pjanic rafinha orsato inter juventus

“LA DIREZIONE DI ORSATO IN INTER-JUVENTUS MI HA PORTATO AD AVERE DELLE TENSIONI CON GLI ARBITRI” - L’EX CAPO DELLA PROCURA FEDERALE, PECORARO, PARLA DELLA PARTITA CHE COSTO’ LO SCUDETTO AL NAPOLI DI SARRI PER GLI ERRORI ARBITRALI A FAVORE DEI BIANCONERI: “CHIESI I DIALOGHI AUDIO-VIDEO TRA VAR E ARBITRO DI QUELLA PARTITA. CE LI DIEDERO SOLO A INIZIO DEL CAMPIONATO SUCCESSIVO. APRIAMO IL FILE E L'UNICO EPISODIO IN CUI NON C'È AUDIO REGISTRATO ERA L'UNICO CHE CI IMPORTAVA: QUELLO TRA ORSATO E IL VAR CHE AVEVA PORTATO ALLA MANCATA ESPULSIONE DI PJANIC. CHIESI IL MOTIVO E MI DISSERO CHE NON C'ERA E BASTA…”

giuseppe pecoraro

Pino Taormina per “il Mattino”

 

È stato a capo della Procura federale dall' agosto del 2016 fino allo scorso dicembre. Quando si è dimesso all' improvviso. Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma dal 2008 fino al 2015, parla per la prima volta del suo addio e degli anni alla guida della Procura.

 

Prefetto Pecoraro, come è gestito il calcio in questo momento?

«C'è confusione, non è semplice. Ma da quel che leggo, il protocollo non va predisposto dalla Figc né dal suo comitato tecnico-scientifico ma va predisposto da chi le regole le detta, ovvero dal governo. Come si possono dettare le norme per se stessi? E poi va anche regolamentato il trasferimento della squadra da una città all' altra».

 

E le squadre che devono fare?

«Applicare il protocollo con la Figc garante verso il governo della sua applicazione e nel contempo anche controllore, sanzionando anche duramente chi dovesse fare di testa sua».

Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT45

 

Prefetto, perché si è dimesso l' 11 dicembre?

«C' erano ormai visioni differenti tra me e la Federazione. Era una questione di coerenza e di rispetto nei confronti dei miei colleghi della Procura, non potevo andare avanti in quel clima».

 

Il motivo è stata la sostituzione dei suoi vice?

«Non potevo accettarlo. Né come segnale né come gesto. Non l' ho interpretata come una sfiducia nei miei confronti, ma al lavoro fatto dalla Procura nel suo complesso fino a quel momento sì. Anche perché mancavano appena sei mesi alla fine del mandato».

 

Un messaggio per lei, dunque.

«Il rapporto fiduciario è tra il capo dell' ufficio e i suoi vice. E quindi tra il capo della Federazione e il capo della Procura. Facendo riferimento al mondo a cui ho appartenuto per decenni, nel 1994 l' allora capo della Polizia Parisi si dimise anche perché gli avevano nominato dei vice diversi da quelli che aveva indicato lui. Per carità, erano figure straordinarie. Ma lui interpretò quel gesto come un venir meno del rapporto di fiducia con il governo. La stessa cosa che è successa a me in Procura».

 

gravina pecoraro

Poteva sorvolare, proprio perché mancavano sei mesi?

«Quando nel 2007 avevo l' incarico di capo dipartimento dei Vigili del fuoco, dissi al ministro Amato che avrei dovuto indicare io il mio vice. Gli spiegai che fidarsi di me significava farmelo scegliere. E lui accettò il principio perché esisteva tra di noi un rapporto fiduciario».

 

Senza girarci intorno, è stato un modo per mettere le mani sulla Procura?

«L' impressione è quella. Certo. Fermo restando che parliamo di professionisti degnissimi di occupare quel posto. Ma è impensabile che un vice venga scelto senza chiedere e condividerlo con il capo dell' ufficio».

 

Perché la Figc ha avvertito questa necessità?

«Il pretesto era che la Procura dovesse essere formata da soli cinque vice e non da dieci...».

tavecchio

 

Perché parla di pretesto se c' era una norma?

«Certo, ma l' errore, se possiamo parlare di errore, era stato fatto tre anni e mezzo prima e anche Gravina c' era e aveva partecipato a quell' elezione. A me è sembrato assurdo voler correggere quell' errore commesso a così pochi mesi dalla scadenza naturale. E in ogni caso si può anche ridurre da 10 a 5 ma, se si vuole continuare a dare fiducia al lavoro della Procura, i cinque dovevano essere scelti tra quelli che c'erano prima. E con me».

 

massimo fabbricini giovanni malagò

Ma lei ha avuto pressioni per qualche procedimento?

«Scontri diretti con Gravina o altri mai. Probabilmente la mia visione della Procura era divenuta diversa dalla loro».

 

Perché la sua visione qual è?

