CIAO BONOLIS - GRASSO E MARTINI SOFFRIGGONO PAOLINO "CHIAGNI & FOTTI": "SI CONCEDE ALLA STAMPA AMICA PER LE INTERVISTE, E DIMENTICA L'ARROGANZA CON CUI È ENTRATO A MEDIASET, LA TRACOTANZA DEL CLAN PRESTA, I MAGRI RISULTATI OTTENUTI, IL NUMERO DI AUTORI".
1 - IL PUZZLE DIFETTOSO DI PAOLO.
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
«Ciao Darwin» non è un bel programma, nel senso che non è retto da un'idea forte capace di guidare i vari segmenti; la sensazione è quella di un puzzle incompiuto, difettoso, di un corpo formato da varie tessere (alcune riuscite, altre meno) e tenuto insieme dalla verve del presentatore, Paolo Bonolis (Canale 5, martedì, 21.13).
Per questo è un programma che procede a strappi, manca totalmente di ritmo, è interminabile, dà costantemente l'impressione del già visto nonostante una schiera di autori lavori alacremente all'opera: lo stesso Bonolis, Stefano Magnaghi, Marco Luci, Sergio Rubino, Stefano Santucci, Federico Lampredi e Federico Moccia (un giorno di lui si dirà: modesto autore televisivo ma romanziere di grande successo).
Perché poi, alla quinta edizione, siamo sempre lì, con facili contrasti «antropologici» (vergini vs trasgressive, buoni vs cattivi, belli vs brutti...), con la prova «a spasso nel tempo», occasione formidabile per prendere per il sedere i concorrenti ignoranti, con i cilindroni d'acqua già visti mille volte. Sempre lì con Bonolis che o imita il linguaggio di Totò o parla come un copione stampato («superbo gineceo italico», «la più manichea delle puntate», «schiavi della lacerante dicotomia del potere », «una West Point evoluzionistica» e altre cosucce del genere), con Luca Laurenti che si fa sputare in un occhio.
La novità è che quest'anno Bonolis si atteggia a piangina (chiedere il significato a Fedele Confalonieri): volevo il venerdì sera, i giornali mi trattano male, Mediaset ha un cattivo rapporto con la stampa e altre amenità del genere (del resto, basterebbe invitare in trasmissione un critico e una recensione buona la si strappa sempre...).
Peccato che Bonolis, pur concedendosi alla stampa amica per le interviste, dimentichi l'arroganza con cui è entrato a Mediaset, la tracotanza del clan Presta, il cui arrivo ha determinato nuovi palinsesti, i magri risultati ottenuti, il numero di autori a libro paga.
Poi, si sa, la colpa è sempre degli altri, ci mancherebbe, secondo l'implacabile legge che fa sempre prevalere un male nuovo su un bene vecchio.
2 - ANSIA DI NOBILITAZIONE FUORI TEMPO MASSIMO
Paolo Martini per "La Stampa"
E alla fine, quando il Guitto d'oro si è avvicinato alla sua Spalla Luca Laurenti, dopo che aveva persino fatto mettere in mutande «i buoni e i cattivi» del suo show, e ha cominciato il suo classico discorso aulico-strampalato, ci si poteva aspettare la classica gag comica. E invece, nel clou della prima puntata di Ciao Darwin ecco che fa il suo ingresso un insigne scienziato professore.
Così, con questo pezzo del Senso della Vita sparato lì a mo' di chiusa Bonolis ci ha svelato la psicosi collettiva che domina in questi giorni nella tv italiana: la disperata, impossibile rincorsa alla nobilitazione. Costi quel costi, anche in termini di ascolto. L'analisi dettagliata del pubblico di Ciao, Darwin mostra infatti un andamento irregolare, con un via vai di spettatori più cospicuo del solito. Con lo smutandamento dei concorrenti arriva inevitabilmente un bel picco al 32 %, con la lezioncina sull'origine della vita si tocca il 26. Ma sono dettagli.
La sostanza notevole è questa sorta di ansia di riabilitazione culturale, di sdoganamento alto, costi quel che costi. Se ne vedono ovunque precisi segnali, e alcuni sono stati già notati, per esempio Vespa che teorizza: di fronte all'Italia della Vaffanculo Day, sentiamo la risposta del Palazzo. Ma colpisce che ormai tutti fingano di voler parlare da mattina a notte di buoni sentimenti, di rimboccarsi le maniche, di Paese reale.
A Matrix Mentana ha voluto specificare, prima di sciorinare i suoi bravi 120 minuti sull'omicidio di Chiara Poggi: «Ovviamente non vogliamo parlare del delitto di Garlasco, ma di come è diventato un caso mediatico». Maria De Filippi è ricomparsa più buonista e piagnona che mai a C'è posta per te. E Ventura oggi teorizza: «Oddio, che mostri abbiamo creato», proprio per lanciare la nuova Isola dei famosi. Presentandosi a sorpresa, proprio lei dolcegabbanata storica, in un tradizionale rosso Valentino, guardacaso ora che il grande vecchio dell'eleganza italiana ha deciso di ritirarsi dalle scene. Forse anche l'ansia di ri-nobilitazione della nostra tv arriva, come questo cambio d'abito, fuori tempo massimo.
Dagospia 20 Settembre 2007
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
«Ciao Darwin» non è un bel programma, nel senso che non è retto da un'idea forte capace di guidare i vari segmenti; la sensazione è quella di un puzzle incompiuto, difettoso, di un corpo formato da varie tessere (alcune riuscite, altre meno) e tenuto insieme dalla verve del presentatore, Paolo Bonolis (Canale 5, martedì, 21.13).
Per questo è un programma che procede a strappi, manca totalmente di ritmo, è interminabile, dà costantemente l'impressione del già visto nonostante una schiera di autori lavori alacremente all'opera: lo stesso Bonolis, Stefano Magnaghi, Marco Luci, Sergio Rubino, Stefano Santucci, Federico Lampredi e Federico Moccia (un giorno di lui si dirà: modesto autore televisivo ma romanziere di grande successo).
Perché poi, alla quinta edizione, siamo sempre lì, con facili contrasti «antropologici» (vergini vs trasgressive, buoni vs cattivi, belli vs brutti...), con la prova «a spasso nel tempo», occasione formidabile per prendere per il sedere i concorrenti ignoranti, con i cilindroni d'acqua già visti mille volte. Sempre lì con Bonolis che o imita il linguaggio di Totò o parla come un copione stampato («superbo gineceo italico», «la più manichea delle puntate», «schiavi della lacerante dicotomia del potere », «una West Point evoluzionistica» e altre cosucce del genere), con Luca Laurenti che si fa sputare in un occhio.
La novità è che quest'anno Bonolis si atteggia a piangina (chiedere il significato a Fedele Confalonieri): volevo il venerdì sera, i giornali mi trattano male, Mediaset ha un cattivo rapporto con la stampa e altre amenità del genere (del resto, basterebbe invitare in trasmissione un critico e una recensione buona la si strappa sempre...).
Peccato che Bonolis, pur concedendosi alla stampa amica per le interviste, dimentichi l'arroganza con cui è entrato a Mediaset, la tracotanza del clan Presta, il cui arrivo ha determinato nuovi palinsesti, i magri risultati ottenuti, il numero di autori a libro paga.
Poi, si sa, la colpa è sempre degli altri, ci mancherebbe, secondo l'implacabile legge che fa sempre prevalere un male nuovo su un bene vecchio.
2 - ANSIA DI NOBILITAZIONE FUORI TEMPO MASSIMO
Paolo Martini per "La Stampa"
E alla fine, quando il Guitto d'oro si è avvicinato alla sua Spalla Luca Laurenti, dopo che aveva persino fatto mettere in mutande «i buoni e i cattivi» del suo show, e ha cominciato il suo classico discorso aulico-strampalato, ci si poteva aspettare la classica gag comica. E invece, nel clou della prima puntata di Ciao Darwin ecco che fa il suo ingresso un insigne scienziato professore.
Così, con questo pezzo del Senso della Vita sparato lì a mo' di chiusa Bonolis ci ha svelato la psicosi collettiva che domina in questi giorni nella tv italiana: la disperata, impossibile rincorsa alla nobilitazione. Costi quel costi, anche in termini di ascolto. L'analisi dettagliata del pubblico di Ciao, Darwin mostra infatti un andamento irregolare, con un via vai di spettatori più cospicuo del solito. Con lo smutandamento dei concorrenti arriva inevitabilmente un bel picco al 32 %, con la lezioncina sull'origine della vita si tocca il 26. Ma sono dettagli.
La sostanza notevole è questa sorta di ansia di riabilitazione culturale, di sdoganamento alto, costi quel che costi. Se ne vedono ovunque precisi segnali, e alcuni sono stati già notati, per esempio Vespa che teorizza: di fronte all'Italia della Vaffanculo Day, sentiamo la risposta del Palazzo. Ma colpisce che ormai tutti fingano di voler parlare da mattina a notte di buoni sentimenti, di rimboccarsi le maniche, di Paese reale.
A Matrix Mentana ha voluto specificare, prima di sciorinare i suoi bravi 120 minuti sull'omicidio di Chiara Poggi: «Ovviamente non vogliamo parlare del delitto di Garlasco, ma di come è diventato un caso mediatico». Maria De Filippi è ricomparsa più buonista e piagnona che mai a C'è posta per te. E Ventura oggi teorizza: «Oddio, che mostri abbiamo creato», proprio per lanciare la nuova Isola dei famosi. Presentandosi a sorpresa, proprio lei dolcegabbanata storica, in un tradizionale rosso Valentino, guardacaso ora che il grande vecchio dell'eleganza italiana ha deciso di ritirarsi dalle scene. Forse anche l'ansia di ri-nobilitazione della nostra tv arriva, come questo cambio d'abito, fuori tempo massimo.
Dagospia 20 Settembre 2007