anthony aguilar gaza cibo

"A GAZA HO VISTO SPARARE SUI CIVILI. I CENTRI PER IL CIBO SONO TRAPPOLE DI MORTE" - LA TESTIMONIANZA HORROR DI UNO DEI CONTRACTOR CHE SCORTAVA I FUNZIONARI DELLA "GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION", LA ONG USA CHE DISTRIBUISCE CIBO NELLA STRISCIA - SI CHIAMA ANTHONY AGUILAR E, NONOSTANTE ABBIA COMBATTUTO NELL'ESERCITO USA PER 25 ANNI, HA LASCIATO IL LAVORO DOPO QUELLO CHE HA VISTO: "VENGONO COMMESSI CRIMINI DI GUERRA. UN UFFICIALE DELL'ESERCITO ISRAELIANO HA ORDINATO A UN CECCHINO DI SPARARE CONTRO I BAMBINI" - AUMENTA IL NUMERO DI DISERTORI (SALITI A 40 MILA) TRA I MILITARI DELLO STATO EBRAICO E CRESCONO I CASI DI SOLDATI CHE TORNANO DA GAZA CON PROBLEMI DA STRESS POST TRAUMATICO...

IL MAL DI GAZA NELL'ESERCITO CRESCONO I NO AL FRONTE L'OMBRA DEI REDUCI SUICIDI 

Estratto dell'articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica” 

 

mancanza di cibo e acqua a gaza

Itamar Greenberg si è fatto 197 giorni in una prigione militare israeliana per aver rifiutato l'ordine di leva. Quando è uscito ha preso il treno, è andato a Sderot, nel sud, la città più vicina a Gaza, e ha cominciato a marciare verso la Striscia per «rompere l'assedio». Era con altri sei ragazzi, tutti diciottenni. Li hanno fermati, interrogati e rilasciati.  Giusto il tempo di correre sui social e convocare una nuova protesta. 

 

Ayana Gertsmann e Yuval Pelleg, invece, sono in prigione da ieri: lei ci resterà per 30 giorni, lui per 20, hanno entrambi 18 anni. «Non collaborerò in silenzio alle peggiori atrocità, la distruzione di Gaza, l'occupazione. Non nel mio nome!», ha detto Ayana prima di entrare in carcere. 

 

carestia a gaza 1

Ayana, Yuval, Itamar sono i giovani refusenik israeliani, teenager che hanno preferito andare in galera piuttosto che unirsi a un esercito che – dicono – sta commettendo «crimini di guerra».  Agli inizi di agosto hanno inscenato una protesta pubblica bruciando davanti alle telecamere le lettere di arruolamento: è finito tutto su Tik Tok, centinaia di condivisioni.

 

«Il numero dei refusenik è aumentato dall'inizio della guerra, ma tanti non lo comunicano apertamente quindi non sappiamo quale sia la cifra reale», spiega Nimrod, il portavoce di Mersavot, una rete che unisce gli obiettori di coscienza. Lo stesso fenomeno, in maniera più estesa, sta avvenendo tra i riservisti. Anche in questo caso non ci sono cifre ufficiali, nessun partito o leader politico ne parla apertamente. 

 

Prima della guerra, il rifiuto di offrirsi volontari per la riserva era diventato un modo per protestare contro la riforma giudiziaria promossa da Netanyahu. Dopo il 7 ottobre, quegli stessi manifestanti si erano offerti volontari in massa per difendere il loro paese aggredito da Hamas. Ma negli ultimi mesi qualcosa è cambiato, soprattutto dopo la decisione di Netanyahu, a marzo, «di far saltare il cessate il fuoco e riprendere la guerra», dice Yishay Menochin di Yesh Gvul, una organizzazione che sostiene gli obiettori di coscienza.

 

carestia a gaza 3

Hanno una hotline attiva per chi si rifiuta di servire, li hanno contattati in 300 dal 7 ottobre, «ma sono solo la punta dell'iceberg. Sappiamo dai corrispondenti militari che quando è iniziata l'ultima operazione nella Striscia, Carri di Gedeone, l'esercito ha richiamato 100mila riservisti. Il 60-70% ha accettato di tornare in servizio, vuol dire che ci sono stati 30-40mila disertori. Non c'è più posto nelle prigioni militare, la numero 10, la principale del paese, è piena». [...]

