tino sehgal

“L’ARTE E’ POLITICA” – ALLE OGR DI TORINO LA MOSTRA PERFORMANCE DI TINO SEHGAL, GIA' LEONE D'ORO ALLA BIENNALE 2013 - "I MUSEI FANNO PARTE DI UN PROCESSO DI DEMOCRATIZZAZIONE. DAVANTI A UN' OPERA D'ARTE SIAMO TUTTI UGUALI, RE E OPERAI. CON I MIEI LAVORI FACCIO POLITICA. SIAMO PIENI DI OGGETTI, IO FACCIO A MENO DI CREARNE ALTRI" - VIDEO

 

 

Dario Pappalardo per “la Repubblica”

 

Tino Sehgal-1-1440x959

C' è un artista che nell' era digitale si muove in direzione ostinata e contraria. Quello che l' ex studente di economia (Humboldt University) e di danza Tino Sehgal realizza sono situazioni costruite usando i mezzi nati con l' uomo: la voce e il movimento. Non chiamatele "performance" e nemmeno coreografie. Si tratta di esperienze da vivere e basta.

 

L' artista non documenta o lascia nulla. Chi si azzarda a pubblicare foto o video pirata delle sue "opere" viene definito quanto meno una «persona scortese». Non tiene nemmeno appunti, Sehgal. Nelle sale dei musei piene di oggetti, propone percorsi immateriali che vuole siano ricordati solo da chi li attraversa: i performer scelti e il pubblico, che è chiamato a interagire. Che sia il Guggenheim di New York, il Palais de Tokyo di Parigi, la Tate Modern di Londra, o la Biennale di Venezia, dove ha vinto il Leone d' oro nel 2013, è lo stesso.

 

tino sehgal

C' è chi si commuove, chi viene rapito dal canto, chi si ritrova nel mezzo di un rito misterioso e inaspettato. Accade ora alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, che dedicano all' ex enfant prodige del contemporaneo - è nato a Londra nel 1976 da padre pachistano e madre tedesca, vive a Berlino - la prima "mostra" personale italiana fino al 17 marzo (a cura di Luca Cerizza).

 

Qui cinquanta persone mettono in scena una serie di movimenti e canti che riassumono tutta l' opera dell' artista. Entrano ed escono dallo spazio, circondano gli spettatori, gli uni danno il ritmo all' altro, c' è chi sussurra un particolare drammatico della sua vita a un visitatore scelto a caso. Chi si bacia mimando le sculture di Rodin. Si inneggia beffardamente alla società tecnologica e all' elettricità. Le luci si spengono e si accendono.

Il "rito" si ripete, con le sue variazioni, dalle 11 alle sette di sera.

 

«Lo script, se c' è, è un mistero anche per me», dice il direttore artistico delle Ogr Nicola Ricciardi. «Ma io non scrivo perché sono pigro e poi, se devi mettere nero su bianco un' idea per ricordarla, allora non si tratta di una grande idea», ribatte sorridendo Sehgal, mentre addenta cibo vegetariano. Non ama le email, gli aerei e le interviste - ne concede una ogni tre anni solo al re dei curatori Hans Ulrich Obrist - ma accetta di fare "conversazione" seduti al bar. «È curioso come cambi il modo di sentire dell' umanità - spiega - per gli antichi le idee erano più forti di qualsiasi cosa. Erano inattaccabili. Platone detestava scrivere. Oggi le idee devono diventare necessariamente materia: siamo pieni di oggetti. Io faccio a meno di crearne altri».

tino sehgal

 

Le idee sono indistruttibili e le opere d' arte materiali no. Intende questo?

«Pensi alla Resistenza, durante la seconda guerra mondiale. I partigiani non avevano bisogno di scrivere, o di creare oggetti. Ma avevano idee e immaginazione con cui hanno vinto. Non oso paragonarmi a loro, per carità, ma le mie opere sono come algoritmi che si adattano agli spazi e alle situazioni. Non ho bisogno di scrivere».

 

Ha studiato economia e ha raccontato di aver capito, ascoltando un ministro, che si può fare meglio politica facendo cultura...

«Sì, da ragazzo pensavo questo. I politici amministrano, più che fare politica. Non incidono davvero sulla realtà. Sorvegliano i valori da rispettare. E, invece, radunare le persone, coinvolgerle, farle interagire in un museo o in uno spazio pubblico è un atto politico. L' arte è politica».

 

I musei sono anche l' affermazione di un potere. Aprire un museo significa sancire uno status di potenza. Adesso accade sempre più ad Oriente.

«L' Oriente è interessato agli aspetti della democrazia liberale. È per questo che in Cina o ad Abu Dhabi nascono nuovi musei. Non accade in Nord Corea, però, dove si organizzano solo parate. I musei fanno parte di un processo di democratizzazione. Davanti a una teca con un' opera d' arte siamo tutti uguali, re e operai».

 

tino sehgal

Non ha paura per il futuro delle sue opere, che sono tutte immateriali? Non ha mai pensato di fondare un' istituzione per tramandarle?

«Non ci ho mai pensato, ma mi piacerebbe. Sarebbe necessario trovare fondi per istituirla».

 

Ha venduto alcune opere, però. Quante? Anche qui senza contratto scritto?

«Credo di averne vendute trenta, più o meno, soprattutto ai musei. Non c' è molto mercato ( ride). I musei le ottengono per sempre: è un pessimo affare. Anche nelle vendite non c' è nulla di scritto, ma viene stipulato un contratto orale davanti a un notaio. È perfettamente legale. È come al ristorante: non è scritto da nessuna parte, ma per convenzione, alla fine del pasto, si paga un conto. Il contrario sarebbe un problema».

 

Per lasciare le sue opere ai musei, dovrà pur scrivere delle notazioni su come farle eseguire.

«Il coreografo George Balanchine non lasciò nulla di scritto. Oggi una nuova generazione di ballerini, che non ha mai danzato con lui, esegue le sue idee alla perfezione. Ecco, io vorrei fare lo stesso: basta che qualcuno interiorizzi l' algoritmo delle mie opere. Platone perseguiva un canale intimo di trasmissione della conoscenza. È questo che mi interessa. Per questo la scelta delle persone che lavorano con me è molto importante. Con alcuni, che hanno iniziato giovanissimi, non c' è nemmeno più bisogno di parlare».

tino sehgal

Non sembra per niente interessato al progresso tecnologico. In tutte le sue opere, anche i suoni sono emessi esclusivamente dall' uomo, quasi fosse uno strumento musicale.

«Il vero progresso sono le idee che decidiamo di trasmettere alle generazioni successive. La tecnologia non conta. Associare il progresso ai nuovi mezzi che nascono è alquanto riduttivo».

 

Ogni artista vuole passare alla storia con le sue opere. Per lei è lo stesso? Non teme che tutto quello che ha fatto possa sparire?

«Qualcuno ricorda i nomi di tutti i presidenti americani vissuti un secolo fa? O di un qualsiasi politico olandese di cinquant' anni fa? Certo che no. E invece tutti ricordiamo i maestri che c' erano nel Rinascimento e quelli degli anni Sessanta del Novecento. I nomi di alcuni movimenti artistici sono immediatamente associabili ai periodi storici.

Tino Sehgal

Noi artisti viviamo una strana condizione: ora, apparentemente, non abbiamo molto potere. Ma in futuro ne avremo molto di più».

Tino Sehgal

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…