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MUSEI ALLA FRUTTA- CON LA CULTURA? SI FA LA FAME. ECCO LA NUOVA STRATEGIA DEL MINISTERO E DI ROMA CAPITALE PER FARE CASSA: RIEMPIRE SITI ARCHEOLOGICI E MUSEI DI STAGISTI PAGATI 12 EURO AL GIORNO

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Gabriele Simongini per  "Il Tempo"

 

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul volontariato. Altro che sul lavoro. Ormai, vista la disoccupazione crescente e il massiccio impiego di volontari e stagisti a titolo gratuito, sarebbe il caso di cambiare così il primo articolo della Costituzione. Ed è in particolare il settore dei beni culturali quello più interessato a questo fenomeno col trionfo del volontariato a costo zero.

 

 

Alla faccia di tanti giovani storici dell’arte, archeologi, archivisti, restauratori che si vedono azzerato il futuro occupazionale davanti agli occhi, avendo come ultima spiaggia quella di spacciarsi per volontari col fine di guadagnare tre euro per ogni ora di lavoro. E questa strategia accomuna con pari energia sia il Ministero per i Beni culturali che Roma Capitale. Nel primo caso duemila volontari, retribuiti con circa cinquemila euro lordi annui ciascuno (più o meno 300 euro netti al mese), saranno impiegati per un anno in musei, archivi, biblioteche e "per diffondere la cultura tra le giovani generazioni".

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Nella quasi totalità si tratta di giovani senza competenze specifiche, come se un reale impegno per la cultura fosse simile ad un hobby che non richiede alcuna specializzazione. Ma non era proprio Franceschini a dire che il suo era il più importante ministero economico del nostro paese? E sarebbe accettabile che un vero ministero dell’economia facesse a meno delle competenze di professionalità specifiche?

 

 

Ancora più eclatante, forse, il caso dell’"Avviso pubblico per la ricerca di associazioni di volontariato, associazioni culturali per lo svolgimento di attività gratuite, da svolgersi presso Musei ed aree archeologiche e monumentali di competenza della Sovraintendenza comunale", bandito da Roma Capitale. In pratica si vuole affidare ad associazioni di volontariato sette musei della città, fra cui il Museo Barracco, il Museo Napoleonico, il Museo Pietro Canonica, il Museo Bilotti a Villa Borghese, quello della Repubblica Romana e la Casa di Moravia, oltre un supporto alla vigilanza nell’area archeologica e monumentale di via Alessandrina.

 

Ogni volontario avrà un rimborso spese di 12 euro al giorno per quattro ore di lavoro. È la politica dell’appalto al costo più basso applicato anche al lavoro mascherato da volontariato. E già si parla di tanti storici dell’arte ed archeologi disoccupati che pur di guadagnare qualcosa si stanno trasformando in volontari da 12 euro al dì.

 

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Del resto, il gramo trattamento riservato a tanti laureati del settore è stato confermato già dal programma "The Hidden Treasure of Rome" che, col decisivo sostegno di Enel, porterà all’estero centinaia di oggetti e reperti dei Musei Capitolini per farli studiare ed analizzare in musei ed università straniere. Ma perché, invece, non affidare il lavoro, sempre con il sostegno di Enel, ai nostri giovani laureati e specializzati dando loro una retribuzione dignitosa?

 

 

Stando così le cose, grava una grossa incognita su quel che succederà quando entrerà a pieno regime, nel corso del 2015, la riorganizzazione del Ministero per i beni culturali voluta da Franceschini, che darà piena autonomia gestionale ed economica a 18 grandi musei italiani (dagli Uffizi alla Galleria Borghese e alla Reggia di Caserta, ad esempio) e a due poli archeologici (Colosseo, Museo Nazionale Romano ed area archeologica di Roma; Pompei, Ercolano e Stabia).

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Autonomia economica significherà un ulteriore taglio progressivo del contributo statale ai nostri poveri musei alla ricerca disperata di sponsor? Significherà la speranza di tappare buchi e falle di ogni genere con il volontariato e gli stagisti? È così che si investe "nel settore della cultura e del turismo come fattore trainante della ripresa economica del paese", come dice Franceschini? E che cosa raccontiamo ai nostri giovani archeologi, storici dell’arte, archivisti, restauratori?

 

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Che non servono più proprio in un paese che a parole dichiara di voler puntare su cultura e turismo? Belle parole, ma provi il Ministro a parlare con il direttore di un museo statale che fatica a pagare le bollette e a tenere aperte tutte le sale, potendo inoltre contare sulle dita di una mano il personale tecnico altamente specializzato la cui età media si alza sempre di più senza un reale ricambio generazionale.

 

A questo punto aveva allora ragione quel famigerato ministro che diceva sempre: "con la cultura non si mangia". Sicuramente non avranno di che mangiare i nostri poveri laureati in archeologia e storia dell’arte.

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