 

«Molti dicono ai comandanti che non vogliono più prendere parte alla guerra». Tra quelli che sono sul campo di battaglia, alcuni hanno deciso di denunciare. L'associazione di ex soldati Breaking the silence ha raccolto testimonianze dall'interno dell'esercito che denunciavano l'uso di civili palestinesi come scudi umani a Gaza. Il quotidiano Haaretz, invece, ha messo insieme i racconti di soldati che hanno detto di aver ricevuto ordini di sparare contro palestinesi, civili, disarmati. [...]

 

forno preso d'assalto a gaza

Sempre più soldati tornano dal fronte piegati da ciò che hanno vissuto. Un gruppo di veterani ha organizzato un sit-in davanti al centro di riabilitazione del ministero della Difesa, a Tel Aviv, per chiedere che lo Stato si prenda più cura di queste persone. «I politici non hanno ancora compreso la portata della crisi», ha dichiarato Meir Kadosh, un veterano di 34 anni, ad Haaretz.

 

«Da questa guerra sta arrivando uno tsunami di casi di PTSD (disordine da stress post-traumatico). E per molti, non emergerà prima di anni». Per alcuni è già stato fatale. Solo nel mese di luglio, sette soldati si sono suicidati dopo essere tornati da Gaza.  Dall'inizio della guerra, il numero di suicidi tra i militari in servizio è cresciuto, 21 nel 2024 e almeno altri 15 dall'inizio di quest'anno. 

 

ANTHONY AGUILAR: “A GAZA HO VISTO SPARARE SUI CIVILI. I CENTRI PER IL CIBO SONO TRAPPOLE DI MORTE” 

Estratto dell'articolo di Rula Jebreal per “La Stampa” 

 

ANTHONY AGUILAR

Anthony Aguilar è stato nell’esercito Usa per 25 anni, ha fatto parte del corpo d’élite dei Beretti Verdi e ha combattuto «in Siria, Iraq, Afghanistan». Poi diventa contractor. In maggio entra in Ug Solution, compagnia che fa da scorta alla Gaza Humanitarian Foundation, la ong Usa che distribuisce cibo a Gaza.

 

Dopo 6 settimane lascia. È il primo militare a denunciare l’uccisione di civili presso i centri di distribuzione con interviste alla Bbc, France24 e altri media internazionali. In un lungo colloquio con il senatore democratico Chris Van Hollen ha raccontato di gravi violazioni. Israele nega e lo accusa di inesattezze. La Ug Solution sostiene di averlo licenziato per “cattiva condotta”. 

  

  

Lei ha prestato servizio in Afghanistan, Iraq, Siria combattendo Al Qaeda e gli estremismi. Ma sostiene di non aver mai visto niente di paragonabile a Gaza. 

«Nei numerosi luoghi in cui sono stato schierato per combattere, la distruzione a Gaza, gli sfollamenti della popolazione civile, la disumanizzazione delle persone, la fame che soffrono, sono a un livello che non ho mai sperimentato né visto da nessun’altra parte». 

  

Ha parlato di testimonianze dirette dei crimini di guerra. Può parlarcene? 

carestia a gaza 2

«Sì, quando parlo di crimini di guerra, quelli che sono specificamente identificati dalla Convenzione di Ginevra, nel diritto internazionale umanitario e nei protocolli della Convenzione Onu dei diritti dell’uomo. Ho identificato le nostre violazioni di quei protocolli: prendere di mira i civili, sparargli addosso, ai piedi e sopra la testa, anche sparare laddove potrebbero esserci altri civili, è imprudente e pericoloso.

 

Sono crimini di guerra. Prendere di mira i civili con munizioni letali, utilizzare mezzi letali per controllare una folla o spostarla è un crimine di guerra. Inoltre, i siti di distribuzione sono stati costruiti in aree di combattimento attivo: anche questo è un crimine di guerra, una violazione dei protocolli». 

bombardamenti israeliani su gaza

  

Ha visto persone uccise nei siti di distribuzione degli aiuti. Per esempio, ha raccontato la storia di Amir. Può raccontarci perché questa storia l’ha toccata personalmente? 

«Riguardo Amir, pensavo che avesse 6-7 anni, in realtà ne aveva 10. Ho avuto l'opportunità di parlare con sua madre, sopravvissuta. Il padre è stato ucciso in un attacco aereo. Sul posto, quel giorno, io e un altro contractor ci siamo accorti che Amir era solo. Quando si è avvicinato a noi, mi ha preso la mano e l’ha baciata. Stava solo dicendo “grazie”.

