donald trump dazi guerra commerciale ue unione europea

TRUMP AGITA I DAZI PER COSTRINGERE GLI EUROPEI A COMPRARE IL DEBITO AMERICANO – LA GUERRA COMMERCIALE SERVE AL TYCOON PER NASCONDERE IL TALLONE D’ACHILLE DEGLI STATI UNITI: L’ENORME E CRESCENTE DEFICIT PUBBLICO, CHE OBBLIGA WASHINGTON A TROVARE OGNI ANNO COMPRATORI DI TITOLI DEL TESORO PER ALMENO DUEMILA MILIARDI DOLLARI IN PIÙ RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE – SE “THE DONALD” NON RIUSCISSE AD ASSICURARNE IL FINANZIAMENTO, FALLIREBBE LA SUA PROMESSA ELETTORALE. E COSÌ METTE IL VECCHIO CONTINENTE DAVANTI A UNA BRUTALE ALTERNATIVA…

Da “Whatever it Takes” – la newsletter di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

DONALD TRUMP VS URSULA VON DER LEYEN - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

L’America di Donald Trump ha un tallone d’Achille.  È sotto gli occhi di tutti, eppure viene discusso di rado. È la ragione di fondo che spinge il presidente a cercare di intimidire gli altri Paesi – alleati o no – con minacce e misure sui dazi.

 

È anche la ragione che lo spinge ad accelerare sulle monete digitali, non solo e non tanto le criptovalute ma soprattutto gli stablecoin (le «valute» digitali private sostenute da depositi, per lo più in dollari, di valore equivalente).

 

[…] Qual è il tallone d’Achille di Trump? Esso è prodotto dall’enorme e crescente deficit pubblico, che obbliga gli Stati Uniti a trovare ogni anno compratori di titoli del Tesoro per almeno duemila miliardi dollari in più – rispetto all’anno precedente – sperando di non dover aumentare gli interessi offerti per attrarre investimenti.

 

donald trump foto lapresse

Se Trump fallisse in questa missione, se non riuscisse a contenere il peso del debito pubblico e ad assicurarne il finanziamento senza problemi, allora sarebbe destinato a fallire anche nella sua promessa più importante agli elettori: confermare nel 2026 i tagli alle tasse per le imprese già varati nel suo primo mandato (dal 35% al 21%) e di rafforzarli fino al 15%.

 

Qui entriamo in gioco noi europei, in due modi. In primo luogo, perché agitare la minaccia di dazi punitivi per Trump e la sua squadra è un sistema volto a obbligare altri Paesi a comprare e detenere più titoli di Stato americani; in questo modo gli Stati Uniti potrebbero finanziare il loro crescente deficit pubblico, tenendo sotto controllo i tassi d’interesse sul debito.

 

BILANCIA COMMERCIALE USA - UE

In sostanza, Trump sta cercando di mettere l’Europa davanti a una brutale alternativa: comprare più debito americano man mano che viene emesso – e comprarlo malgrado rendimenti contenuti – oppure rischiare di perdere l’accesso al mercato dei consumatori americani e a quel che resta dell’ombrello di sicurezza del Pentagono.

 

[…] In secondo luogo, noi europei siamo chiamati in causa perché gli «stablecoin» emessi in America potrebbero diventare mezzi di pagamento alternativi all’euro in Italia e negli altri Paesi dell’area; già solo attuare il progetto di soppiantare in parte l’euro in Europa con degli «stablecoin» americani – in sostanza, con dollari digitali – aiuterebbe non di poco sempre allo stesso scopo: finanziare i vasti e crescenti squilibri finanziari del governo degli Stati Uniti.

 

DAZIFASCISMO - MEME BY EMILIANO CARLI

[…] Il problema di Trump è che il deficit federale americano è tale da creare un fabbisogno di dimensioni eccessive non solo per gli Stati Uniti, ma per il mondo. Secondo i dati della Federal Reserve di St Louis, il disavanzo del governo nel 2024 è al 6,3% del prodotto lordo e il debito al 120,7%. Entrambi cresceranno nei prossimi anni, anche più rapidamente Trump confermerà e rafforzerà i tagli fiscali in scadenza dal 2026.

 

Ma questi numeri in sé a priori non sono insostenibili; il Giappone ha gestito per decenni deficit simili e un debito pubblico più alto di quello americano. Ciò che rende l’America speciale sono le sue dimensioni: con un prodotto lordo di oltre 29 mila miliardi di dollari nel 2024, pesa per il 27% di un Pil della Terra da circa 109 mila miliardi.

 

Ora, il fabbisogno di finanziamento del deficit e dunque i titoli in più che ogni anno il Tesoro di Washington deve piazzare a investitori pubblici e privati, sono una somma molto vasta per il mondo: come si vede dai dati ufficiali, 1.958 miliardi di dollari solo nel 2024, pari all’1,8% del Pil mondiale.

 

E quelle sono solo le nuove emissioni nette, che si sommano ai 40 mila miliardi di dollari di debito – poco meno di metà del Pil del mondo, grafico sopra – già presenti nei portafogli di privati, fondi, banche e banche centrali del pianeta e da rinnovare in parte ogni anno […]

 

donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 68

[…] Quei duemila miliardi l’anno in più che il Tesoro americano deve attrarre da nuovi investitori ogni anno, si sommano al nuovo debito delle agenzie semi-pubbliche e ai piani di tagli alle tasse destinati a costare altre centinaia di miliardi l’anno.

 

In sostanza, il governo americano deve rastrellare ogni anno quasi tremila miliardi di dollari in più dal mercato mondiale e dalle banche centrali degli altri Paesi. E deve farlo agli attuali rendimenti. Se quelli salissero, i tassi sul debito pubblico e privato in America diventerebbero pesanti; il Paese rischierebbe una grave recessione, con conseguenze potenzialmente deleterie per il dollaro, per il suo status di grande moneta di riserva del mondo e per un mercato azionario di Wall Street già oggi molto fragile e squilibrato.

 

Ma tremila miliardi di nuovi titoli pubblici e semi-pubblici di Washington da piazzare in più ogni anno non sono uno scherzo. Sono quasi pari alla crescita economica netta del mondo in un anno, che è intorno al 3%: come dire che quasi tutti i nuovi flussi di risparmio di quasi tutti i Paesi del pianeta dovrebbero essere reclutati e andare – ogni anno – a finanziare il maxi-deficit americano.

 

ursula von der leyen e donald trump a davos nel 2020

Così, Trump sarebbe libero di tagliare ancora di più le tasse alle multinazionali del suo Paese e agli americani facoltosi. Com’è noto gli uomini più ricchi al mondo – Elon Musk, Mark Zuckerberg di Meta-Facebook, Jeff Bezos di Amazon – praticamente già oggi non pagano tasse sui redditi personali e anche le loro aziende ne pagano relativamente poche. Anzi, Trump sta già ingiungendo ai Paesi europei di rinunciare agli accordi internazionali in sede Ocse che aumentano un po’ il prelievo sui gruppi americani del Big Tech.

 

Ma è credibile che la Cina continui a finanziare il nuovo e crescente deficit pubblico del suo grande rivale – Pechino detiene titoli Usa già per quasi 800 miliardi – in modo da permettergli di continuare a vivere sopra ai propri mezzi e intanto di rafforzare anche la propria difesa?

donald trump con le penne per firmare gli ordini esecutivi foto lapresse

 

È credibile che lo faccia il Giappone – detiene già almeno 1.100 miliardi di debito Usa – quando ha ben altre priorità interne?

 

È plausibile che lo faccia l’area euro, rischiando di subire i costi di una probabile svalutazione futura del dollaro proprio a causa degli squilibri americani?

 

Nessuna delle grandi banche centrali del pianeta in questa fase vorrà incrementare di molto la propria esposizione netta verso il debito degli Stati Uniti. Non spontaneamente, per lo meno. Di qui la strategia di Trump e dei suoi di farglielo fare con la coercizione.

 

[…] Lo scrive il nuovo presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca, Stephen Miran.  Miran […]  è uno degli uomini più vicini al presidente e più influenti nella strategia dei dazi.

 

DONALD TRUMP COME NAPOLEONE - FOTO CREATA DA GROK

Dottorato a Harvard, una carriera da grande investitore a Hudson Bay Capital, vicino al segretario al Tesoro Scott Bessent, Miran ha pubblicato un lungo documento di strategia per la nuova amministrazione dopo il trionfo di Trump in novembre. Lì si pone il problema di conciliare tre obiettivi complicati da tenere insieme:

 

trovare i finanziatori per quasi cinquemila miliardi di dollari di nuovo debito in più (da tagli alle tasse) nei prossimi dieci anni, oltre ai duemila in più all’anno già previsti; svalutare il dollaro in modo che l’America riesca a vendere più merci al resto del mondo, comprandone meno da esso; mantenere contenuti i rendimenti sul debito e dunque tassi d’interesse di mercato americani, preservando lo status del dollaro quale moneta di riserva dominante del mondo.

 

xi jinping donald trump

Dov’è la contraddizione? Gli investitori esteri accetterebbero di comprare debito americano in dollari a rischio di svalutazione, finanziando il nuovo enorme deficit federale, solo a rendimenti (tassi) più alti.

 

Miran la risolve proponendo di minacciare gli altri Paesi: «È più facile immaginare che dopo una serie di dazi punitivi, partner commerciali come l’Europa e la Cina diventino più aperti a qualche tipo di accordo monetario in cambio di una riduzione dei dazi stessi».

 

[…]

 

URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP

Miran spiega l’insistenza sull’obbligo fatto all’Europa o alla Cina di comprare titoli Usa a lungo termine, «spostando il rischio (del debito degli Stati Uniti, ndr) dal contribuente americano ai contribuenti stranieri», con l’intenzione di tenere bassi i tassi di mercato in America. E aggiunge: «Come possono gli Stati Uniti far sì che i loro partner accettino un tale accordo? Primo, c’è il bastone dei dazi. Secondo, c’è la carota dell’ombrello di difesa e il rischio di perderlo».

