VADUZ RETRO - SU PRESSIONE DELLA GERMANIA, IL LIECHTENSTEIN ACCETTA DI RENDERE PIÙ TRASPARENTE LA PIÙ SEGRETA DELLE SUE ISTITUZIONI FINANZIARIE: LE FONDAZIONI - PREVISTA UN'AUTORITÀ DI VIGILANZA.

1 - VADUZ RIFORMA LE FONDAZIONI.
Riccardo Sorrentino per "Il Sole 24 Ore"


È un piccolo spiraglio che si apre, appena un po'. Nascondendosi dietro qualche tecnicismo la chiamano la «riforma del diritto delle fondazioni» - il Liechtenstein accetta di modificare la più segreta delle sue istituzioni finanziarie. Una coltre di nebbia, ancora oggi, copre queste fondazioni. Ce ne sono 45-50mila nel Paese, più dei suoi 35mila abitanti. Nessuno le controlla, non redigono bilanci, non hanno alcuna forma di pubblicità. Pagano tasse irrisorie, a volte solo lo 0,05% del patrimonio.

E chiunque con 30mila franchi svizzeri, 18.600 euro- può costituirle. Alcune, quelle familiari o quelle ecclesiastiche, non devono neanche essere registrate. Il più delle volte non hanno nulla delle fondazioni senza scopo di lucro amate dalle élite finanziarie degli Stati Uniti. Sono - spiega lo studio legale Seeger di Vaduz- «un veicolo di investimenti di portafoglio ideale sia per gestire conti correnti sia per strutturare attività più complesse».

Per un motivo soprattutto: «Tutte le informazioni riguardanti le fondazioni sono inaccessibili al pubblico e a ogni autorità». Altro che conti correnti anonimi, queste sono vere e proprie società finanziarie segrete. Qualcosina da domani cambierà. Nel piccolo palazzo del Governo di Vaduz, l'Esecutivo ha deciso - proprio ieri, mentre esplodeva la crisi con la Germania - di varare una riforma che viene descritta non a caso come «cruciale per l'ulteriore sviluppo del Liechtenstein come centro finanziario».

L'innovazione è notevole, ma non è certo una rivoluzione. La legge, che da marzo sarà discussa in Parlamento, prevede un'autorità di vigilanza, distingue le fondazioni senza scopo di lucro dalle altre, fissa regole di responsabilità per i fondatori, introduce norme contabili. Tutto sembra però essere istituito più a garanzia dei promotori che del mercato. La regola generale resta quindi quella della segretezza dei partecipanti, anche se sono previste alcune deroghe.

È un primo passo, comunque, un gesto di distensione. Anche se a Vaduz il ministro della Giustizia, Klaus Tschütscher, ha precisato che «la frode fiscale in Germania e la legge sulle fondazioni non hanno alcun legame». Berlino però ha alzato il dito accusatore proprio contro queste istituzioni, che ieri il ministro ha invece difeso: «Se qualcuno nasconde denaro al Fisco dentro un materasso, nessuno vieterà di costruire nuovi materassi».

Il compromesso è comunque evidente. Gli interessi economici a favore delle fondazioni sono forti. «Il segreto bancario è la nostra principale industria, non vi rinunceremo mai davvero», spiegava ieri un banchiere, che anche lui vuole restare nascosto. Ha ragione - occorre per esempio un avvocato locale per gestire una fondazione, in ogni angolo c'è uno studio - ma le pressioni dall'estero sono intense. L'Ocse non ha messo Vaduz nella lista dei tre "peggiori" - migliori, per qualcuno- paradisi fiscali?

La città è preoccupata, ma solo delle ritorsioni: da quando le istituzioni internazionali hanno stretto la morsa sugli altri centri finanziari off-shore, qui gli affari sono cresciuti rapidamente. E nel pieno della crisi con la Germania - la seconda dopo lo scandalo dei finanziamenti illeciti alla Cdu di Helmut Kohl - oggi la città resta quasi addormentata, avvolta solo in un pungente, e imprevisto, odore di armenti... Quasi un simbolo: sterco e denaro, un accostamento dal sapore luterano in un Paese però cattolico. Manca il demonio: qui il guadagno non è peccato, negli anni Venti il Paese è stato addirittura governato da una società privata, quasi una nuova Compagnia delle Indie, naturalmente molto riservata.



L'impressione è che qui tutto possa essere acquistato, o noleggiato. Anche il Paese intero. Per una festa o un convegno, affittare il Liechtenstein costa 250 euro a persona per un minimo di 200 persone. Parola di Karl Schwärzler, che anima il programma " A country for rent". Solo il palazzo del principe è escluso: lui - uno degli uomini più ricchi del mondo - non si tocca. È sempre il vecchio feudatario, proteggerà fino in fondo i suoi sudditi e, soprattutto, il loro amore per il viver nascosti.

2 - "COLLABORATE SULL'EVASIONE".
Beda Romano per "Il Sole 24 Ore"


Nonostante toni soffusi, una conferenza stampa congiunta tra il cancelliere, Angela Merkel, e il premier del Liechtenstein, Otmar Hasler, ha confermato ieri che le relazioni tra il Principato e la Germania restano tese. Il Governo tedesco ha intensificato le pressioni sul piccolo Stato alpino perché collabori nella lotta all'evasione fiscale.

«Ho detto chiaramente - ha spiegato il cancelliere dopo un incontro a Berlino con Hasler- che gli accordi già raggiunti tra Liechtenstein con gli Stati Uniti sono per noi, Paesi dell'Unione Europea, un modello di riferimento. Quanto è possibile con gli Stati Uniti dovrebbe esserlo anche con noi». Nel 2002 Washington è riuscita a strappare al Principato parziali eccezioni al segreto bancario del piccolo Stato alpino.

Le banche del Paese devono dichiarare al Fisco americano tutti gli investimenti effettuati dai cittadini statunitensi. «Quando guardiamo all'accordo anti-frode», attualmente negoziato con la Ue, «stiamo andando in questa direzione», ha risposto Hasler. I colloqui di ieri sono giunti dopo che negli ultimi due giorni Berlino e Vaduz si sono lanciati accuse reciproche sulla scia dello scandalo fiscale scoppiato in Germania alla fine della settimana scorsa. Molti contribuenti avrebbero evaso il Fisco depositando denaro nel Liechtenstein.

La Merkel ha esortato ieri il Paese a nuovi sforzi nella lotta all'evasione fiscale, affermando che tra le banche locali «vi è un certo incoraggiamento a violare le leggi» fiscali. Lo scontro giunge mentre è in discussione l'ingresso del Principato nella Zona Schengen: Die Welt riferiva ieri sera di voci, smentite ufficialmente, secondo le quali la Germania potrebbe mettere il veto. Il cancelliere ha sottolineato di non voler «prendere troppo seriamente» le recenti dichiarazioni del principe Alois von und zu Liechtenstein, che due giorni fa ha parlato di «attacco» nei confronti del suo Paese per le critiche tedesche al segreto bancario del Principato.

L'anno elettorale sta riscaldando gli animi in Germania. E lo scandalo fiscale è diventato un'arma di politica interna. In un'intervista a Stern, il presidente del partito socialdemocratico, Kurt Beck, ha detto che se il Liechtenstein non dovesse rispondere alle pressioni tedesche, la Germania dovrebbe introdurre sanzioni contro il Principato.


Dagospia 21 Febbraio 2008