 

Pensavamo fosse ferito o che avesse bisogno di qualcosa, magari che stesse chiedendo aiuto a trovare la sua famiglia perché non aveva nessuno lì. Voleva solo ringraziarci. Gli ho messo una mano sulla spalla e gli ho detto che ci importava di lui, che agli Stati Uniti importava. E anche che non sarebbe stato dimenticato e che eravamo lì per fare la differenza, per portare cibo e aiuti. Poi mi sono inginocchiato, lui mi ha messo le mani sul viso, sentivo che le sue mani erano molto secche, disidratate, scheletriche. Mi ha baciato e mi ha detto: “Grazie”.

assalto ai magazzini di cibo a gaza 8

 

Quando si è unito al resto del gruppo che lasciava il sito, a cui era stato ordinato di uscire verso il corridoio umanitario, l’Idf aveva già iniziato a sparare colpi contro la folla che percorreva il corridoio di Morag verso Ovest. Sparavano per farli avanzare. Il gruppo con cui si trovava Amir è rimasto un po’ indietro e si è trovato nel luogo in cui sparavano. Alcune persone hanno evitato i colpi, altre sono rimaste ferite. Qualcuno è morto. Amir era tra quelli. Come abbiamo saputo un paio di giorni fa, parlando con sua madre, il suo corpo non è stato ancora trovato». 

  

[...] In passato ha detto che c’è stato un episodio che l’ha profondamente disturbata… 

assalto ai magazzini di cibo a gaza 2

«Era l’8 giugno. Mi trovavo nella sala di controllo vicino a Kerem Shalom. Quel giorno c’era molta ressa, tante spinte e panico. I bambini venivano schiacciati contro il muro di cemento. Un palestinese ha sollevato tre bambini, uno ad uno, sulla sommità della banchina in modo che non venissero schiacciati. Ma erano disarmati, non avevano niente in mano. Uno non indossava nemmeno una camicia. Nessuno di loro aveva le scarpe.

 

L’ufficiale di collegamento delle Forze di Difesa Israeliane, un ufficiale del Comando Sud dell’Idf nella zona di Kogat, si è agitato molto. Ha detto di farli scendere, portarli via da lì. I contractor di Ug sul posto avevano già parlato di abbatterli. L’ufficiale sosteneva che i tre bambini fossero un problema di sicurezza. Aveva detto ai cecchini israeliani nella postazione dell’Idf di ucciderli.

 

Chiaramente non erano dei combattenti e non rappresentavano affatto una minaccia. Erano spaventati. Non è successo nulla perché i bambini sono scappati. Ma lui era pronto a ucciderli. In quel momento mi è stato spiegato che l’Idf è il mio cliente. Uno dei rappresentanti senior della Safe Reach Solutions, mi ha detto di non dire di no al cliente». 

bombardamenti israeliani su gaza

  

Non dire di no al cliente. Era implicito non dire di no, anche se significa commettere crimini di guerra? 

«Dovevamo obbedire al cliente, ovvero all’Idf. Probabilmente sarebbe stata una storia diversa se l’Idf ci avesse detto di sparare ai bambini». 

  

A Gaza sarebbe in corso un processo di fame forzata. Eppure il primo ministro israeliano nega che Gaza stia morendo di fame. Ha visto segni di fame tra la popolazione di Gaza? 

«Sì, è molto evidente che la popolazione stia morendo di fame. Ci stiamo avvicinando a una carestia totale, per l’intera popolazione. Chi nega tutto ciò è irresponsabile, tradisce la decenza umanitaria di base. Stiamo fornendo cibo dentro Gaza, ma non l’acqua. Ora stiamo fornendo i mezzi per cucinare il cibo, che dev’essere cotto. Non possono cucinare e non hanno acqua. Se questa operazione è intenzionale? Sì». 

distribuzione cibo e medicine a gaza

  

Lei ha detto che la Gaza Humanitarian Foundation è una trappola mortale.  

«Per quanto riguarda i siti di distribuzione, sono stati deliberatamente costruiti in aree di combattimento attive. I civili hanno bisogno di cibo, ma per ottenerlo devono attraversare una zona di guerra attiva e tornare indietro. La Ghf li mette di fronte alla morte». 

  

Il primo ministro Netanyahu ha detto che intende occupare Gaza.   

«A volte, dopo la guerra, si assiste all'occupazione. Quando si entra in una mentalità di occupazione, proteggere la popolazione civile, salvaguardare la popolazione civile, identificare i combattenti dai non combattenti diventa ancora più importante. Un’occupazione delle Forze di Difesa Israeliane di un Paese in cui tutti muoiono di fame, con Hamas ancora lì, è un rischio. Se lo faranno senza un piano per salvaguardare e proteggere i civili, peggioreranno la situazione». 

