
IMANE KHELIF NON S'È INVENTATA NIENTE - PRIMA DELLA PUGILE ALGERINA E DEI DUBBI SULLA SUA FEMMINILITÀ, C'ERA STATA LA SUDAFRICANA CASTER SEMENYA, ORO OLIMPICO NEGLI 800 METRI PIANI, ACCUSATA DI ESSERE UN UOMO - ORA LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO HA CONDANNATO IL TRIBUNALE FEDERALE DI LOSANNA, E QUELLO SPORTIVO, A PAGARE 80MILA EURO ALLA SEMENYA. IL MOTIVO? “IL SUO RICORSO CONTRO IL REGOLAMENTO CHE LE IMPONEVA DI RIDURRE IL LIVELLO DI TESTOSTERONE PER POTER PARTECIPARE ALLE COMPETIZIONI INTERNAZIONALI TRA LE DONNE NON È STATO VALUTATO CON RIGORE”
(ANSA) - La Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha stabilito in via definitiva che la Svizzera ha violato il diritto a un processo equo dell'atleta olimpionica sudafricana Mokgadi Caster Semenya.
Il tribunale federale di Losanna, e prima ancora il Tas, secondo la Corte, non hanno esaminato "con il rigore dovuto" il suo ricorso contro il regolamento che imponeva a Semenya di ridurre il proprio livello naturale di testosterone per poter partecipare alle competizioni internazionali nella categoria femminile, alle quali non prende parte dal 2018.
La Cedu ha tuttavia chiarito che non vi sono state altre violazioni dei suoi diritti, compreso quello a non subire trattamenti inumani e degradanti. La Svizzera dovrà ora rimborsare a Semenya 80.000 euro per le spese legali.
Il ricorso di Semenya, classificata come affetta da "differenze nello sviluppo sessuale", o iperandrogina, riguardava una serie di regolamenti emanati da World Athletics che le impongono di diminuire il suo livello naturale di testosterone per poter partecipare a competizioni internazionali nella categoria femminile e il rigetto delle sue azioni legali per contestare tali regolamenti dinanzi al Tribunale arbitrale dello sport, che ha sede in Svizzera, e poi al Tribunale federale svizzero.
La Cedu indica che "è essenziale" che l'atleta possa beneficiare delle garanzie di un equo processo, in particolare quando la disputa concerne diritti fondamentali.
"Le caratteristiche specifiche dell'arbitrato sportivo a cui Semenya era stata sottoposta - che comportava la giurisdizione obbligatoria ed esclusiva del Tribunale arbitrale dello sport - avevano richiesto un rigoroso controllo giudiziario che fosse commisurato alla gravità dei diritti personali in questione, da parte dell'unico tribunale nazionale competente a svolgere tale compito", si evidenzia nella sentenza, rilevando che nel caso della due volte campionessa olimpica (2012 e 2016) sudafricana il riesame da parte del Tribunale Federale non ha soddisfatto il requisito di particolare rigore.
Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna si era pronunciato contro Semenya nel 2019 e la decisione era stata convalidata dal Tribunale federale svizzero di Losanna nel 2020, che aveva stabilito che un livello di testosterone paragonabile a quello degli uomini conferiva alle atlete "un vantaggio insormontabile".
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