A D'AMBROSIO NON PIACCIONO I "SOFRISMI" - "ORA PER SOFRI TUTTE LE COLPE DI CALABRESI SI RIDUCONO AL FATTO DI NON ESSERSI PRECIPITATO IN CORTILE A VEDERE COME STAVA PINELLI! UN BEL PASSO AVANTI!".
Maria Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"
«Se l'ho letto? Certo che l'ho letto. E che devo dire? Prendo atto con piacere che Adriano Sofri sia passato a considerare quello dell'anarchico Pinelli non più un omicidio volontario, ma un omicidio colposo. Chissà se con il tempo si farà convinto che non si trattò di omicidio né di suicidio, ma di un malore. A questo punto aspetto con curiosità di attendere il suo libro. Chissà...».
Il senatore del Pd, ex Procuratore di Milano, Gerardo D'Ambrosio, il magistrato che archiviò le indagini sulla morte dell'anarchico, commenta così un articolo di Sofri pubblicato ieri dal Riformista in cui l'ex leader di Lotta Continua si difende: «Che cosa vuol dire che c'è una lobby interessata a sostenere che Pinelli fu assassinato?» si chiede, in risposta ad un'intervista dello stesso D'Ambrosio. Sofri sta scontando una condanna definitiva come mandante dell'assassinio del commissario di Polizia, Luigi Calabresi, accusato dalla sinistra extraparlamentare e da Lc in particolare di essere il responsabile della morte dell'anarchico.
Ma oggi a più di trent'anni di distanza Sofri ribalta la radicata convinzione di quegli anni: «Io, per esempio - scrive - dubito fortemente che Pinelli sia stato assassinato». Quanto alle affermazioni di Licia Pinelli, moglie dell'anarchico, che sostiene che suo marito non si è suicidato, Sofri aggiunge che «ha ripetuto i suoi pensieri non dopo che io ho «riaperto» il caso, bensì in un colloquio destinato a essere pubblicato in libro, dunque avvenuto parecchi mesi fa».
«Non ci resta che attendere il libro - ribadisce un po' ironico D'Ambrosio - perché vorrei evitare che questa storia diventi una telenovela a puntate. Vede - continua D'Ambrosio - nell'articolo di Sofri di ieri tutte le colpe di Calabresi si riducono al fatto di non essersi precipitato in cortile a vedere come stava Pinelli! Un bel passo avanti!».
«Ma questo - commenta l'ex Procuratore - è un comportamento penalmente irrilevante e che semmai è indizio del fatto che il commissario non era responsabile della caduta dell'anarchico, e soprattutto del suo presunto omicidio. Se uno fa volare qualcun altro dalla finestra, magari cercherà di accertarsi di persona se la vittima è sopravvissuta, non fosse altro perché può parlare, accusandolo». Calabresi ha reagito in un altro modo, andando a parlare con i suoi superiori: «E allora? non è una colpa».
D'Ambrosio ribadisce anche che la vedova Pinelli ha perfettamente ragione ad essere certa che il marito non si è suicidato «perché non ne aveva alcun motivo, dal momento che era del tutto estraneo agli attentati attribuiti agli anarchici».
Dagospia 23 Settembre 2008
«Se l'ho letto? Certo che l'ho letto. E che devo dire? Prendo atto con piacere che Adriano Sofri sia passato a considerare quello dell'anarchico Pinelli non più un omicidio volontario, ma un omicidio colposo. Chissà se con il tempo si farà convinto che non si trattò di omicidio né di suicidio, ma di un malore. A questo punto aspetto con curiosità di attendere il suo libro. Chissà...».
Il senatore del Pd, ex Procuratore di Milano, Gerardo D'Ambrosio, il magistrato che archiviò le indagini sulla morte dell'anarchico, commenta così un articolo di Sofri pubblicato ieri dal Riformista in cui l'ex leader di Lotta Continua si difende: «Che cosa vuol dire che c'è una lobby interessata a sostenere che Pinelli fu assassinato?» si chiede, in risposta ad un'intervista dello stesso D'Ambrosio. Sofri sta scontando una condanna definitiva come mandante dell'assassinio del commissario di Polizia, Luigi Calabresi, accusato dalla sinistra extraparlamentare e da Lc in particolare di essere il responsabile della morte dell'anarchico.
Ma oggi a più di trent'anni di distanza Sofri ribalta la radicata convinzione di quegli anni: «Io, per esempio - scrive - dubito fortemente che Pinelli sia stato assassinato». Quanto alle affermazioni di Licia Pinelli, moglie dell'anarchico, che sostiene che suo marito non si è suicidato, Sofri aggiunge che «ha ripetuto i suoi pensieri non dopo che io ho «riaperto» il caso, bensì in un colloquio destinato a essere pubblicato in libro, dunque avvenuto parecchi mesi fa».
«Non ci resta che attendere il libro - ribadisce un po' ironico D'Ambrosio - perché vorrei evitare che questa storia diventi una telenovela a puntate. Vede - continua D'Ambrosio - nell'articolo di Sofri di ieri tutte le colpe di Calabresi si riducono al fatto di non essersi precipitato in cortile a vedere come stava Pinelli! Un bel passo avanti!».
«Ma questo - commenta l'ex Procuratore - è un comportamento penalmente irrilevante e che semmai è indizio del fatto che il commissario non era responsabile della caduta dell'anarchico, e soprattutto del suo presunto omicidio. Se uno fa volare qualcun altro dalla finestra, magari cercherà di accertarsi di persona se la vittima è sopravvissuta, non fosse altro perché può parlare, accusandolo». Calabresi ha reagito in un altro modo, andando a parlare con i suoi superiori: «E allora? non è una colpa».
D'Ambrosio ribadisce anche che la vedova Pinelli ha perfettamente ragione ad essere certa che il marito non si è suicidato «perché non ne aveva alcun motivo, dal momento che era del tutto estraneo agli attentati attribuiti agli anarchici».
Dagospia 23 Settembre 2008