ALICAOS - DOVEVA ESSERE LA DISFATTA DI BERLUSCONI, È IL NAUFRAGIO DELLA CGIL - L'ECCEZIONALE CAPACITÀ DELL'OPPOSIZIONE DI FARSI DEL MALE DA SÉ ANCHE QUANDO POTREBBE FARNE AL GOVERNO.
Laura Cesaretti per Il Velino.it
Alla fine, Guglielmo Epifani ha dovuto trovare un modo per uscire dall'angolo in cui si era cacciato, con la sua mossa "autolesionista", come la descrive oggi Antonio Polito sul RIFORMISTA. Che sottolinea l'eccezionale capacità dell'opposizione di farsi del male da sé anche quando potrebbe farne al governo.
In effetti, per quanto Epifani e vari esponenti del Pd si affannino a denunciare divisioni nel governo (Letta e Matteoli sono corretti e disposti al dialogo, diceva ieri in tv il capo Cgil, ma Sacconi è cattivo e voleva farlo fallire), alla fine ad apparire diviso è proprio il Pd.
Epifani spiega che lui è disposto a cambiare atteggiamento e a tornare al tavolo perché adesso la trattativa non è più nelle mani di Berlusconi ma del commissario Fantozzi (scelto da Berlusconi, ma pazienza). Ma non è un caso che la sua retromarcia sia arrivata nello stesso giorno in cui Massimo D'Alema, con un'intervista al SOLE 24 ORE, benediva la cordata capeggiata da Colaninno, assicurando che il suo partito e il sindacato non vogliono certo "lavorare per lo sfascio"; nello stesso giorno in cui Francesco Rutelli chiedeva a gran voce che tra maggioranza e opposizione e tra i sindacati "cadano le barriere" e si collabori insieme per salvare Alitalia; nel giorno in cui Enrico Letta (ma persino Pierluigi Bersani) stigmatizzavano le scelte ostruzionistiche della Cgil.
Nel Pd, insomma, sembra essere prevalsa la linea di chi non vuole il muro contro muro e non persegue quel "tanto peggio tanto meglio" su cui, nei sospetti di molti, era proprio Veltroni a puntare, in asse con l'Epifani che rovesciava il tavolo. Ora, scrivono i giornali di oggi, la trattativa su Alitalia sembra riaprirsi.
Epifani continua ad evocare salvatori stranieri, a cominciare da Lufthansa. Ma se c'è un messaggio chiaro che "gli stranieri" hanno mandato è questo: nel nido di vipere sindacale che ha portato allo sfascio la compagnia di bandiera loro non vogliono mettere le mani.
Non hanno alcuna intenzione di avere a che fare con Aquila selvaggia e con hostess che non vogliono lavorare 100 ore al mese perché si stressano, con piloti che non salgono su un aereo da anni perché troppo occupati a incassare posti e privilegi per la categoria e con maestranze che urlano "banditi" ai propri compratori.
Quindi, o qualcuno (la cordata italiana) passa, possibilmente con i cingoli, sui dipendenti più viziati del mondo aereo e li mette in condizione di non nuocere ulteriormente, oppure gli "stranieri" non entrano neppure come soci di minoranza.
Dagospia 22 Settembre 2008
Alla fine, Guglielmo Epifani ha dovuto trovare un modo per uscire dall'angolo in cui si era cacciato, con la sua mossa "autolesionista", come la descrive oggi Antonio Polito sul RIFORMISTA. Che sottolinea l'eccezionale capacità dell'opposizione di farsi del male da sé anche quando potrebbe farne al governo.
In effetti, per quanto Epifani e vari esponenti del Pd si affannino a denunciare divisioni nel governo (Letta e Matteoli sono corretti e disposti al dialogo, diceva ieri in tv il capo Cgil, ma Sacconi è cattivo e voleva farlo fallire), alla fine ad apparire diviso è proprio il Pd.
Epifani spiega che lui è disposto a cambiare atteggiamento e a tornare al tavolo perché adesso la trattativa non è più nelle mani di Berlusconi ma del commissario Fantozzi (scelto da Berlusconi, ma pazienza). Ma non è un caso che la sua retromarcia sia arrivata nello stesso giorno in cui Massimo D'Alema, con un'intervista al SOLE 24 ORE, benediva la cordata capeggiata da Colaninno, assicurando che il suo partito e il sindacato non vogliono certo "lavorare per lo sfascio"; nello stesso giorno in cui Francesco Rutelli chiedeva a gran voce che tra maggioranza e opposizione e tra i sindacati "cadano le barriere" e si collabori insieme per salvare Alitalia; nel giorno in cui Enrico Letta (ma persino Pierluigi Bersani) stigmatizzavano le scelte ostruzionistiche della Cgil.
Nel Pd, insomma, sembra essere prevalsa la linea di chi non vuole il muro contro muro e non persegue quel "tanto peggio tanto meglio" su cui, nei sospetti di molti, era proprio Veltroni a puntare, in asse con l'Epifani che rovesciava il tavolo. Ora, scrivono i giornali di oggi, la trattativa su Alitalia sembra riaprirsi.
Epifani continua ad evocare salvatori stranieri, a cominciare da Lufthansa. Ma se c'è un messaggio chiaro che "gli stranieri" hanno mandato è questo: nel nido di vipere sindacale che ha portato allo sfascio la compagnia di bandiera loro non vogliono mettere le mani.
Non hanno alcuna intenzione di avere a che fare con Aquila selvaggia e con hostess che non vogliono lavorare 100 ore al mese perché si stressano, con piloti che non salgono su un aereo da anni perché troppo occupati a incassare posti e privilegi per la categoria e con maestranze che urlano "banditi" ai propri compratori.
Quindi, o qualcuno (la cordata italiana) passa, possibilmente con i cingoli, sui dipendenti più viziati del mondo aereo e li mette in condizione di non nuocere ulteriormente, oppure gli "stranieri" non entrano neppure come soci di minoranza.
Dagospia 22 Settembre 2008