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IERI, MOGGI E DOMANI - SULLA FINALE DI CARDIFF "LUCIANONE" BACCHETTA ALLEGRI: "L’HA PERSA LUI LA PARTITA. LA JUVE E’ SCESA IN CAMPO CON TANTA PAURA - DYBALA IMMATURO, HIGUAIN SENZA INFAMIA E SENZA LODE" - NONOSTANTE IL PRESSING DEL PSG, ALLEGRI PUO’ RESTARE ALLA JUVE CON 8 MILIONI IN TASCA E 2-3 RINFORZI DA CHAMPIONS

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Luciano Moggi per Libero Quotidiano

 

La finale di Champions chiude l' annata calcistica con una dimostrazione di forza del Real Madrid nei confronti della nostra migliore squadra, la Juve. Un 4-1 che non ammette discussioni e ci pone di fronte ad alcuni importanti interrogativi . Prima di tutto, se giocare all' italiana sia efficace contro una grande squadra come quella madrilena.

 

D' obbligo, poi, una riflessione più che legittima sul perché il blocco difensivo bianconero, impenetrabile durante l' intero percorso Champions (subendo solo 3 gol) si sia sbriciolato al cospetto degli uomini di Zidane.

 

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La Juve non è scesa in campo con il piglio di chi sa di essere il più forte; ha adattato, infatti, il gioco alla tattica d' attesa e con questo si è suicidata mettendosi completamente nei «piedi» dei madrileni. È vero che il gioco delle ripartenze le aveva permesso di raggiungere meritatamente la finale, ma contro avversari del valore delle italiane medie, con la sola eccezione del Barcellona incontrato quando attraversava il momento più critico.

Essere comunque riusciti a battere i catalani aveva suscitato nella Juve e nei suoi tifosi quelle certezze cadute malamente a Cardiff.

 

L' ha vinta Zidane, impostando un centrocampo in cui si sono impantanate le poche idee bianconere. E l' ha persa Allegri: la Juve, al contrario del Real, è scesa in campo con la speranza di potersi assicurare la Coppa, ma anche con tanta paura di perderla e si sa bene come la paura sia sempre una cattiva consigliera, meglio sicuramente nutrire rispetto per l' avversario. Modric e Kroos sono state le menti dei blancos, abili nell' impostare il gioco quanto nel fermare sul nascere le velleità juventine, tanto che il lavoro di Navas, salvo qualche eccezione, è stato di ordinaria amministrazione.

 

Luciano Moggi Andrea AgnelliLuciano Moggi Andrea Agnelli

Casemiro ha recitato la parte dell' incontrista, oltre ad aver segnato il gol del 2-1, mentre Marcello ha stravinto il duello con il connazionale Dani Alves. Ronaldo e Benzema sono state le punte di diamante di una squadra che ha messo in mostra i polmoni, oltre alle qualità tecniche. Il portoghese ha fatto vedere i sorci verdi a Chiellini e Bonucci, male anche Alex Sandro sul primo e sul terzo gol subito. Incolpevole il solo Buffon, che ha subito due gol per colpa di altrettante deviazioni.

 

Ancor peggio il centrocampo, dove Pjanic e Khedira non hanno mai trovato la posizione giusta per competere nonostante la gran mole di lavoro cui si è sottoposto Mandzukic (autore dell' eurogol dell' illusorio 1-1) sin dall' inizio. Dybala, forse, non è ancora maturo per queste grandi platee, e Higuain ha sfoderato il solito rendimento che ha sempre avuto giocando le coppe europee sia con il Napoli che con la Juve: senza infamia e senza lode.

 

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Una squadra, insomma, in veste dimessa quella vista a Cardiff, sicuramente perché posta di fronte a un avversario superiore rispetto a quelli che è solita incontrare in Italia: può essere criticabile il modo con cui si è quasi messa a disposizione degli avversari, certamente il timore di non potercela fare ha influito. Ciò però non cancella quanto di buono ci è stato fatto vedere dai bianconeri durante l' annata: il sesto scudetto consecutivo e la terza Coppa Italia di fila sono successi degni di una grande squadra che, per dirla in gergo ciclistico, è forse più adatta a una corsa a tappe più che a una cronometro.

