STOCK OPTION ADDIO - PRIMA VENIVANO TASSATE AL 12,5% E ORA FINISCONO NELL'ALIQUOTA DEL 43 - I CONTI IN TASCA AGLI OTTO UOMINI D'ORO: PROFUMO DI SALASSO, MONTEZEMOLO FORTUNELLO, MINUS VALENZE PER MARCHIONNE, MARCO, IL DRAGO DELLE STOCK OPTION.
Luca Piana e Marco Ratti per l'Espresso
1 - PROFUMO DI SALASSO
Per l'amministratore delegato di UniCredit la nuova tassazione delle stock option rischia di trasformarsi in un salasso. A fine 2005 il manager aveva opzioni valide per sottoscrivere 20,4 milioni di azioni al prezzo complessivo di 93,9 milioni (in media 4,606 euro l'una). Ipotizzando che Profumo nel momento in cui potrà farlo le rivenda subito e che allora il titolo valga in Borsa quanto adesso (oltre 6 euro), il suo guadagno sarebbe di 28,9 milioni di euro. Con la vecchia imposta avrebbe dovuto lasciare all'erario 3,6 milioni; con quella nuova il prelievo lievita a oltre 12 milioni. Si tratta, ovviamente, di mere ipotesi. La scadenza media delle opzioni di Profumo è nel 2012 ed è presumibile che il manager speri per allora in una rivalutazione del titolo che porti le quotazioni al di sopra dei valori correnti. Se, ad esempio, il titolo Unicredit raggiungesse il prezzo obiettivo di 7,5 euro stimato dalla banca d'affari Merrill Lynch, il rialzo darebbe a Profumo un guadagno potenziale più che raddoppiato (con una crescita analoga del prelievo fiscale).
2 - MONTEZEMOLO FORTUNELLO
Il presidente della Fiat e della Ferrari conferma la sua fama di uomo fortunato anche con le stock option. Tra il 12 maggio e l'8 giugno scorsi Montezemolo ha acquistato 104 mila azioni Ferrari al prezzo di 175 euro l'una, rivendendone alla Fiat 93.600 a 285 euro. Esercitando le sue opzioni poche settimane prima che venisse attuato l'intervento del governo, il manager ha risparmiato parecchie tasse: sul guadagno complessivo di 10,2 milioni di euro pagherà circa 1,2 milioni; con il nuovo regime, invece, avrebbe dovuto sborsare 4,4 milioni. Il presidente Fiat resta proprietario di 10.400 azioni Ferrari e di opzioni per acquistarne altre 80 mila (sempre a 175 euro) entro il 2010, se la casa di Maranello si quoterà in Borsa. Questa volta, dunque, l'erario avrà una fetta più consistente del possibile guadagno.
3 - MINUS VALENZE PER MARCHIONNE
Le nuove regole potrebbero ridurre di molto anche le plusvalenze dell'amministratore delegato della Fiat. A fine 2005 Marchionne aveva opzioni per l'acquisto di oltre 10 milioni di azioni al prezzo di 70,2 milioni (a una media di 6,583 l'una). Il guadagno lordo potenziale, immaginando anche in questo caso che il titolo valga quanto oggi (più di 11 euro), è quindi di oltre 47 milioni. Le opzioni potranno essere esercitate dal giugno 2008 al gennaio 2011. Parte dell'esercizio è subordinato al raggiungimento di obiettivi di redditività. Se quest'ipotesi si verificasse, con il passaggio dall'attuale tassazione alla nuova dovrebbero essere versati al fisco oltre 20 milioni di euro, invece dei 5,8 milioni di prima.
4 - MARCO, IL DRAGO DELLE STOCK OPTION
Il gruppo De Agostini presieduto da Marco Drago può lottare per il titolo di campione delle stock option. Nel 2005 tre società non quotate in Borsa - la holding De Agostini, Dea Multicom e Fineurogames - hanno premiato non meglio precisati "amministratori e dirigenti" con un bonus complessivo di 130,8 milioni di euro, che segue gli 8,1 milioni del 2004 (da parte di Fineurogames e Dea Sat). I beneficiari - giunti dunque al traguardo per loro fortuna prima della revisione della tassazione - hanno acquistato i titoli a un prezzo determinato e li hanno immediatamente rivenduti alla società stessa, una volta verificato il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Alle società che fanno parte del sistema delle holding del gruppo novarese si affiancano poi le aziende quotate in Borsa, la Lottomatica e la Toro Assicurazioni, anch'esse caratterizzate da piani di stock option dal valore milionario, in parte ancora in corso.
