panatta mina

MEMORIE DI ADRIANO - PANATTA: "IO PLAYBOY? UNA SCIOCCHEZZA. NON CADEVO TRA LE BRACCIA DELLE DONNE. FORSE POTEVO CADERE ADDOSSO ALLA VOCE DI MINA. PECCATO, FORSE CI SIAMO CONOSCIUTI TROPPO TARDI. CHISSÀ..."- IL RICORDO DEL SUO ULTIMO CONCERTO

Emiliano Liuzzi per il “Fatto Quotidiano”

 

PANATTA 1PANATTA 1

Era il 23 agosto, anno 1978, e non fu una estate memorabile: le Brigate Rosse avevano appena tenuto in scacco lo Stato con il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro; al Quirinale, dopo le dimissioni di Giovanni Leone, coinvolto secondo i giornali nello scandalo Lockeed, venne eletto Sandro Pertini; Paolo VI, il 6 agosto morì e il conclave fino al 26 non avrebbe eletto il nuovo Papa: poi fu Albino Luciani, alla quarta votazione, a prendere il nome di Giovanni Paolo I, ma anche quella storia non finì bene.

 

Nell’Italia delle ombre, dei sospetti e del piombo nelle strade, la Versilia di quell’estate si prepara alle 15 serate-evento di Mina a Bussoladomani, seimila posti, costo del biglietto 15 mila lire, più o meno i 45 euro di oggi. Dopo sei anni di assenza dai concerti Mina torna Mina: ogni sera apre un comico. Inizia Walter Chiari, e in quella del 23 agosto, undicesima delle quindici serate, tocca a Beppe Grillo.

 

MINA MINA

Mina va in scena con gli abiti firmati dalla sorella di Franca Rame, Stella, che la coprono di nero. Non porta il reggiseno, ma si tiene stretta gli errori, le sregolatezze, gli amori inutili. Quando prende una nota se la stringe, quasi a mimare un amplesso. Nel camerino, prima di ogni concerto, fuma come una dannata, è nervosa.

 

PANATTA BERTE MARTINIPANATTA BERTE MARTINI

Quando esce poi c’è solo lei, con la voce che arriva dove vuole, ritorna, lascia senza fiato chi ascolta. Tra il pubblico ci sono Renato Zero, Gloria Guida, Delia Scala, Amanda Lear. E Adriano Panatta, reduce dalla finale degli Internazionali di Roma che due mesi prima aveva perso al quinto set contro Bjorn Borg. "Fu Sergio Bernardini", racconta Panatta, "a invitarmi. Io vivevo già allora con mia moglie tra il mondo e la Versilia.

 

E Bernardini, artefice di quelle serate, mi volle con lui. Andammo, credo che in giro ci siano ancora delle fotografie, non ricordo con chi fossi, ma eravamo un gruppo di amici, quelli che le serate finivano alla Capannina. O a Bussoladomani, appunto". Il concerto inizia, Mina, da scaletta arriva a G r a nde, grande, grande, ma non rientra per il bis. L’orchestra continua a suonare, come sul Titanic, ma Mina è già sulla Mercedes grigia con l’autista Sergio Palmieri, direzione Milano. Diranno i giornali problemi di salute. Da quel giorno in pubblico non la vide più nessuno.

 

Come la prendeste, voi, che aspettavate il bis?

Mina nel alla Bussola di Bernardini Mina nel alla Bussola di Bernardini

Non capivamo bene, ma non so perché, sembrava che un’uscita di scena da premiere dame fosse nell’aria. Immaginavamo senza crederci. Mina aveva la voce, i movimenti, l’energia. E quella cosa che si chiama talento, non per tutti.

Mauro Coruzzi, che anni dopo sarebbe diventato Platinette, dice che la gente piangeva. Ricorda?

No, non ricordo se piangessero. Sicuramente avevamo percepito quello che poi sarebbe stato l’epilogo, o comunque una lunga assenza di Mina.

 

PANATTAPANATTA

Lei la conosceva già allora?

No, ero amico di Bernardini, l’organizzatore dell’evento. Ma Mina no, non la conoscevo e non ci saremmo mai incontrati per molto tempo. Anni dopo quella serata uscì un articolo su Tuttosport, carico di belle parole nei miei confronti. La firma era di Mina. Io pensai a uno scherzo o, meglio, allo pseudonimo di un giornalista. Accadeva che non avessero voglia di apparire. In realtà ero tentato dal chiamarla, ma non lo feci. Poi ci siamo incontrati per caso.

 

Solo Panatta, scusi, può avere la fortuna di incontrare per caso l'inafferrabile Mina.

In realtà accadde una cosa molto semplice, ma saranno stati 15 anni fa. In pieno inverno io sono sulla spiaggia col cane a fare una passeggiata. Una meraviglia l’arenile della Versilia d’inverno.

 

Vedo una signora su una sedia da regista che guarda il mare. Mi avvicino, è lei, Mina. E a quel punto le dico dell’articolo uscito molto tempo prima e della mia voglia di chiamarla. E lei mi dice: sì, ero io. Nessuno pseudonimo. È così, paradossalmente, che conosco Mina.

fabbricini malago panatta foto mezzelani gmt fabbricini malago panatta foto mezzelani gmt

 

Da uno a dieci, quanto ama M i n a?

Dieci e lode, undici, centomila. Conosco ogni singolo brano a memoria, non esagero se dico che è una delle più grandi cantanti del mondo.

Torniamo al 1978: dicono le cronache di allora che lei in Versilia l’estate se la spassasse alla grande. Il Panatta playboy. . .

Se fai sport a un certo livello non sei compatibile col mestiere di playboy. Non lo sarei stato neanche se avessi fatto un’altra professione. Non è la mia indole. Ai rotocalchi però piaceva l’idea che lo fossi.

 

Giusto. Ma dicevano anche che lei fosse un pigro, quindi compatibile col ruolo di sciupafemmine. Una delle frasi ricorrenti: "Ah, se Panatta avesse avuto la costanza di Borg, sarebbe stato il tennista più forte del mondo".

Pietrangeli Malago e Panatta Pietrangeli Malago e Panatta

Altra grande sciocchezza. Ero già sposato dal 1975, ogni tanto i giornali avevano bisogno di gossip e prendevano una fotografia da sbattere in copertina: io con qualche donna. In realtà non mi muovevo senza mia moglie, la tagliavano dalle foto e mi affibbiavano una fidanzata. La pigrizia è un’altra leggenda metropolitana: mi allenavo, eccome. Sarebbe più corretto dire che altri avevano bisogno di allenarsi più di me. Ma quando arrivavo ai tornei ero preparato come e più degli altri.

 

Qui torna il talento, come Mina. Buona la prima anche per Adriano Panatta?

Sì, ma non senza sforzo o costanza e determinazione. Poi qualcuno doveva allenarsi molto di più perché magari non era all’altezza, ma questo non avrebbe mai inciso sui risultati.

Il suo 1978 non fu quello di Mina, ma neanche il suo anno migliore.

giuliano amato adriano panatta enrico letta gianni rivera giuliano amato adriano panatta enrico letta gianni rivera

No, due anni prima ho toccato il punto più alto della carriera, ero il quarto giocatore del mondo, avevo vinto Coppa Davis e Roland Garros. Poi tutti dimenticano che noi giocammo quattro finali di Davis, e nessuna in casa. Un’altra, fossimo stati a Roma, probabilmente due.

Lei è nonno, giusto?

Due bambini, Adriano e Leonardo.

Anche loro pronti per la terra b a t t u t a?

Mi piacerebbe. Adrianino ha 3 anni e mezzo, credo che il prossimo anno gli mettano in

mano la prima racchetta. Poi vediamo come va. Non sarebbe male un altro Adriano Panatta. Vediamo se lo vuole lui, soprattutto.

 

Ogni tanto torna un’altra delle frasi: il tennis è morto, e bla bla.

pietrangeli con panatta pietrangeli con panatta

Il tennis non morirà mai. Può vivere periodi di stanchezza, quello sì. Di questi tempi la rivalità tra Federer e Djokovic, che ormai pare una macchina da guerra invincibile, tiene tutti col fiato sospeso. Ma arriverà un altro che farà fuori il numero uno e torneranno grandi rivalità.

A lei dei due chi piace?

Credo che Federer giochi il miglior tennis di sempre. L’altro ha quei sei anni in meno che oggi fanno la differenza.

 

Il migliore contro il quale ha g i o c a to?

DJOKOVIC FEDERERDJOKOVIC FEDERER

Borg è stato quello che ha massacrato il tennis e lasciato vittime sul campo, ma Federer è il tennis, è come si dovrebbe giocare.

Oggi vede in giro italiani da esportazione?

Poca cosa. Fognini ha i colpi giusti, poi manca nel resto. Non voglio dire la testa, non sarebbe neanche vero, ma non ha determinazione.

 

Aspettiamo Adrianino?

Può essere.

Ma davvero le donne non cadevano ai suoi piedi? Perché questa non ci torna.

Non l’ho detto. Dico che io non cadevo tra le loro braccia, è diverso. Forse potevo cadere addosso alla voce di Mina. Peccato, forse perché ci siamo conosciuti troppo tardi. Chissà.

 

 

Villaggio e PanattaVillaggio e PanattaLa cantante Mina con il suo compagno Eugenio Quaini a Forte dei Marmi Lucca La cantante Mina con il suo compagno Eugenio Quaini a Forte dei Marmi Lucca

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…