«Con Tavecchio e con Fabbricini puntavamo al controllo dei bilanci, delle plusvalenze e della scommesse. Il sistema calcio va rifondato da qui. Sapevo bene che il sistema plusvalenza è una bolla pericolosa, che regge il sistema in maniera viziata. Volevo approfondire, fare accertamenti. La Federazione, e in particolare proprio Gravina, avevano pensato di creare una commissione conoscitiva per la verifica dei bilanci, con un presidente già individuato, ma poi tutto è sfumato. E non so perché. Palermo, Foggia, Bari hanno portato alla luce situazioni gravi di bilancio: se si interviene prima si evitano delusioni dei tifosi, false aspettative, il caos».

calcioscommesse

 

E sulle scommesse?

«Sapevamo di flussi anomali, ma senza avere i nomi degli scommettitori. Nella commissione presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza che si occupa di scommesse c' è il rappresentate della Federazione ma non della Procura. E più volte ho chiesto la partecipazione anche della Procura dal momento che nessuno ci riferiva di quello che succedeva in quella commissione.

 

Sono tanti anche i calciatori che scommettono, ma non abbiamo le prove. Dovevamo fare accertamenti, perché mica i tesserati scommettono con i propri nomi. Il Coni si è adoperato per darci una mano, abbiamo scritto all' Agenzia dei Monopoli ma loro ci hanno risposto che i nomi degli scommettitori non si possono dare perché c' è la privacy. E questo sempre in solitudine, senza che in Procura sia stato avvertito il sostegno della Figc».

de siervo miccichè

 

Gli audio di Miccichè e De Siervo in Lega?

«Non hanno avuto alcun peso».

 

Non ha sentito il fiato sul collo per nessuna inchiesta?

«Su di me mai, su qualche mio vice ogni tanto... Ma pressioni vere solo dai media come nel procedimento sui rapporti tra alcuni dirigenti della Juve e il mondo degli ultrà o quella del Palermo per false comunicazioni sociali. Perché i media riflettevano l' animo di grandi tifoserie. Ma ciò non ci ha mai né infastidito né influenzato nel nostro lavoro».

MAZZOLENI

 

Gravina poteva fare di più per non farla dimettere?

«Sinceramente ero anche stanco. Anche perché alcune cose non mi erano piaciute».

 

Quali?

«La mancata interruzione del gioco di Inter-Napoli e la difesa d' ufficio dell' arbitro Mazzoleni non le ho mai mandate giù. Intervenni duramente. E non c' entra nulla che sono tifoso del Napoli. Il razzismo e la discriminazione territoriale sono una cosa insopportabile. Per me il gioco andava interrotto anche quella sera, come da quel momento in poi è successo. Ma Mazzoleni disse che non aveva sentito nulla, mentre i miei ispettori a bordo campo stranamente avevano sentito tutto e pure riferito. Era un momento strano. Gli incidenti fuori dallo stadio, il clima all' interno di San Siro: mi aspettavo una reazione forte da parte dell' arbitro, cosa che è avvenuta giustamente qualche tempo dopo da parte di Rocchi in Roma-Napoli».

ORSATO AL VAR

 

Torniamo alle visioni diverse, dunque?

«Io non riesco a capire come gli arbitri, che per me sono come un giudice, come un tribunale, al di sopra delle parti, facciano parte del Consiglio federale e quindi del potere esecutivo. Se ci sono loro, ci stiano anche i medici sportivi e via dicendo».

 

Da come parla, sembra uno che poteva anche andare via prima di dicembre.

«Ci sono stati momenti complicati, ma è stata la direzione di Orsato in Inter-Juventus che mi ha portato ad avere delle tensioni con il mondo arbitrale. Avevo avuto degli esposti, sottoscritti, di associazioni, tifosi, organizzazioni sul suo operato e per non sbagliare chiesi anche ai miei vice se era il caso di aprire o no un procedimento. Io non credo che avremmo trovato prove di malafede e chiesi all' Aia prima e poi alla Lega, ai soli fini conoscitivi, i dialoghi audio-video tra Var e arbitro di quella partita.

IL FALLO DI PJANIC IN INTER JUVENTUS

Insistetti: fateceli consultare, altrimenti che Procura federale siamo? Ce li diedero solo a inizio del campionato successivo. Ma lì ci fu la sorpresa».

 

Quale?

«Apriamo il file e l' unico episodio in cui non c' è audio registrato era l' unico che ci importava: quello tra Orsato e il Var che aveva portato alla mancata espulsione di Pjanic. C' erano i colloqui di tutto tranne che di quello».

 

Chiese il motivo?

«Subito. Mi dissero che non c' era e basta. Io sono certo che non ci sia stato dolo, ma ero obbligato a procedere, anche perché dovevo dare delle risposte a quegli esposti.

Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT41

Alla fine ho archiviato. Ed è per questo che c' è bisogno di maggiore trasparenza».

 

Cosa pensa degli arbitri?

«Sono bravissimi tecnicamente ma non tutti sono in grado di sopportare le pressioni di una partita allo stesso modo».

 

Pericoloso il braccio di ferro tra Figc e Coni?

«Il Coni giustifica gli sport che hanno già deciso di non dover andare avanti. Ed è giusto. Ma, ripeto, inutile arrabbiarsi con il calcio: non sono i medici che devono chiudere gli stadi, ma il governo».

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)