5 - CONFALONIERI, PIANGE IL FISCO
Le opzioni che il presidente di Mediaset aveva in portafoglio a fine 2005 valgono, al prezzo di esercizio, più di 6 milioni di euro. Al momento, tuttavia, solo le opzioni esercitabili a fine 2007 garantirebbero a Confalonieri un guadagno rispetto al valore attuale di Borsa (circa 8,8 euro) stimabile complessivamente in circa 250 mila euro al lordo delle imposte (che valgono qualche decina di migliaia di euro). Per tutte le altre, il numero uno di Mediaset deve sperare che le quotazioni del titolo si rivalutino, superando come minimo i 9,07 euro fissati come prezzo di esercizio per la fetta di opzioni con scadenza ultima a fine 2008. La missione non è impossibile. Ma se non andrà in porto, oltre a Confalonieri, a piangere saranno anche le casse del fisco.
6 - MATTEO ARPE, MENO 5 MILIONI
Scelta dei tempi fortunata per l'amministratore delegato di Capitalia. A fine maggio si è liberato di un pacchetto di opzioni datato 2002, con un incasso di 8,8 milioni di euro, tassato con il vecchio regime per soli 1,1 milioni. Il guadagno, tuttavia, Arpe lo ha subito reinvestito in azioni Capitalia, acquistate sul mercato. Per fare i conti con il manager, il fisco dovrà attendere dunque la scadenza di una seconda e più recente tranche di opzioni, prevista per il 2009. In questo caso, Arpe potrà acquistare 5 milioni di azioni a un prezzo medio molto più elevato (4,1 euro l'una), che tiene conto della rivalutazione che il titolo Capitalia ha visto da quando è arrivato al vertice. Agli attuali valori di Borsa, il pacchetto di azioni vale 32,5 milioni di euro, con una plusvalenza ipotetica di 11,7. In questo caso, la nuova tassazione si porterebbe via circa cinque milioni.
7 - RICCARDO RUGGIERO, SPERANDO IN TELECOM
Anche per l'amministratore delegato di Telecom Italia solo un'impennata del titolo in Borsa potrebbe riportare 'in denaro', come dicono gli operatori, le sue opzioni. Ruggiero, infatti, secondo le informazioni riportate nel bilancio 2005, può sottoscrivere circa 2,4 milioni di azioni Telecom con una scadenza media al 2007 al prezzo medio di 3,1 euro l'una, superiore ai circa 2,1 euro delle quotazioni attuali in Piazza degli Affari. Più vicine ai valori correnti in Borsa, invece, le condizioni di effettivo realizzo del secondo piano di opzioni, che presenta un prezzo medio di esercizio di 2,78 euro e una scadenza più lontana nel tempo (al 2010). Anche nel suo caso, dunque, le mire dell'erario sono subordinate alla capacità dei vertici Telecom di risollevare l'andamento dei corsi azionari.
8 - SCARONI A DUE VELOCITA'
Per il numero uno dell'Eni il 2005 è stato, almeno dal punto di vista delle stock option, un anno a due velocità. L'inizio è stato folgorante: giunto in primavera al termine dell'esperienza alla guida dell'Enel, ha esercitato le sue opzioni acquistando e rivendendo 6,4 milioni di azioni della compagnia elettrica, realizzando in questo modo una plusvalenza lorda di oltre 10,6 milioni, con un carico fiscale vecchia maniera di soli 1,3 milioni. Passato all'Eni nel giugno 2005, il bilancio a fine esercizio lo ha fotografato del tutto privo di opzioni, visto che il vecchio 'piano stock option' era in scadenza proprio l'anno scorso. Nel 2006 l'Eni ha elaborato un nuovo piano rivolto ai dirigenti e approvato dall'assemblea il 25 maggio scorso, con un carico di 30 milioni di azioni al servizio del programma, raddoppiato rispetto al passato. Poco più tardi, all'inizio di luglio, l'intervento del governo. Che se non spegne le speranze di guadagni milionari, certo le ridimensiona.
