tamberi jacobs

“NESSUN SALTATORE AL MONDO HA VINTO 2 OLIMPIADI CONSECUTIVE” – TAMBERI PUNTA PARIGI 2024 E COMMENTA LA SCELTA DEL CAMPIONE OLIMPICO DEI 100 METRI JACOBS CHE NELL’ANNO OLIMPICO SI È TRASFERITO CON LA FAMIGLIA IN FLORIDA – “FOSSI STATO IN LUI AVREI CAMBIATO SENZA STRAVOLGERE TUTTO: CONTINENTE, CIBO, ARIA, SONNO, METODOLOGIA DI ALLENAMENTO, SCUOLA DEI BAMBINI” – “CON PAPÀ DOPO TOKYO ERO ARRIVATO AL PUNTO DI NON RITORNO. DA QUANDO NON È PIÙ IL MIO COACH, NON CI SIAMO MAI PIÙ PARLATI” – E SULL’EVENTUALE RUOLO DA PORTABANDIERA…

Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

tamberi jacobs

Frugandosi bene nelle tasche, l’uomo dei sogni realizzati riesce ancora a trovare qualche desiderio da esaudire. Il primo agosto 2021 Gianmarco Tamberi detto Gimbo, professione saltatore (molto) in alto, si è messo al collo l’oro olimpico di Tokyo in condivisione con l’amico Mutaz Barshim, la favola più bella di quell’edizione dei Giochi posticipati di un anno dalla pandemia, dodici mesi di angosciosa attesa in più per chi si era lesionato il legamento della caviglia sinistra alla vigilia di Rio 2016 e bramava l’occasione di incassare il suo credito con la vita.

 

Il 22 agosto scorso, appostandosi come il cinese sulle rive del Danubio, Gimbo ha visto passare l’unica medaglia che mancava alla sua collezione di metalli pregiati: l’oro mondiale. È andato a prenderselo arrampicandosi a quota 2,36 m (un centimetro meno di Tokyo), completando il Grande Slam dell’atletica mondiale. Europei e Mondiali, al chiuso e all’aperto, più l’Olimpiade. Non c’è gara del salto che questo pesce volante nato sul mare ma destinato all’aria non si sia annesso, eppure. «Eppure nel 2024 non mi piace parlare di déjà vu, preferisco puntare a sogni nuovi di zecca, anche in gare che ho già vinto. I desideri si somigliano ma non sono mai tutti uguali». Parliamone, Gimbo.

 

Meno 211 giorni a Parigi 2024. Si è allenato anche a Natale?

«No, è l’unico giorno dell’anno in cui, da tradizione, sospendo l’attività. E mi sono concesso anche un piccolo relax dalla dieta».

tamberi jacobs

 

Il ricordo più bello del 2023 da infilare in valigia verso l’anno nuovo?

«L’oro mondiale festeggiato con mia moglie Chiara, mia madre, mio fratello e gli amici nello stadio di Budapest. Una festa con i fiocchi. Tokyo è un ricordo indelebile ma per la pandemia quell’Olimpiade si era disputata a porte chiuse. Ecco, l’energia del pubblico mi era mancata terribilmente. Mi porto dietro anche il salto vincente, quello che mi ha permesso di lasciarmi alle spalle l’americano Harrison e il mio amico Barshim».

 

Lei ha la straordinaria capacità di essere concreto quando la situazione lo richiede, Tamberi. Una dote con cui si nasce o si allena?

«È da quando sono piccolo che performare quando conta è un cruccio. Mi spiego: puoi saltare 2,40 in tutte le gare della Diamond League, il circuito dell’atletica, ma se poi arrivi quarto al Mondiale o all’Olimpiade, la stagione è stata un fiasco. La gara secca mi esalta. Lasciati andare, mi dico. Accetto la possibilità di cadere di faccia, sfracellandomi. Esserci quando conta è una caratteristica che ho affinato negli anni. Un esempio: lo sbaglio alla misura di ingresso a Budapest, 2,25, una volta mi avrebbe condizionato. Da lì in poi, invece, sono riuscito a tirare fuori il meglio di me. Si era trattato di un errore tecnico. L’ho capito. Sono andato oltre».

tamberi jacobs

 

Prima di Natale il Coni le ha consegnato il Collare d’oro, la massima onorificenza sportiva. Dove tiene coppe e trofei?

«Un po’ qua, un po’ là. L’oro di Tokyo è in banca, a casa ho una replica con cui ogni tanto gioco. Ma non sono legato agli oggetti: è il ricordo a non morire mai».

