fabio donfrancesco canoa dante agostini

FUGA ALL’OLIMPIADE! IN UN LIBRO DI FABIO DONFRANCESCO, FIRMA DEL "CORSPORT", RIVIVE LA STORIA DI DANTE AGOSTINI, IL CRIMINALE FASCISTA CHE SI FINSE CAMPIONE DI CANOA. ASSASSINO  DI PARTIGIANI, FU CONDANNATO PER LE SUE AZIONI CON I REPUBBLICHINI MA  RIUSCI’ A ELUDERE LA GIUSTIZIA POST-BELLICA. FU CONVOCATO GRAZIE A MANOVRE OSCURE DELLA FEDERAZIONE PER I GIOCHI DI HELSINKI DEL 1952, DOVE GAREGGIO’CON RISULTATI NON MEMORABILI E POI SPARI’ GRAZIE AGLI APPOGGI DEGLI AMBIENTI DI ESTREMA DESTRA - IL RUOLO DELLA PRINCIPESSA NERA MARIA ELIA DE SETA PIGNATELLI DI CERCHIARA, FEDELISSIMA DEL FELDMARESCIALLO NAZISTA ALBERT KESSELRING…

Edoardo Sassi per la Lettura – Corriere della Sera - Estratti

 

dante agostini

Come in un film. Invece è una storia vera, ricostruita grazie a un paio di faldoni conservati negli scaffali dell’Archivio Centrale dello Stato, rubricati tra gli «affari riservati» dell’ex Casellario Centrale, ministero dell’Interno.

 

La storia, vera, di uno sportivo azzurro, olimpionico (per caso), celebrato come un campione ma che invece fu un criminale fascista, mai pentito. Un brutto ceffo, che avrebbe dovuto scontare varie condanne, compreso un ergastolo, ma che nell’Italia democratica del dopoguerra riuscì a fuggire all’estero partecipando all’Olimpiade di Helsinki del 1952, con il probabile aiuto e le numerose connivenze delle alte gerarchie del mondo dello sport.

 

fabio donfrancesco cover

Fuggì, il finto campione assassino e torturatore di partigiani, nell’allora accoglientissima Spagna del Caudillo Francisco Franco, facendo perdere le proprie tracce. A raccontare questa rocambolesca storia — che come in un romanzo d’appendice prevede anche l’esistenza di una principessa «nera» — è un giornalista sportivo, Fabio Donfrancesco, autore del volume Controscie. Canoista una volta, canoista per sempre (Lab Dfg).

 

Sottotitolo del libro: Storie, personaggi, aneddoti ed esperienze di vita degli amanti della pagaia in Italia . Donfrancesco — romano, classe 1964 e firma del « Corriere dello sport-Stadio » — oltre che cronista esperto di questo settore ha cominciato a 11 anni la pratica agonistica di canoa, divenendo negli anni istruttore e allenatore. Una passione mai sopita che ora ha dato vita a queste 240 pagine, in gran parte dedicate all’ affaire Dante Agostini .

 

Dante Agostini: chi era costui? Nato nel 1923, presumibilmente morto ma non si sa quando, Agostini era stato ufficiale e capo manipolo della «1ª Legione d’assalto “M” Tagliamento», formazione repubblichina dal 1943 a disposizione dei nazisti (...)

 

(...)

 

canoa balilla

Nel 1947, contumace, Agostini fu condannato all’ergastolo, colpevole di reati di collaborazionismo e concorso in omicidio doppiamente aggravato, pena poi commutata a trent’anni di reclusione.

 

Prosciolto nel 1950 (grazie a un’amnistia) sul suo capo penderà però ancora un rinvio a giudizio con ennesimo ordine di cattura. Sempre irreperibile, schiverà con furbizia anche una trappola delle forze dell’ordine che cercano di intercettarlo facendo finta di dare seguito a una sua richiesta di rilascio di passaporto, destinazione Svizzera e poi Argentina. Dante, crudele ma non ingenuo, mandò il padre al suo posto, evitando la trappola e tornando a essere un fantasma.

 

mussolini in visita ai reparti di salo

Da allora il ministero dell’Interno non ebbe più sue notizie. Fino al colpo di scena di questa storia, quando, a pochi giorni da un’ennesima sentenza (agosto 1952) che lo condannerà a 22 anni di reclusione, il repubblichino fuggirà dall’Italia indossando la maglia azzurra della nazionale di canoa e rappresentando la nazione ai Giochi di Helsinki.

 

Sia pur nullatenente e pluriricercato, almeno ufficialmente, Dante — beneficiando di notevoli coperture — aveva infatti iniziato a remare sulle acque del Tevere raggiungendo un discreto livello in una disciplina che allora, in Italia, praticavano in pochi. «Frequenta il prestigioso circolo San Giorgio, società sportiva con una lunga storia — ricorda Donfrancesco — dov’erano di casa alta borghesia, nobili, classi dominanti, politici».