Dagospia 10 Agosto 2006
1 - PROFUMO DI SALASSO
Per l'amministratore delegato di UniCredit la nuova tassazione delle stock option rischia di trasformarsi in un salasso. A fine 2005 il manager aveva opzioni valide per sottoscrivere 20,4 milioni di azioni al prezzo complessivo di 93,9 milioni (in media 4,606 euro l'una). Ipotizzando che Profumo nel momento in cui potrà farlo le rivenda subito e che allora il titolo valga in Borsa quanto adesso (oltre 6 euro), il suo guadagno sarebbe di 28,9 milioni di euro. Con la vecchia imposta avrebbe dovuto lasciare all'erario 3,6 milioni; con quella nuova il prelievo lievita a oltre 12 milioni. Si tratta, ovviamente, di mere ipotesi. La scadenza media delle opzioni di Profumo è nel 2012 ed è presumibile che il manager speri per allora in una rivalutazione del titolo che porti le quotazioni al di sopra dei valori correnti. Se, ad esempio, il titolo Unicredit raggiungesse il prezzo obiettivo di 7,5 euro stimato dalla banca d'affari Merrill Lynch, il rialzo darebbe a Profumo un guadagno potenziale più che raddoppiato (con una crescita analoga del prelievo fiscale).
2 - MONTEZEMOLO FORTUNELLO
Il presidente della Fiat e della Ferrari conferma la sua fama di uomo fortunato anche con le stock option. Tra il 12 maggio e l'8 giugno scorsi Montezemolo ha acquistato 104 mila azioni Ferrari al prezzo di 175 euro l'una, rivendendone alla Fiat 93.600 a 285 euro. Esercitando le sue opzioni poche settimane prima che venisse attuato l'intervento del governo, il manager ha risparmiato parecchie tasse: sul guadagno complessivo di 10,2 milioni di euro pagherà circa 1,2 milioni; con il nuovo regime, invece, avrebbe dovuto sborsare 4,4 milioni. Il presidente Fiat resta proprietario di 10.400 azioni Ferrari e di opzioni per acquistarne altre 80 mila (sempre a 175 euro) entro il 2010, se la casa di Maranello si quoterà in Borsa. Questa volta, dunque, l'erario avrà una fetta più consistente del possibile guadagno.
3 - MINUS VALENZE PER MARCHIONNE
Le nuove regole potrebbero ridurre di molto anche le plusvalenze dell'amministratore delegato della Fiat. A fine 2005 Marchionne aveva opzioni per l'acquisto di oltre 10 milioni di azioni al prezzo di 70,2 milioni (a una media di 6,583 l'una). Il guadagno lordo potenziale, immaginando anche in questo caso che il titolo valga quanto oggi (più di 11 euro), è quindi di oltre 47 milioni. Le opzioni potranno essere esercitate dal giugno 2008 al gennaio 2011. Parte dell'esercizio è subordinato al raggiungimento di obiettivi di redditività. Se quest'ipotesi si verificasse, con il passaggio dall'attuale tassazione alla nuova dovrebbero essere versati al fisco oltre 20 milioni di euro, invece dei 5,8 milioni di prima.
4 - MARCO, IL DRAGO DELLE STOCK OPTION
Il gruppo De Agostini presieduto da Marco Drago può lottare per il titolo di campione delle stock option. Nel 2005 tre società non quotate in Borsa - la holding De Agostini, Dea Multicom e Fineurogames - hanno premiato non meglio precisati "amministratori e dirigenti" con un bonus complessivo di 130,8 milioni di euro, che segue gli 8,1 milioni del 2004 (da parte di Fineurogames e Dea Sat). I beneficiari - giunti dunque al traguardo per loro fortuna prima della revisione della tassazione - hanno acquistato i titoli a un prezzo determinato e li hanno immediatamente rivenduti alla società stessa, una volta verificato il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Alle società che fanno parte del sistema delle holding del gruppo novarese si affiancano poi le aziende quotate in Borsa, la Lottomatica e la Toro Assicurazioni, anch'esse caratterizzate da piani di stock option dal valore milionario, in parte ancora in corso.
5 - CONFALONIERI, PIANGE IL FISCO
Le opzioni che il presidente di Mediaset aveva in portafoglio a fine 2005 valgono, al prezzo di esercizio, più di 6 milioni di euro. Al momento, tuttavia, solo le opzioni esercitabili a fine 2007 garantirebbero a Confalonieri un guadagno rispetto al valore attuale di Borsa (circa 8,8 euro) stimabile complessivamente in circa 250 mila euro al lordo delle imposte (che valgono qualche decina di migliaia di euro). Per tutte le altre, il numero uno di Mediaset deve sperare che le quotazioni del titolo si rivalutino, superando come minimo i 9,07 euro fissati come prezzo di esercizio per la fetta di opzioni con scadenza ultima a fine 2008. La missione non è impossibile. Ma se non andrà in porto, oltre a Confalonieri, a piangere saranno anche le casse del fisco.
6 - MATTEO ARPE, MENO 5 MILIONI
Scelta dei tempi fortunata per l'amministratore delegato di Capitalia. A fine maggio si è liberato di un pacchetto di opzioni datato 2002, con un incasso di 8,8 milioni di euro, tassato con il vecchio regime per soli 1,1 milioni. Il guadagno, tuttavia, Arpe lo ha subito reinvestito in azioni Capitalia, acquistate sul mercato. Per fare i conti con il manager, il fisco dovrà attendere dunque la scadenza di una seconda e più recente tranche di opzioni, prevista per il 2009. In questo caso, Arpe potrà acquistare 5 milioni di azioni a un prezzo medio molto più elevato (4,1 euro l'una), che tiene conto della rivalutazione che il titolo Capitalia ha visto da quando è arrivato al vertice. Agli attuali valori di Borsa, il pacchetto di azioni vale 32,5 milioni di euro, con una plusvalenza ipotetica di 11,7. In questo caso, la nuova tassazione si porterebbe via circa cinque milioni.
7 - RICCARDO RUGGIERO, SPERANDO IN TELECOM
Anche per l'amministratore delegato di Telecom Italia solo un'impennata del titolo in Borsa potrebbe riportare 'in denaro', come dicono gli operatori, le sue opzioni. Ruggiero, infatti, secondo le informazioni riportate nel bilancio 2005, può sottoscrivere circa 2,4 milioni di azioni Telecom con una scadenza media al 2007 al prezzo medio di 3,1 euro l'una, superiore ai circa 2,1 euro delle quotazioni attuali in Piazza degli Affari. Più vicine ai valori correnti in Borsa, invece, le condizioni di effettivo realizzo del secondo piano di opzioni, che presenta un prezzo medio di esercizio di 2,78 euro e una scadenza più lontana nel tempo (al 2010). Anche nel suo caso, dunque, le mire dell'erario sono subordinate alla capacità dei vertici Telecom di risollevare l'andamento dei corsi azionari.
8 - SCARONI A DUE VELOCITA'
Per il numero uno dell'Eni il 2005 è stato, almeno dal punto di vista delle stock option, un anno a due velocità. L'inizio è stato folgorante: giunto in primavera al termine dell'esperienza alla guida dell'Enel, ha esercitato le sue opzioni acquistando e rivendendo 6,4 milioni di azioni della compagnia elettrica, realizzando in questo modo una plusvalenza lorda di oltre 10,6 milioni, con un carico fiscale vecchia maniera di soli 1,3 milioni. Passato all'Eni nel giugno 2005, il bilancio a fine esercizio lo ha fotografato del tutto privo di opzioni, visto che il vecchio 'piano stock option' era in scadenza proprio l'anno scorso. Nel 2006 l'Eni ha elaborato un nuovo piano rivolto ai dirigenti e approvato dall'assemblea il 25 maggio scorso, con un carico di 30 milioni di azioni al servizio del programma, raddoppiato rispetto al passato. Poco più tardi, all'inizio di luglio, l'intervento del governo. Che se non spegne le speranze di guadagni milionari, certo le ridimensiona.
Dagospia 10 Agosto 2006