
LA GUERRA VISTA CON GLI OCCHI DELLE DONNE – IL DOCUMENTARIO “WAR PAINT: WOMEN AT WAR", DELLA REGISTA INGLESE MARGY KINMONTH, RACCONTA COME LE DONNE HANNO DOCUMENTATO LE VICENDE BELLICHE, DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE A OGGI – RIELLO: “IL FOCUS DELL’OPERA NON È L'ATTIVISMO, MA PIUTTOSTO COME L'UNIVERSO FEMMINILE HA SAPUTO PERCEPIRE ‘I VENTI DI GUERRA’. UNA DOMANDA DI FONDO DOMINA LA NARRAZIONE: LO STESSO AVVENIMENTO RISULTA DEFORMATO IN DUE PROSPETTIVE DIVERSE SE VISTO DA UN MASCHIO O DA UNA FEMMINA?”
Antonio Riello per Dagospia
Da aprile in alcuni cinema britannici è possibile vedere la proiezione di "War paint: Women at war" (2025). Il film/documentario è stato diretto da Margy Kinmonth. Costituisce, assieme a "Eric Ravilious: drawn at war" (2022) e a "War art with Eddie Redmayne" (2015), la trilogia dedicata alla guerra da questa autrice.
Nel caso specifico il tema riguarda le donne che, a qualche titolo, hanno documentato le vicende belliche, dalla Seconda Guerra Mondiale (inclusa) ad oggi. A questo punto una premessa che spiega come un'idea del genere sia venuta in mente proprio ad una regista del Regno Unito. L'esercito di Sua Maestà fin dai tempi della Prima Guerra Mondiale associa ufficialmente alle truppe combattenti degli artisti (official war artists) con il compito di catturare personalmente le immagini del fronte: a volte disegnando e dipingendo, altre volte fotografando e filmando.
E l'Imperial War Museum di Londra possiede uno dei più grandi archivi al mondo di immagini di questo tipo (anche grazie a propri inviate/i sui campi di battaglia). Il binomio Arte e Guerra (anche al femminile) non è insomma affatto una novità da queste parti.
Il documentario è stato recensito positivamente da Christina Lamb sul Sunday Times. Leslie Felperin sul Guardian, in termini molto meno lusinghieri, invece lo accusa di mancanza di impegno politico. Molto probabilmente Felperin si aspettava un roboante servizio di denuncia delle attività militari israeliane a Gaza, stile quello realizzato recentemente da BBC (e poi subito ritirato tra scandali e infinite polemiche).
Il focus di quest'opera non è l'attivismo concentrato sulle controverse questioni mediorientali ma piuttosto come l'universo femminile ha saputo percepire "i venti di guerra". Una piccola nota critica (tecnica) potrebbe essere che, probabilmente, si sarebbe potuto concentrare il tutto in un tempo più breve e magari con un ritmo un po' più serrato.
Una domanda di fondo domina la narrazione: lo stesso preciso avvenimento risulta deformato in due prospettive diverse se visto da un maschio o da una femmina? Oppure il risultato è lo stesso? Anticipando le conclusioni: le prospettive si equivalgono ma una diversa sensibilità porta spesso a sfumature differenti. Sfumature che sono anche piuttosto interessanti.
Le storie che si intrecciano sono molte (il film dura 1 ora e 29 minuti). Lee Miller (1907-1977) è stata una modella e una fotografa di moda che la Seconda Guerra Mondiale catapultò al fronte come fotoreporter. Un personaggio straordinario che è sempre riuscita a dare (anche nelle situazioni più tragiche) il senso di una partecipazione sentita.
E' sinceramente coinvolta ma non sfrutta mai la situazione per lo scatto patetico/sensazionale: ha dalla sua una innata eleganza empatica. Nel 2024 è uscito un film a lei dedicato, dove è interpretata da Kate Winslet.
Linda Kitson (è stata la prima "embedded artist" britannica di sesso femminile) ha documentato il conflitto delle Falkland/Malvine tra Regno Unito e Argentina (1982). Pochi si ricordano oggi dei suoi magnifici e potenti schizzi fatti con le mani pesantemente guantate (il clima era particolarmente rigido). Meriterebbe senz'altro di essere adeguatamente conosciuta meglio e celebrata.
L'artista sudanese Assil Diab è filmata mentre dà voce e colore ai massacri della guerra civile in corso nel suo paese. Una testimonianza assolutamente toccante. Sugli scenari dei lunghi conflitti in Iraq e in Afghanistan Arabella Dorman ha saputo dare un volto anche e soprattutto ai civili e ai profughi. La sua è una rassegna davvero importante (e mondialmente riconosciuta) sulle vittime non combattenti.
Gladys Hynes (1899-1962), una grafica di notevole talento, diede il suo contributo invece nell'ambito del cosiddetto Home Front producendo materiale di propaganda (manifesti, volantini, etc. etc.) contro i nazisti.
Una nipote racconta invece le gesta di Rachel Reckitt (1908-1995), l'artista che descrisse con i suoi disegni estemporanei le distruzioni arrecate dai bombardamenti del Blitz su Londra (1940-1941).
Nina Berman è la fotoreporter americana che riprende il Vietnam nell'epicentro della lotta. Fa, in generale, una intelligente critica sull'arroganza e l'ottusità del militarismo statunitense.
La regista dedica particolare spazio alle vicende di un'artista ucraina, Zhanna Kadyrova, che ha esposto al Padiglione dell'Ucraina della Biennale di Venezia del 2019. E' anche attiva in prima persona nella raccolta di fondi per gli sfollati.
In sostanza la Kadyrova crea delle testimonianze artistiche incentrate sulle violenze scatenate dall'invasione russa del territorio ucraino. Essenzialmente una combattente che usa gli strumenti dell'Arte Contemporanea per far conoscere al Mondo la brutalità dell'invasore. L'Arte - come forma di comunicazione sociale - è il reportage stesso. Bella l'immagine dell'organo da chiesa fatto con i residuati bellici (razzi e bombe) lanciati dai russi.
In realtà la questione più rilevante di "War paint: Women at war" riguarda l'orrore dello stupro come strumento di terrore e di "pulizia etnica". Non solo in Ucraina, ma in moltissimi conflitti. La sospensione delle ostilità (pace o armistizio che sia) non fa terminare le sofferenze delle donne che hanno subito violenze (talvolta anche collettive) e devono affrontare una gravidanza indesiderata.
Molto spesso va aggiunta anche la discriminazione della propria gente e della propria famiglia: la vittima innocente costretta a vergognarsi delle mostruosità subite. Abissi di rara malvagità. Dolore e umiliazione a scoppio ritardato. Parafrasando Francisco Goya, per molte creature "i disastri della guerra" sembrano non finire davvero mai.
War paint Women at war
zhanna kadyrova 03
War paint Women at war
zhanna kadyrova 04
lee miller nel 1944
fire masksby lee miller
assil diab 01
assil diab 05
arabella dorman 01
zhanna kadirova 01
linda kitson sketch
linda kitson nella falklands
War paint Women at war