La Var va accettata e perfezionata, ma va bene per i prossimi 30 anni. Fuggiamo da certi progetti, da alcune letture da intelligenze artificiali. Ben venga il robot, ma in altri campi, non su quelli del calcio».

 

Il mai dimenticato Beppe Viola, grande giornalista e suo grande amico, come avrebbe preso la Var?

roberto pruzzo foto di bacco

«Male. Non ho dubbi, l' avrebbe avversata».

 

Lei nel '77 arbitra un derby, l' ultimo di Rivera-Mazzola: una svolta epocale, lei un milanese d' adozione. Beppe Viola, le suggerisce di vedere la «Domenica Sportiva», lei lo dice ad amici e famiglia e lui manda in onda le immagini di un derby giocato anni prima, il «suo» lo aveva giudicato brutto e noioso.

«Ah quella sera ci rimasi male, non nego che lo insultai, ma Beppe era così, geniale nelle sue interpretazioni».

 

Il giocatore che in campo aiutava l' arbitro Casarin?

«Ho una bella testimonianza di Tarcisio Burgnich che in un Lazio-Napoli molto tormentato, continuava a dirmi: «dai Paolo, lavora tranquillo».

 

paolo casarin

Il giocatore più fastidioso?

«Roberto Pruzzo iniziava a baruffare prima del fischio iniziale. Qualche anno fa, da componente di una giuria, sono stato felice di approfondire la conoscenza e premiarlo».

 

Il podio arbitrale italiano e internazionale.

«Lo Bello, Agnolin e Collina. A livello extra-italiano segnalo l' israeliano Klein e l' uzbeko Irmatov».

 

Cosa dice a un ragazzino che muove i suoi primi passi da arbitro?

«Lo incoraggio. Per me è stata una esperienza formativa, da arbitro e da designatore non ho guadagnato un euro, ma la giudico una avventura utile ed educativa. Al ragazzino dico giusto sognare, sia consapevole che al mondo professionistico ci arriva una minoranza. Ma l' arbitro può raggiungere una sensazione impagabile: quando fischi il fallo giusto, prendi la decisione corretta, respiri e vivi il profumo della giustizia».

CASARINconti pruzzocasarin

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO