SPINGENDO I MORATTI PIÙ IN LÀ – SI COMPLICA LA CESSIONE DELL’INTER: THOHIR NON VUOLE ACCOLLARSI I DEBITI E POI: CHI COMANDA?

1. INCONTRO MORATTI-THOHIR, FUMATA GRIGIA. PRANZO SÌ, BRINDISI NO. PER ORA
da "gazzetta.it"

Un mezzo stop. Il pranzo tra Massimo Moratti ed Erick Thohir non è andato come era logico attendersi. Niente di compromesso. Ma come minimo servirà più tempo per chiudere un affare che resta comunque apparecchiato da tempo grazie al lavoro dei rispettivi studi di consulenza legale e finanziaria. Oggi proprio Thohir esce allo scoperto mostrando la massima disponibilità a lavorare con Moratti e smentendo di volere l'80 per cento della società.

PRESSIONE E DIRIGENZA - Più che il pranzo, a Moratti sarebbe rimasta sullo stomaco la fermezza di Thohir su alcuni nodi che nemmeno l'incessante lavoro degli esperti era riuscito a sciogliere. Tanto che a un certo punto si è reso necessario mettere uno di fronte all'altro i due protagonisti. Un incontro che, viene il dubbio, Moratti avrebbe gradito sino ad un certo punto anche perché si sarebbe sentito sotto pressione per il blitz deciso da Thohir. Senza dimenticare che il presidente sarebbe rimasto perplesso anche per il fatto che in queste settimane di trattativa non sia mai arrivata una telefonata da parte del vero garante dell'operazione: Teddy, il padre del tycoon.

PRESIDENTE? - Nei piani dell'indonesiano ci sarebbero la vicepresidenza esecutiva con deleghe varie per Massimo Moratti e un posto nel cda per il figlio Angelomario. Ma per il resto Thohir vorrebbe la presidenza e potrebbe aver prospettato un repulisti societario che coinvolgerebbe manager e dirigenti che hanno lavorato con Moratti durante la sua gestione.

LE PAROLE DI THOHIR - Probabilmente proprio per fugare i dubbi sulla trattativa e su tensione con la famiglia Moratti il magnate indonesiano Erick Thohir oggi prova a fare chiarezza sulla trattativa: " Ho massimo rispetto per i Moratti, che sono una famiglia importante, e in questo momento non mi sento di rivelare nulla sulla trattativa.

Sono fiducioso; ma c'è un errore di base: non è vero che tratto per l'80 per cento del club, in maniera assoluta. Inoltre, non mi permetterei mai di presentare dei dirigenti da portare in società. Ho sentito parlare di Leonardo e non è vero. Non voglio influire neppure sulle scelte di mercato: siamo su un piano di trattativa più generale", dice Thohir a Sky. "Rispetto i tempi della trattativa", evidenzia il magnate indonesiano. A quanto pare la possibile fumata bianca nella trattativa non arriverà entro la fine di questa settimana, come invece ipotizzato nei giorni scorsi. "Domani lascerò Milano per tornare in Indonesia", dice Thohir.


2. THOHIR-MORATTI PER ORA FRENANO MA LA TRATTATIVA NON SI FERMA
Luca Pagni e Andrea Sorrentino per "La Repubblica"

Lo sbarco, il pranzo, il gelo. Erick Thohir arriva a Milano deciso a chiudere la trattativa per l'acquisto dell'Inter, ma il primo incontro con la famiglia Moratti è freddino. L'indonesiano piomba in città al mattino e scende in un famoso hotel del centro, un cinque stelle lusso come si addice a un magnate, poi incontra a pranzo Massimo Moratti e suo figlio Angelomario.

Dopo un paio d'ore, all'uscita, il presidente interista appare poco soddisfatto: «È stata solo una chiacchierata», taglia corto, e più tardi aggiunge: «Se è emerso qualcosa? No, anzi». Nel pomeriggio Erick Thohir si riunisce col suo staff per un lungo vertice. All'ora dell'aperitivo Angelomario torna nell'hotel di Thohir, per uscirne più tardi ancora un po' imbronciato: «Siamo vicini alla chiusura? Non credo».

Nel frattempo gli uffici legali, gli advisor e i consulenti, riuniti in luogo segreto sempre nel centro di Milano, continuano a perfezionare e limare l'accordo per la cessione del 75% delle quote azionarie, come da trattativa che va avanti su queste basi da circa due mesi, e il lavoro prosegue fino a tarda notte.

Fin qui la cronaca spicciola degli eventi, in una giornata che va in archivio come quella della freddezza, o della frenata, in una trattativa che però è avviatissima. Sarebbe insomma strano, o assolutamente clamoroso, se tutto crollasse all'improvviso. Ma ieri Thohir e Moratti, che si ritrovavano faccia a faccia a due mesi di distanza dal loro primo incontro in cui avevano gettato le basi per l'accordo, hanno scoperto di essere distanti su alcuni punti. E qui le versioni divergono, come sempre.

Dall'Inter trapela che le posizioni non si sono avvicinate perché Moratti vuole essere persuaso che Thohir e il suo gruppo siano effettivamente le persone giuste per rilanciare l'Inter, che abbiano in mente le strategie necessarie per migliorare, che vogliano entrare nel club con idee chiare e adattabili alla realtà del calcio italiano.

Da altre fonti trapela che i nodi da sciogliere riguarderebbero la governance futura, in sostanza il ruolo che la famiglia Moratti ricoprirebbe nel nuovo assetto societario; che c'è ancora qualcosa da limare nelle cifre dell'accordo, i 350 milioni per il 75% delle quote e la questione dei debiti del club; che Thohir non avrebbe apprezzato il fatto che in queste ultime settimane, mentre la trattativa andava avanti, l'Inter avrebbe rinnovato alcuni contratti a livello di management, e non solo, perché anche nel settore tecnico qualche aggiustamento è stato compiuto.

Insomma, Thohir e Moratti si sono scoperti all'improvviso diffidenti, e distanti. Il nodo delle deleghe future sembra quello in effetti più spinoso, e per questo la vicenda subisce un rallentamento: la sensazione è che Thohir sia arrivato in Italia deciso ad acquistare l'Inter, certo, ma anche a spingere un po' più in là la famiglia Moratti, che invece si attendeva un trattamento diverso e a questo punto riflette sul da farsi.

Da qui il gelo che è calato ieri. Ma oggi è un altro giorno, la nottata è passata, la trattativa va avanti e Thohir rimane a Milano: in un cinque stelle lusso l'attesa può essere più leggera che altrove.

 

MORATTI THOHIRMASSIMO MORATTI ERICK THOHIR ERICK THOHIR MORATTI SVENTOLA L INTERGIAN MARCO E MASSIMO MORATTI jpeg

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…