  

bombardamenti israeliani a gaza - 1

Nel dicembre 2023, il generale israeliano Ilyand Giora, consulente del ministero della Difesa, ha effettivamente scritto il piano di cui parla. Ha parlato dell’uso della carestia, della fame, delle malattie e delle infezioni come arma. L’America è complice di ciò che sta accadendo oggi a Gaza, dal momento che fornisce le armi?   

«Gli Stati Uniti sono complici di crimini di guerra. Con la maggior parte della popolazione di Gaza isolata a Nord, perché mettere siti di distribuzione in un luogo in cui non ci sono esseri umani, a meno che l'intento non sia di spostare quegli esseri umani dove c'è il cibo?

david zini benjamin netanyahu

 

La Gaza Humanitarian Foundation è coinvolta a pieno. Siamo complici e non stiamo facendo nulla per cambiare. Se gli Stati Uniti permettono a Israele di continuare su questa strada, lo isoleranno dal resto del mondo, e questo non è un bene per Israele. Questo non è un bene per gli Stati Uniti. Questo non è un bene per il mondo. Questa retorica secondo cui uccideremo tutti, significa isolare Israele nel mondo.

 

Non è nelle migliori intenzioni di Israele. Lo dico perché, primo, sono a favore dell'umanità. Sono a favore della dignità umana. Penso che dovremmo rispettare la vita. È un valore americano. Secondo, gli Stati Uniti, forti alleati e potenza mondiale, dovrebbero alzarsi in piedi e dare l’esempio dicendo che non ci sarà tolleranza. Terzo, aiuta il nostro alleato».  [...]

  

benjamin netanyahu nella striscia di gaza

Israele ha bombardato tutti gli ospedali e il centro di desalinizzazione dell'acqua. Gaza è di fatto una terra desolata. Eppure, gli europei, che sono i maggiori partner commerciali di Israele, inviano armi. Il 30% delle armi che Israele riceve proviene anche da Paesi europei.   

«Per i nostri alleati europei, così come al mondo, il mio messaggio è che, nonostante tutto, il comportamento e il trattamento a Gaza non è casuale. È intenzionale, la fame, la disumanizzazione dei palestinesi, la distruzione. Questo non è un incidente. Non è uno sfortunato sottoprodotto della guerra. E il mondo può intervenire e opporsi a tutto ciò». 

video su gaza strip in trip creato con ai - netanyahu e trump

  

Lei parla di responsabilità, ma l'altro aspetto della responsabilità è la totale impunità. La sensazione è che Israele si senta totalmente al di sopra della legge. È necessario mettere in atto un meccanismo per convincere Israele a obbedire e rispettare il diritto internazionale. Ha mai avuto queste discussioni con i partner israeliani sul campo? 

  

«No. In questa situazione, gli alleati europei e gli Stati Uniti hanno imparato molto negli ultimi due decenni e mezzo in Iraq e Afghanistan, Siria e nelle Filippine meridionali. Abbiamo imparato cosa non fare. Questa è una grande opportunità per lavorare con il nostro partner Israele. Ci devono essere delle condizioni. Ho paura che non succederà e che il tutto continuerà fino al punto in cui Hamas non sarà sconfitto militarmente. Solo allora, in paesi molto piccoli con forze ribelli ridotte, un’azione militare funzionerà. La continua azione militare per far entrare Hamas a Gaza non porterà a nessun risultato.

 

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

Nei prossimi giorni il mondo avrà un'idea ravvicinata della verità di ciò che sta realmente accadendo a Gaza. Proprio come quando gli alleati scoprirono per la prima volta i campi di concentramento in Germania, nessuno sapeva della loro esistenza né della soluzione finale. E quando abbiamo visto per la prima volta il campo di concentramento, non riuscivamo nemmeno a capire cosa fossero. Era così inquietante che persino il generale MacArthur disse: “Voglio che tutto questo sia documentato”. Ci sarà quel momento nei prossimi giorni in cui il mondo vedrà per la prima volta cosa sta succedendo, e finirà in una terra desolata e devastata». 

  

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

Questo è uno dei motivi per cui a molti giornalisti internazionali è stato impedito di entrare a Gaza, e i giornalisti palestinesi hanno fatto del loro meglio per documentare i crimini? 

«Sì, l’intento è di tenerlo nascosto al mondo finché non arriverà al punto in cui il suo obiettivo è già raggiunto. Ma temo che ciò non accadrà così rapidamente come Israele potrebbe pensare. Sconfiggere Hamas non è un’impresa facile. Hamas non è ancora stato sconfitto. Più distruzione porti, più persone porti ad Hamas, più devi uccidere ad Hamas».  [...]

benjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza 1

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE...