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TUTA, BORSELLO A TRACOLLA E PASSAMONTAGNA: L'IDENTIKIT DEI MARANZA CHE HANNO MESSO A FERRO E FUOCO MILANO DURANTE IL CORTEO PRO-GAZA - GLI INQUIRENTI STANNO CERCANDO I GIOVANI, MOLTI IMMIGRATI DI SECONDA O TERZA GENERAZIONE, CHE SI SONO SCONTRATI CON LE FORZE DELL'ORDINE: VENIVANO DALLA PERIFERIA DELLA CITTA', ATTIRATI DALLA MANIFESTAZIONE  - SECONDO GLI INVESTIGATORI, I MARANZA NON C'ENTRANO NIENTE CON LE PROTESTE PRO-PALESTINA: "È SOLO UN PRETESTO PER FARE CASINO, COME GIÀ SUCCESSO ALTRE VOLTE"

 

Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica” 

 

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Alcuni sono arrivati "di corsa" dalle vicine stazione Garibaldi e piazza Gae Aulenti. Altri sarebbero partiti per tempo da piazza Duomo; altri ancora — è un dato acquisito — si sono aggiunti al corteo prima che un pezzo si spalmasse addosso alla stazione Centrale e iniziasse a assediarne gli accessi danneggiando cose e scontrandosi con la polizia. 

 

Provenienza: San Siro, piazzale Selinunte, Bovisa, Baggio, Loreto-Casoretto-NoLo. Età: giovani, giovanissimi. Stranieri e italiani di seconda e terza generazione. Attirati dal "richiamo" esercitato dalla massa che ingloba e, essendo pacifica, inconsapevolmente fa da scudo, e poi magari — come è successo quando si è scatenata la guerriglia in Galleria delle Carrozze — eccoli là davanti, a prendersi la scena.  

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Una scena molto più grande di loro. La parola con cui la narrazione giovanilista e gergale sugli adolescenti fragili, e lo storytelling xenofobo adottato dalla destra nazionalista, li identificano — "maranza" — è diventata la semplificazione di una realtà ben più complessa e articolata. Che però, tra le sue pieghe, si porta in grembo anche la violenza. 

 

Per raccontare chi sono i casseur più o meno improvvisati che lunedì, nel giorno della grande mobilitazione italiana pro Gaza, hanno sporcato il corteo milanese e alimentato l'assalto alla seconda stazione ferroviaria del Paese, si può usare il ragionamento pragmatico di un investigatore. Da anni si occupa di estremismo a Milano.  

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«Con la causa palestinese questi soggetti c'entrano tutto e niente. Niente, perché è solo una scusa, un pretesto per fare casino come già successo altre volte, li abbiamo visti in azione. Tutto, perché le loro condotte violente finiscono per danneggiare anche la stragrande maggioranza di chi è in piazza. E il motivo per cui manifestano. È il classico effetto controproducente, ne sono consapevoli anche i manifestanti». 

 

Dov'erano, i casseur, fino a quarantotto ore fa? Sono entrati in campo anche in altre manifestazioni? I poliziotti che stanno passando al setaccio le immagini degli scontri catturate dalle telecamere della Centrale e dalle apparecchiature della Digos le specchiano con altre immagini di altri cortei milanesi. Alcuni sempre pro-Pal, e sempre con lo stesso schema: carattere pacifico — studenti, associazioni palestinesi, collettivi, centri sociali "collaborativi". 

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[...] Tra centinaia di giovani, bandiere palestinesi e l'ormai classico striscione «blocchiamo tutto», dalle strade laterali della via più commerciale di Milano "entrano" anche gli infiltrati del qualunquismo vandalico. Non c'era il clima rovente di lunedì, nemmeno i numeri. Ma tant'è. 

 

Gli attivisti pro-Pal gli altri li riconoscono perché hanno un assetto e anche un'estetica non proprio da manifestazione politica: tuta, borsello a tracolla, nessun simbolo che rimandi a nulla. Spesso, in caso di incidenti, non si coprono nemmeno il volto. 

 

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Era il 25 aprile dello scorso anno, in piazza Duomo. Erano anche lì: hanno cercato lo scontro al passaggio in corteo della Brigata Ebraica. Non hanno capi o leader di riferimento, i casseur milanesi. Anche in Francia è così. Non sono organizzati in gruppi. 

 

Sono cani sciolti, schegge che scendono in piazza per scontrarsi, distruggere, per attaccare lo Stato o comunque quello che, nel loro percepito, lo rappresenta. In ambienti anarchici raccontano che di casseur ce n'erano anche l'11 febbraio 2023 al corteo a sostegno di Alfredo Cospito, contro il 41 bis.  

 

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Un corteo partito da piazza XXIV Maggio e degenerato in violenti scontri con la polizia. Lanci di pietre contro forze dell'ordine e giornalisti, cariche e fermi. Davanti, le prime linee, erano formate da gente completamente vestita di nero, con caschi e volto travisato. Dietro c'erano loro, gli "improvvisati". Nella notte, quando gli agenti antisommossa hanno ricacciato il corteo verso i Navigli, si sono dispersi su corso San Gottardo e via Meda. [...] 

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