bandiera gialla arbore boncompagni

CAFONALINO BEAT – “QUELLI DELLA NOTTE”? CERTO, A LIVELLO DI SPETTACOLO. MA LA TRASMISSIONE (RADIO) DI ARBORE & BONCO CHE EBBE UN FORTE IMPATTO SOCIALE FU, 50 ANNI FA, “BANDIERA GIALLA” – NEL 1965 L’ITALIA ERA UN PAESE BEGHINO LONTANO DALLA NUOVA CULTURA GIOVANILE VEICOLATA DAI BEATLES E ROLLING STONES

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Da “romasette.it”

renzo arbore dario salvatori roberto d agostinorenzo arbore dario salvatori roberto d agostino

 

In un panorama di assoluto monopolio radiofonico – siamo a metà degli anni ’60 e le radio libere nemmeno si sapeva cosa fossero – un programma fece la sua comparsa in Italia, in modo così dirompente da segnare non solo un’epoca ma qualcosa di più. Si chiamava “Bandiera Gialla”. Autori: Gianni Boncompagni e Renzo Arbore.

 

marilisa merolla gianni boncompagni renzo arbore roberto d agostinomarilisa merolla gianni boncompagni renzo arbore roberto d agostino

I due, appoggiati con più di qualche perplessità iniziale dal direttore della radiofonia, quel Giulio Razzi nipote di Puccini, avviarono una rivoluzione culturale grazie all’idea bislacca di avvicinare i giovani alla (loro) musica. A parlare di quella avventura, iniziata il 16 ottobre 1965 e terminata il 9 maggio 1970, sono gli stessi Boncompagni e Arbore, ospitati il 22 ottobre presso il dipartimento di Scienze sociali ed economiche della Sapienza di Roma, accanto a Dario Salvatori, Roberto D’Agostino e Maurizio Riganti per festeggiare i 50 anni della fortunata e indimenticata trasmissione radiofonica. «Fino al 1965, anno in cui l’Italia riceve il boom che c’era già stato altrove, i giovani semplicemente non esistevano».

 

marilisa merolla e dario salvatorimarilisa merolla e dario salvatori

Spiega D’Agostino, che in Bandiera Gialla ha esordito come disk jockey. Impensabile che avessero propri gusti, per giunta in ambito musicale. «C’era il bimbo che, ascoltando le canzonette in compagnia dei genitori, aspettava di crescere imitando la madre o il padre. Negli indici di gradimento d’ascolto Rai – lo ricorda Arbore – i diciottenni non erano contemplati. Il loro parere non interessava a nessuno».

 

dario salvatori maurizio riganti gianni boncompagni renzo arboredario salvatori maurizio riganti gianni boncompagni renzo arbore

La trasmissione, in onda il sabato pomeriggio alle 17.40, iniziava con una sigla a effetto e con l’enunciato preceduto da sirene d’allarme: «A tutti i maggiori degli anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi, ripeto, ai giovanissimi, tutti gli altri sono pregati quindi di spegnere la radio o sintonizzarsi su altra stazione». Di lì, il ritmo martellante di T-Bird, dell’allora ignoto Rocky Roberts e dei suoi Airdales.

 

dario salvatori e roberto d agostinodario salvatori e roberto d agostino

Il concetto era che quello spazio fosse una zona di quarantena (batteva infatti bandiera gialla – titolo inventato dall’allora capostruttura Luciano Rispoli – come le navi che arrivano in porto infettate dal colera o dalla peste) per “malati di musica”, non adatto dunque agli adulti e ai giovani già vecchi dentro. «Mentre un’altra Italia cercava un nuovo mondo – continua D’Agostino -, noi giovani cercavamo il groove della nostra vita, lontano dalle canzonette e dalla melodia dei nostri genitori. Quest’oratorio laico ci ha permesso di diventare quello che siamo».

copertina disco sigla bandiera giallacopertina disco sigla bandiera gialla

 

Ruolo «formativo e pedagogico», lo definisce Dario Salvatori, da affezionato presenzialista della trasmissione cult e che insieme ai ragazzi del Piper, anch’esso nato nel 1965, si trasferivano il giovedì al Bandiera Gialla per le registrazioni. C’erano artisti come Renato Zero, Loredana Bertè, Patty Pravo e Lucio Battisti, che scriveva con Mogol per i Dik Dik e fu invece convinto da Arbore e Boncompagni a cantare.

locandinalocandina

 

«L’alleanza col Piper ha portato alla generazione Beat, parola mutuata da Kerouac», racconta Arbore. Dopo Bandiera Gialla, “beat” diventò così il termine che definiva in senso generale la nuova cultura giovanile, mettendoci dentro di tutto: dalla musica al look fino alle stesse proteste. Quanto alla trasmissione, il meccanismo era semplice: ogni puntata presentava quattro gruppi di tre canzoni pubblicate di recente o ancora inedite sul mercato italiano, che venivano votate da un pubblico di ragazzi tramite delle bandierine gialle. Il brano che in ciascuna terna otteneva più voti entrava tra i finalisti, e il vincitore assoluto tra i quattro finalisti veniva proclamato “Disco giallo”.

gianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza (2)gianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza (2)

 

gianni boncompagni renzo arbore roberto d agostinogianni boncompagni renzo arbore roberto d agostino

«Abbiamo inventato un mestiere, il dj, che in radio non c’era», sottolinea con orgoglio Arbore che dell’Associazione italiana disk jockey è pure presidente. «Oggi le case discografiche impongono i loro prodotti mentre noi sceglievamo per conto nostro i pezzi destinati al successo». E Bandiera Gialla è stata un traino per l’industria discografica: le statistiche del tempo riportano come le vendite dei dischi fossero aumentate dell’80% e questo anche grazie al fatto di aver eluso o almeno aggirato le regole allora esistenti. «Avevamo un obbligo – spiega Arbore -: quello di far approvare i brani dai dirigenti Rai».

gianni boncompagni e renzo arboregianni boncompagni e renzo arbore

 

L’espediente per bypassarlo «fu quello di approfittare del fatto che non conoscessero l’inglese – racconta Maurizio Riganti, responsabile della trasmissione -. Così passavano anche i testi con le parolacce. Soprattutto si aggirò la rigida regola per cui lo stesso brano poteva essere suonato nella stessa trasmissione solo a distanza di 15 giorni».

 

gianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienzagianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza

Quanto ai criteri di scelta, passavano le sonorità considerate forti dal duo: «Avevamo una black list con Diana Ross – conclude Arbore -, James Brown, Otis Redding, Aretha Franklin e con l’unica bianca, Orietta Berti».

 

 

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)