 

mussolini in visita ai reparti di salo

Quando la Federazione diramò la lista degli atleti convocati per Helsinki c’era, a sorpresa, anche Agostini, non proprio un campione, anzi. Donfrancesco ha scovato un’intervista del 2012 in cui uno degli esclusi di allora, Luigi Conti, classe 1927, raccontava: «Ho iniziato nel 1949, all’Idroscalo. Mi ricordo di aver partecipato alla selezione per l’Olimpiade di Helsinki. Ma lì mi han trombato! Infatti pur essendo arrivato primo, han preso su un altro, uno di Roma».

 

Troppe cose strane accaddero durante il ritiro sul lago di Bracciano: due atleti fortissimi, ad esempio, furono rispediti a casa con pretesti ridicoli: «motivi di studio», «poca fiducia nei propri mezzi»... E ci fu un anomalo viavai di alti dirigenti sportivi, cosa insolita «per una specialità — come spiega Donfrancesco — non tra le più praticate».

 

la strada per helsinki settimana incom 4

Il sospetto è che tutto venne orchestrato per mettere Agostini sul treno che via Milano l’avrebbe portato in Finlandia grazie a un lasciapassare sportivo, sorta di passaporto collettivo valido per l’intera squadra, vidimato dal ministero degli Esteri su indicazioni del Coni.

 

Agostini dunque il 27 luglio 1952 partecipa alla regata di fondo sui 10 mila metri: il K2 azzurro era composto da lui e dal forte Raffaele Bastoni. Finiranno diciassettesimi su diciotto equipaggi al via, con distacco di 5 minuti dal duo finlandese medaglia d’oro: «Più che un K2, un K1 con zavorra», scrive Donfrancesco. E, durante il viaggio di ritorno in Italia, Agostini sparisce. Alla stazione di Stoccolma si distacca dal resto della squadra con un pretesto facendo perdere le sue tracce.

 

Il caso però, sia pur confinato nelle pagine interne dei giornali, scoppia, arrivando sulla stampa e nei Palazzi. I vertici del mondo sportivo provano a smarcarsi.

 

repubblichini

Varie sono le interrogazioni parlamentari al ministro dell’Interno di allora, Mario Scelba. «Il Mondo» è tra gli organi di stampa che più attaccano: «Dante Agostini, sotto processo per la strage della divisione repubblichina Tagliamento, con richiesta di condanna all’ergastolo e una condanna a ventidue anni per stragi, stupri, omicidi e collaborazionismo sulla groppa, riesce ad andare a Helsinki, alle Olimpiadi, a rappresentare l’Italia tra il fiore dell’atletismo internazionale».

 

maria elia de seta pignatelli di cerchiara 2

Ma nessuna testa cadde. Mesi dopo il Consolato italiano di Malmö, in Svezia, scrive agli Interni una nota con una rocambolesca storia: un tal M. D. (che si rivelerà essere Agostini sotto mentite spoglie), era giunto a Madrid con passaporto contraffatto, rubato a un connazionale cui aveva lasciato una divisa olimpionica in cambio di abiti. Era Agostini, sopravvissuto in Svezia per mesi, in teoria senza soldi ma godendo di appoggi in ambienti di estrema destra.

 

Ed è qui che entra in scena la principessa Maria Elia De Seta Pignatelli di Cerchiara, fedelissima del feldmaresciallo nazista Albert Kesselring. Nel 1948, in territorio vaticano, aveva fondato il Movimento italiano femminile Fede e Famiglia, organizzazione che dietro la veste ufficiale aiutava i collaborazionisti a espatriare clandestinamente in Spagna o in America Latina.

 

albert kesselring

Durante le ricerche che hanno portato alla stesura del libro, Donfrancesco ha rintracciato tra le carte di Pignatelli ora all’Archivio di Stato di Cosenza la minuta di una lettera dell’ottobre 1952 indirizzata a tal Vägen Framät, di Malmö, in cui la nobildonna pregava di dare assistenza «a nome del Sig. Ulick Varange», proprio ad Agostini. Linguaggi cifrati per sfuggire ai controlli, oggi però facilmente decrittabili: Vägen Framät (tradotto: la strada per il futuro) si rivelerà il nome di un’associazione di estrema destra fondata da Per Engdahl, leader dei neofascisti svedesi.

 

E Ulick Varange uno degli pseudonimi dell’americano Francis Parker Yockey, autore di Imperium , libello basato su teorie antisemite e sogni di restaurazione fascista.

maria elia de seta pignatelli di cerchiara

la strada per helsinki settimana incom 1

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....