mughini

MUGGHENHEIM: IL MUSEO DEL NOVECENTO E’ A CASA MUGHINI! FRANCESCO MERLO SUL LIBRO IN CUI “UN FOREVER YOUNG OTTANTENNE, TRA GLI ULTIMI INTELLETTUALI ITALIANI, RACCONTA I TESORI DELLA SUA COLLEZIONE” – DAI DISCHI DEGLI SKIANTOS AI MOBILI-CAPOLAVORO, DA DAGOSPIA AL DESIGN: IL POSACENERE DI MUNARI, IL TAGLIACARTE DI MARI, E UN PAIO DI FORBICI DA SARTO: “SONO SOLO UN PAIO DI FORBICI DA SARTO. E COSA VOLETE CHE SIANO?”

Francesco Merlo per “la Repubblica”

 

giampiero mughini casa museo muggenheim cover

La stazione di partenza per il Muggenheim è Bologna 1977, che esiste e non esiste, come il binario 9¾ del realismo magico di Harry Potter. Se infatti è vero che, ad ogni stagione della politica, c'è una città d'Italia che diventa l'Italia, è davvero "inaudito", ha ragione Mughini, che solo nella sua casa-museo venga riconosciuto alla Bologna 1977 di avere acchiappato il mondo con i dischi degli Skiantos e i libri di Tondelli, la demenzomania di Freak Antoni, le lezioni di Gianni Celati, Radio Alice, il rock di strada e tutta «l'allegra ragazzaglia» che urgeva e schiamazzava e moriva «in un fazzoletto di strade e viottoli» respirando lo spirito del tempo come Harry Potter respirava il corno di bicorno in polvere e il tritato di unghie di cavallo.

 

Perciò commuove la Bologna 1977 catalogata come una Patria: il fumetto e Frigidaire, il Roxy Bar di Vasco, Andrea Pazienza, e Mamma, dammi la benza, eroina e molotov, e il Dams (1971) di Umberto Eco, non ancora venerato maestro, ma non più professore di Goliardia: «Hegel Giorgio Federico / è un burlon che non vi dico./ Ei decide là per là / di abolir l'identità / quindi fonda i presupposti / di una scienza degli opposti...».

 

frigidaire

Ci si appassiona dunque nel Muggenheim raccontato come un viaggio d'avventure. E con lo stupore di Simplicius Simplicissimus si vola a cavallo di una scopa sopra la grand'Italia del design, che non esiste più, di cui la maggior parte degli italiani sa ben poco, benché abbia dato forma al secondo Novecento, almeno. In questa vita ripensata non ci sono le penne Bic e le lame Gillette, che furono «il progettare per chi va in tram», ma ci sono soprattutto i pezzi unici, i prototipi, vale a dire il design che nega se stesso, la sua propria natura di artigianato di massa che voleva imbellettare le macchine seguendo la profezia (1925) del solito Le Corbusier: «Al vuoto del secolo della macchina bisogna reagire con l'effusione ineffabile di un ambiente che culli e inebri con dolcezza». E chissà cosa direbbe Le Corbusier se il Padreterno lo facesse rinascere, ma solo per una giornata, e da passare non nei Guggenheim, ma nel Muggenheim.

 

giampiero mughini casa museo muggenheim

E però, non spaventatevi, questo non è un libro in "architettese" con «la progettazione polisemica degli elementi nomadici » e «la forma implicata, implicante e mai applicata», vale dire le parole sconnesse sul famolo strano come nobiltà dell'ellissi. Insomma, non è uno dei mille libri, tutti uguali, dedicati al design, dove, già alle prime pagine, la sola cosa che ti interessa è uscirne, come spesso capita negli androni dei palazzi moderni.

 

Mughini, al contrario, con quella stessa avvincente chiarezza che si è imposta come uno stile, racconta il posacenere (di Munari) o il tagliacarte (di Mari) come il Marlow di Conrad risale il fiume Congo. E solo qui si capisce perché quel gioco per bambini che si chiama "puzzle dei 16 animali" ha influenzato la psicologia dell'età evolutiva più dei libri di Piaget.

giampiero mughini casa museo muggenheim

 

Anche la centralina di comando, la scrivania (di Ico Parisi), e gli spazi delle esigenze personali e dell'ozio, come la poltrona (di Pesce, e chi se no?) diventano romanzo sentimentale, respiro storico e miniatura.

 

Passeggiando tra prime edizioni e manoscritti, manifesti che arredarono epoche e fotografie, copertine e mobili- capolavoro, che non sono esposti ma salvati e accuditi, capita pure di incontrare, come passanti, Carlo Muscetta e Silvio Berlusconi, i fratelli Franco e Nanni Moretti, Paolo Mieli, Francesco De Gregori e Dagospia. E si vola da Parigi a Vietri, tra piastrelle e forbici da sarto: «Un paio di forbici da sarto sono solo un paio di forbici da sarto. E cosa volete che siano»?

giampiero mughini casa museo muggenheim

 

Quando, però, il vaso di porcellana della collezione Memphis pare a Mughini una scultura, è lo stesso Sottsass a dirgli che si sbaglia, ché ha un buco e ci si devono mettere i fiori.

 

Ecco perché (non) fa ridere la battutaccia ripresa anche da Crozza: «Se si capisce, è una sedia. Se non si capisce, è design». Al contrario, il design sottrae la sedia alla corruzione come mostra questa collezione che mette ordine nel gran caos dei ricordi di un forever young ottantenne, uno degli ultimi intellettuali italiani, il più solitario e il più popolare.

 

Neppure ci provo a elencare tutti i protagonisti del Muggenheim che a volte, durante una cena - «non più di sei» -, rispondendo allo speciale calore di Michela e Giampiero, lasciano muri e scaffali e entrano nella vita con un fruscio. Ed è un andirivieni perché non sono più oggetti ma gesti e movimenti, proprio come sognava lo scultore Giacometti che voleva creare un uomo di pietra, ma senza pietrificare l'uomo.

GIAMPIERO MUGHINIfrancesco merlo

SKIANTOS

memphis sottsassmughini ospite a che tempo che fagiampiero mughini casa museo muggenheimCASA DI GIAMPIERO MUGHINI

POSACENERE MUNARI

mughini ospite a che tempo che famughini ospite a che tempo che famughini ospite a che tempo che fagiampiero mughini 4giampiero mughini 2giampiero mughini 1CASA DI GIAMPIERO MUGHINI

cicciolina frigidaire. frigidaire skiantosfrigidaire

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)