 

 

Per continuare a vincere, ha cambiato il suo team: fuori papà Marco, dentro il nuovo coach Giulio Ciotti, ex saltatore. Anche pensare che il cambiamento sia in meglio è un esercizio di pensiero creativo che le riesce bene.

«Con papà dopo Tokyo ero arrivato al punto di non ritorno, sono felice di essere intervenuto perché ho trovato persone splendide, buone e pure. Il rischio c’era, ma ben ponderato».

 

Come valuta la rivoluzione di Marcell Jacobs nell’anno olimpico? Il re dei 100 si è trasferito con la famiglia in Florida.

gianmarco tamberi e il padre 2

«Fossi stato in lui avrei cambiato senza stravolgere tutto: continente, cibo, aria, sonno, metodologia di allenamento, scuola dei bambini. Gli Usa, così a ridosso dei Giochi, sono tanta roba. Però non voglio giudicare, non sto dicendo che ha sbagliato, anzi. Se l’è sentita? Allora ha fatto bene. Il mio approccio è stato più soft. Marcell avrà le sue ragioni: gli auguro grandi risultati».

 

 

(…) Più bello di così, soltanto un oro tutto suo a Parigi.

«Nessun saltatore al mondo ha mai vinto due Olimpiadi consecutive, sarebbe un unicum che renderebbe Parigi un sogno diverso da Tokyo. E poi nulla sarà mai più come il Giappone: quell’oro aveva dietro cinque anni d’incubo, cinque interminabili stagioni aspettando di riprendermi quello che il destino mi aveva tolto con l’infortunio alla caviglia. Ma Parigi non sarebbe un banale secondo giro: sarebbe entrare in un Olimpo diverso».

gianmarco tamberi e il padre 1

 

I requisiti perché Gimbo Tamberi in Francia sia portabandiera dell’Italia ci sono tutti.

«Continuate a dirmelo, mi fermano anche le persone per strada però chi deve decidere, il presidente del Coni Malagò, non mi ha messo nessuna pulce nell’orecchio. Né intendo fare campagna elettorale, non sarebbe bello. Se sarò scelto come alfiere, sarà perché lo merito. La maglia azzurra mi dà la forza di Ercole».

 

Non parla mai di record del mondo (Sotomayor, 2,45 m, Salamanca 27 luglio 1993).

«Non è il mio modo di ragionare, oltre a non essere mai stato così vicino (2,39 è il primato di Tamberi ndr ). Il record in un meeting non mi darebbe lo stesso gusto di un oro iridato o olimpico. Quest’anno, per come stavo, potevo saltare 2,40 ma avrei dovuto fare 8-9 gare prima del Mondiale, pregiudicando la gara di Budapest. Ho trascurato la pecunia e puntato sull’obiettivo stagionale».

gianmarco tamberi vince l oro al mondiale 2023

 

Un progetto per il 2024 potrebbe essere il riavvicinamento con suo padre e il tentativo di viverlo nel presente, senza portarsi dietro la zavorra emotiva di un passato complicato?

«Non lo so, dico la verità. Come allenatore e atleta, ma anche come padre e figlio, abbiamo sempre avuto un rapporto molto difficile. Da quando non è più il mio coach, non ci siamo mai più parlati. Se la relazione si è guastata così tanto, ci sono dei motivi. E non è facile risolverli in fretta. Sono decadi che non andiamo d’accordo. Vedo mia moglie Chiara e suo padre, li invidio molto. Sarebbe bello riallacciare? In assoluto sì. Molto complesso, però».

 

Il prossimo sarà l’anno della famiglia Tamberi che si allarga, Gimbo?

gianmarco tamberi alle finali del world athletics championships in oregon

«Fino a Parigi, la priorità è l’atletica. Per il modo maniacale in cui la intendo, è lì che devo concentrare tutte le mie energie fisiche e mentali. Ma adoro i bambini, non vedo l’ora di diventare padre per dedicarmici anima e corpo. Sono fortunato: Chiara ha capito. Non voglio sciupare il talento che mi è stato dato».

gianmarco tamberi con la mamma sabrina a budapest TAMBERI SUONA LA BATTERIA 4TAMBERI SUONA LA BATTERIAmalagò telefona a tamberi durante una manifestazione a sabaudiatamberi mondiali di budapesttamberi mondiali di budapesttamberi mondiali di budapesttamberi bacio alla mogliegianmarco tamberi con la moglie chiara bontempi

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