domenico gnoli

GNOLI SENZA FRONTIERE – MARZIANI: "ALLA FONDAZIONE PRADA DI MILANO L’INVENZIONE DEL POP BORGHESE BY DOMENICO GNOLI - UN VISIONARIO BORGHESE CHE INTUIVA GLI ESITI DEL CONSUMISMO ESTREMO, RIFUGIANDOSI NEL CALDO TEPORE DI UNA CASA ACCOGLIENTE, FUORI DAL CAOS MILITANTE, OLTRE LE MODE ISTANTANEE E LE IDEOLOGIE RIVOLUZIONARIE, NELLA MORBIDA PROTEZIONE DI UN DIVANO DAVANTI AL CAMINO. POSSIBILMENTE CON UN ABITO SARTORIALE ADDOSSO"

Gianluca Marziani per Dagospia

domenico gnoli

 

La mia lunga residenza sul Pianeta Terra mi regala continue sorprese. Una di queste, accaduta alla Fondazione Prada di Milano, carezza la forma di una veggenza (ovvero, l’intuizione larga sul nostro presente) attraverso un artista che raccontava quanto di più normale ci fosse nella giornata di una famiglia borghese negli anni Sessanta.

 

Domenico Gnoli (Roma , 1933 - New York, 1970) era un pittore con uno spiccato feticismo per il dettaglio dentro lo sguardo, artefice quasi algebrico di un close-up metafisico che lo avvicinava ai pezzi facili, ma mai scontati, di una tipica abitazione italiana. L’artista, con modi da biologo cellulare, dipingeva l’identikit poetico dei corpi: uomini e donne, giovani o adulti, osservati con la chirurgica visuale di una lente che ingrandiva al parossismo i dettagli di abiti sartoriali, camicie e colletti, scarpe in cuoio, cravatte, soprabiti, asole e risvolti ma anche pettinature di foggia scolaresca e ben modellata.

 

domenico gnoli 2

Poi, come un biologo appassionato di interior design, faceva il detective discreto sui complementi d’arredo: letti, divani, poltrone e tavoli, tovaglie, pavimenti e carte da parati, mantenendo il profilo lenticolare di una retina selettiva e gulliveriana, pronta ad ingrandire la natura domestica, creando l’idea fiabesca di un luogo dominato da oggetti incombenti e virali, come se la mela gigante di Magritte fosse uscita dalla camera per invadere le abitudini ritmiche di una società consumistica.

domenico gnoli curly red hair

 

Durante gli anni Cinquanta il giovane Gnoli frequentò Parigi, Londra e New York, sperimentando la pittura tra contesti diversi, agganciandosi al teatro (costumi, scenografie, locandine, manifesti), giocando con gli esiti grafici dell’illustrazione, inventando storie oniriche e mondi con tracce fantasy. Fino al 1963 le pitture risentivano della cultura informale su cui si stava formando la generazione del Dopoguerra. Negli anni Cinquanta i soggetti erano aridi come deserti, sabbiosi e arcaici come archeologie del presente, giotteschi nella radice, drammaturgici nei colori di una terra che grondava il sangue dei morti. Poi arrivò il 1964, l’anno della Pop Art alla Biennale di Venezia, il momento in cui si stava disegnando un nuovo sguardo sul mondo. In quel frangente, mentre il colore ammorbidiva impasti e trame, le tele prendevano la luce calda degli interni domestici, una patina accogliente e familiare che accendeva l’occhio sulle piccole certezze di una borghesia lavoratrice e ottimista, segnata dalla violenza ma cicatrizzata per far crescere la pelle giovane del futuro.

domenico gnoli

 

La sua visione era archetipica e straniante, stella solitaria in un firmamento culturale che tendeva verso l’omologazione di generi e temi. Gnoli inventò la prima forma di un POP BORGHESE che mai si era visto finora.

 

Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia producevano le ragioni di una Pop Art detonante, proiettata verso la socialità del mondo esterno: le vetrine illuminate e le merci sugli scaffali (Andy Warhol e gli altri a New York), i feticci disintegrati della vita urbana (il Nouveau Réalisme in Francia), il feticismo erotico tra merci, corpi e mass media (Londra con la generazione di Richard Hamilton, Allen Jones, Peter Blake…), fino alla memoria artistica nel ciclo del presente (Roma con Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli…). In questo firmamento di stelle lisergiche spiccava Gnoli con le sue storie da interni familiari, con la sua morbidezza realistica e classicamente silenziosa, contraddizione risolta tra un dipingere nel solco della Storia e un approccio fotografico da outsider laterale.

Gianluca Marziani

 

domenico gnoli alla fondazione prada

Domenico Gnoli è vissuto troppo poco ma ha prodotto con un nitore selettivo da maestro di cerimonie estetiche, lasciando un patrimonio che indica molteplici direzioni dell’arte più attuale. Basti pensare al gigantesco serbatoio di opere digitali con tecnologia NFT, un ambito ancora oscillatorio in cui il feticismo ossessivo per i dettagli, sia organici che inorganici, incarna la natura di una generazione geneticamente sintetizzata. Gli autori digitali sembrano il prodotto binario di un genoma culturale che rende Gnoli il più veggente tra i pittori della sua generazione. Un visionario borghese che intuiva gli esiti del consumismo estremo, rifugiandosi nel caldo tepore di una casa accogliente, fuori dal caos militante, oltre le mode istantanee e le ideologie rivoluzionarie, nella morbida protezione di un divano davanti al camino. Possibilmente con un abito sartoriale addosso.

domenico gnoli alla fondazione prada domenico gnoli 2 domenico gnoli left side partitiondomenico gnoli alla fondazione prada 5domenico gnoli alla fondazione prada 3DOMENICO GNOLi 19domenico gnoli alla fondazione prada DOMENICO GNOLi 19domenico gnoli domenico gnoli 66domenico gnoli 18Domenico Gnoli-Fondazione-Prada-Milanodomenico gnoli 87 domenico gnoli alla fondazione prada2

 

Gianluca Marziani

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”