 

Se questo non è il disegno di un ricatto, non so come altrimenti definirlo. L’obiettivo è una parziale confisca delle riserve dell’Europa, in modo da far pagare a noi una quota del debito americano tramite una svalutazione del dollaro e tramite rendimenti insufficienti sui titoli del Tesoro Usa.

 

NARENDRA MODI E DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA

Miran si spinge a proporre di usare dei poteri speciali della Casa Bianca per tagliare la cedola sui bond americani ai danni delle banche centrali estere che non accettino di rivalutare la loro moneta sul biglietto verde. Di fatto, un default punitivo. Sulla base di queste idee, Miran è diventato il capo del Council of Economic Advisors di Trump.

 

[…]

 

Ma non è tutto, perché anche le mosse di Trump sugli stablecoin sono volte a coprire il tallone d’Achille dell’America. Il 23 gennaio il presidente ha firmato un ordine esecutivo che prevede: «Promuovere e proteggere la sovranità del dollaro americano, anche con azioni volte a promuovere lo sviluppo e la crescita di legali e legittimi stablecoin basati sul dollaro in tutto il mondo (worldwide)». I lavori per assicurare la relativa legislazione entro cento giorno sono già partiti al Congresso.

 

DONALD TRUMP – TRATTATIVE DI PACE UCRAINA RUSSIA PACE – VIGNETTA BY OSHO

Di che si tratta? Uno stablecoin basato sul dollaro è un mezzo di pagamento digitale – utilizzabile tramite una app sullo smartphone – al quale corrispondono depositi in dollari gestiti dall’emittente della «moneta». In teoria, i depositi devono consentire all’utilizzatore di cambiare i suoi stablecoin in dollari presso la piattaforma a un tasso (appunto) stabile.

 

All’aumentare dell’uso degli stablecoin, corrisponde un aumento dei depositi in dollari da parte della piattaforma emittente e questi depositi vengono investiti dall’emittente quasi tutti in titoli del Tesoro americano.

 

Dunque, aumentare l’uso di questo tipo di bitcoin «in tutto il mondo» (inclusa la zona euro) significa aumentare i depositi in dollari a scapito dei depositi in altre valute (incluso l’euro). Questi depositi, come detto, vanno a finanziare il debito americano.

 

DONALD TRUMP - DAZI COMMERCIALI

Ha dichiarato il 4 febbraio lo «special advisor» dell’amministrazione Trump per le cripto, David Sacks: «Gli stablecoin hanno il potenziale di assicurare che il dominio internazionale del dollaro americano aumenti e di creare potenzialmente migliaia di miliardi di dollari di domanda per i titoli di Stato americani».

 

Esempi di stablecoin basate sul dollaro sono Tether, che capitalizza 142 miliardi di dollari ed è gestita da Giancarlo Devasini (l’uomo che ha appena comprato una quota della Juventus); o Circle (56 miliardi). Già oggi detengono tanto debito Usa quanto alcune fra le principali banche centrali del mondo, come si vede sopra.

 

I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

Come funziona? Questa «moneta» digitale potrebbe offrire a un ristorante o a qualcuno che affitta su AirB&B commissioni più basse rispetto a Mastercard o a Amex. Potrebbe fare accordi con reti di noleggio auto per promettere sconti se si paga con un certo stablecoin. Così alcuni – magari dapprima i turisti – inizierebbero a usarlo in Europa al posto dell’euro in Italia, Francia o Germania, spostando depositi dall’euro al dollaro e finanziando dunque il debito americano.

 

Ci sono anche conflitti d’interessi, certo. Howard Lutnick, segretario al Commercio di Trump, controlla la grande piattaforma di valute digitali Cantor Fitzgerald e ha il 5% di Tether. Elon Musk, cinque giorni dopo l’ordine esecutivo sugli stablecoin, ha annunciato un accordo con Visa per permettere pagamenti digitali tramite il suo social media X (ex Twitter).

 

DONALD TRUMP - DAZI COMMERCIALI

La sostanza resta: questa è una sfida allo status di moneta di riserva dell’euro portata in casa nostra, per coprire il finanziamento degli squilibri americani. L’Europa può rispondere solo accelerando il lancio di un proprio mezzo di pagamento elettronico senza costi, l’euro digitale: le norme per farlo sono ferme nell’europarlamento da quasi due anni, ma ora il tempo stringe.

 

Resto convinto che il disegno di Trump di coercizione economica sul resto del mondo difficilmente possa funzionare. Sembra un presagio di declino americano, non d’impero. L’esito più probabile è una svalutazione non pilotata del dollaro, un aumento degli interessi sul debito degli Stati Uniti e una coercizione sulla Federal Reserve perché lo monetizzi. Ma non per questo noi europei dobbiamo restare a guardare, mentre qualcuno cerca di sfilarci la nostra sovranità monetaria da sotto il naso.

donald trump in conferenza stampa 2

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO