
“L'ARTE NON SALVA IL MONDO MA PUO' AIUTARTI A ATTRAVERSARLO” - MAURIZIO CATTELAN PARLA DI “SEASONS”, UNA MOSTRA CHE SI SNODA TRA GLI SPAZI PUBBLICI DI BERGAMO MESCOLANDO, GIOCO, AMBIGUITÀ E IRONIA: "IO NON CERCO DI COLPIRE IL PUBBLICO: CERCO DI MOSTRARGLI UNO SPECCHIO INCRINATO. SE LE MIE OPERE IRRITANO O COMMUOVONO È PERCHÉ LA REALTÀ, SOTTO LA SUPERFICIE, È SPESSO PIÙ ASSURDA DELL’INVENZIONE. E LA MORTE, IL FALLIMENTO, SONO FORSE LE UNICHE VERITÀ CHE CI RIGUARDANO TUTTI” – LA RIELABORAZIONE DELL’ICONICA OPERA “HIM” (UN HITLER BAMBINO INGINOCCHIATO) E IL DISPOSITIVO CHE SIMULA UNA POZZA DI URINA IN "NOVEMBER": "EVOCARE È ELEGANTE, MOSTRARE È BRUTALE. IN QUESTO CASO..."
Silvia Bottani per il “Corriere della Sera” - Estratti
Maurizio Cattelan, come ha costruito il percorso di «Seasons»?
«Non ho pensato a una mostra, ho pensato a un cammino. Seasons è nata muovendomi nei luoghi prima che nelle idee.
Ogni sede è come un’eco diversa della stessa domanda: cosa rimane quando tutto cambia? È una mostra che si è scritta col tempo, con le persone che ho incontrato e con i silenzi della città.
Non volevo solo esporre opere: volevo che la città diventasse parte dell’opera stessa. Bergamo è un luogo stratificato, verticale e sotterraneo insieme e Seasons è il tentativo di ascoltarla mentre cambia pelle».
Tra i temi del suo lavoro ci sono la morte e il fallimento, che fanno capolino dietro l’elemento ironico, la meraviglia del «coup de théâtre».
«L’ironia non è una scappatoia, è un’arma. È il modo in cui l’essere umano resiste al disastro: ridendo a denti stretti, con le spalle al muro. Io non cerco di colpire il pubblico: cerco di mostrargli uno specchio incrinato, dove l’immagine che appare non è mai solo quella che ci aspettavamo. Se le mie opere irritano o commuovono è perché la realtà, sotto la superficie, è spesso più assurda dell’invenzione. E la morte, il fallimento, sono forse le uniche verità che ci riguardano tutti».
La scelta di lavorare su sculture anti-monumentali, costruite sull’orizzontalità, torna in «Bones», l’aquila di marmo che ha installato sul pavimento dell’Oratorio di San Lupo. L’animale evoca e l’eterno fallimento dei nazionalismi, oggi però in riaffermazione. L’arte ha l’ambizione di incidere sulla realtà o pensa che oggi sia costretta al commento?
«L’arte non salva il mondo, ma può aiutarti ad attraversarlo. La mia arte non pretende certo di aggiustarlo, semmai di fargli perdere l’equilibrio per un attimo. Bones è un’aquila abbattuta, ma anche un’idea che non vola più. Svela quello che si fingeva invisibile. Se c’è un’ambizione in questo lavoro, non è quella di incidere, ma di incrinare. A volte basta questo per far entrare un po’ di luce».
Nella scultura ha inserito un dispositivo che simula una pozza di urina. L’arte è più potente quando evoca o quando mostra?
« November non mostra, ferma. Congela un gesto che tutti tendiamo a ignorare. Evocare è elegante, mostrare è brutale. A volte serve l’una, a volte serve l’altra. In questo caso, l’urina — anche se è solo acqua — è una firma. Dice: io sono qui, anche se non mi vedi. È un muto promemoria che il margine è sempre più vicino di quanto pensiamo. E poi è un omaggio al mio caro amico e collaboratore Lucio, scomparso da poco. Il volto dell’homeless è il suo».
«Him», un Hitler bambino inginocchiato, in seguito alla richiesta di censura in Cina è diventata «No»: ora è una figura con il capo coperto da un sacchetto. Ci parla più della nostra incapacità di sostenere la vista del Male, o della capacità del Male di rendersi invisibile?
«No è una negazione multipla. Rifiuta l’identità, la visione, la rassicurazione del riconoscere. È il Male che si traveste da anonimato, e lo spettatore che si rifugia nell’alibi dell’ignoranza. Quel sacchetto è un velo tra il giudizio e la realtà. Può essere Abu Ghraib, può essere una festa di Halloween, può essere un atto di pietà o una condanna. Ma soprattutto, è una domanda che torna indietro: cosa guardiamo davvero, quando guardiamo un’opera? E cosa succede se togliamo il volto, se restano solo le intenzioni?».
maurizio cattelan opera one
maurizio cattelan opera bones
maurizio cattelan opera "no"