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2. ALLEGRI DETTA LE REGOLE

 

Daniele Dell'Orco per Libero Quotidiano

 

 Inutile fare melodrammi. La Juve dopo Cardiff avrebbe rifondato comunque. Con o senza Champions. Che non si parli di «ciclo finito», piuttosto di riprogrammazione. C' è bisogno di fare quadrato, ma pure di guardarsi negli occhi e dirsi con chiarezza quali stimoli si possano ancora avere in una squadra che vince 6 scudetti di fila ma che non riesce proprio a stare al pari dei top club d' Europa.

 

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Il primo chiamato all' esame di coscienza è Max Allegri, che però ha un' intenzione molto chiara: rimanere a Torino, ripetere quel triplo binomio scudetto-Coppa Italia e convincere la società a non considerare le due finali di Champions in tre anni come il massimo dell' ambizione. Tra oggi e domani il tecnico incontrerà Marotta e Paratici con un' idea precisa: monetizzare tre anni in cui ha vinto (7 trofei), convinto e raddoppiato il valore della squadra.

 

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La richiesta per prolungare il contratto in scadenza nel 2018 è molto semplice: essere considerato il vero top player della squadra. Al pari di Higuain e Dybala. E, come loro, percepire 7,5 milioni l' anno fino al 2020 (a fronte dei 4,5 attuali).

Poi, per respingere le mire del Psg (che gli offre 10 milioni a stagione), bisogna pianificare investimenti all' altezza. Allegri è convinto che contro il Real si sia vista sì una differenza d' approccio, ma pure d' organico, con i blancos capaci di relegare in tribuna uno come James, e i bianconeri costretti a delle sostituzioni non all' altezza.

 

Se non sarà possibile prendere dei campionissimi alla Dani Alves, abituati a vincere (Iniesta è utopia) che almeno si punti su indiscussi top player. A fargli posto, le partenze di gregari come Asamoah (su di lui ci sono Galatasaray, Southampton e West Ham), Lemina (il Valencia offrirebbe 15 milioni) e Neto (in orbita Napoli), ma pure di qualche uomo d' esperienza intenzionato a cambiare aria.

 

HIGUAIN E LA CHAMPIONS PERDUTAHIGUAIN E LA CHAMPIONS PERDUTA

Leonardo Bonucci, ad esempio, da tempo cova il desiderio di una nuova sfida all' estero. Chelsea, Manchester City e Real Madrid sono possibili destinazioni, per una valutazione ben superiore ai 40 milioni di euro. Sami Khedira, poi, non vede l' ora di approdare in Mls mentre Juan Cuadrado ha dimostrato a Cardiff di non saper reggere certe pressioni. Un settimo partente potrebbe essere Mario Mandzukic, ma il suo destino è legato alle richieste di Allegri.

 

Il croato è stato il «suo» pretoriano, ma non può e non vuole giocare ancora sulla fascia. In quel ruolo Allegri desidera Douglas Costa, in rotta col Bayern e con un rapporto qualità/prezzo da favola: costa 30 milioni. Cinque in più di Patrick Schick, che dal ritiro della nazionale della Repubblica Ceca ha ammesso: «Juve? È possibile che si chiuda entro sabato». Lui sì che rimpiazzerebbe Mandzukic, così come Keita (20 milioni) prenderebbe il posto di Cuadrado.

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Per il vero salto di qualità però Allegri guarda proprio lì dove arrivano le tentazioni maggiori: il Psg. Di Maria (60 milioni) potrebbe arrivare se i francesi chiudessero Mbappé, mentre Marquinhos (35 milioni) sarebbe il profilo giusto per sostituire Bonucci. In mediana, invece, il tecnico livornese stravede per Tolisso (40 milioni), ma una chiacchierata la farebbe pure con Verratti. Per la Juve si parla di un esborso da 140-150 milioni complessivi, a cui vanno aggiunti altri 20 milioni per De Sciglio e Szczesny. Le controproposte di Marotta si chiamano De Vrij, N' Zonzi del Siviglia (o Fabinho del Monaco) e Federico Bernardeschi. Acquisti da Juve, ma forse non da Allegri.

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