ALICAOS - DAL "LODO FANTOZZI" RESTA FUORI AIR ONE BY TOTO (1 MLD DI DEBITO): QUINDI, MENO ESUBERI PER ALITALIA - C'È LA SENSAZIONE CHE IL GOVERNO NON VOGLIA OFFERTE MIGLIORATIVE DAGLI STRANIERI.

Gianni Dragoni per "Il Sole 24 Ore"

Air One resta fuori dalla nuova procedura di vendita dell'Alitalia. In questa sorta di «piano B» varato dal commissario Augusto Fantozzi, con un invito pubblico che dà appena dieci giorni di tempo per presentare manifestazioni d'interesse per l'Alitalia o rami d'azienda, è esclusa dal perimetro la società di Carlo Toto.

Una novità non di poco conto poiché questa compagnia, secondo il progetto Fenice della cordata italiana Cai, doveva essere integrata con l'azienda pubblica. Ma nel nuovo round non poteva che essere così, poiché Air One è una società privata sulla quale non esercita un ruolo Fantozzi, nominato dal Governo per tentare di ricollocare, con una procedura affatto speciale, l'attivo dell'Alitalia, lasciando i debiti sulle spalle dello Stato, dei creditori e azionisti.

La nuova prospettiva aumenta gli interrogativi sul futuro delle attività di Toto nel trasporto aereo, contenute nella scatola Ap Holding, con circa 3mila dipendenti. L'indebitamento complessivo è superiore al miliardo di curo (su un fatturato di 800 milioni circa) ed Air One ha ricevuto l'intimazione da sette aeroporti italiani a saldare gli arretrati: solo la Sea di Milano ha chiesto il pagamento di circa 21 milioni.

Così impostata, la gara potrebbe portare un maggior interesse per Alitalia L'esclusione di Air One dal perimetro rende meno acuto il problema degli esuberi. Nel piano Cai l'elevato numero degli esuberi Alitalia (circa 7mila effettivi) teneva conto della necessità di inglobare nel nuovo gruppo i 3mila dipendenti di Air One ed Eas (handling), impiegati su rotte e attività sovrapposte ad Alitalia.

Autorevoli esperti che seguono questo calvario si chiedono se l'apertura della procedura decisa da Fantozzi sia sostanziale o piuttosto di facciata, analizzando 'invito a presentare manifestazioni d'interesse reso pubblico ieri. Invito un po' tardivo. Fantozzi è in carica dal 29 agosto. Ma fino a pochi giorni fa ha escluso di essere obbligato a fare, una gara, prendendo in considerazione un'unica offerta, la cordata italiana sorta con l'appoggio del Governo e del suo advisor, Intesa Sanpaolo. Nel frattempo, le riserve di liquidità della compagnia si sono assottigliate.



Perfino il presidente dell'Enac, Vito Riggio, finora tollerante sulla crisi finanziaria, ha fatto la voce grossa intimando a Fantozzi di presentargli un piano entro dopodomani, pena la revoca della licenza di volo. In realtà, è improbabile che sia Riggio a girare l'interruttore e a fermare i 140 aerei dell'Alitalia. Fantozzi ha dato tempo fino al 30 settembre per presentare manifestazioni d'interesse a «chiunque sia in grado di garantire la continuità nel medio periodo del servizio di trasporto, la rapidità dell'intervento nonché il rispetto dei requisiti previsti dalla legislazione nazionale».

È lecito attendersi, a meno che qualche creditore non perda la pazienza (come ha fatto l'ente aeroportuale israeliano, che ha bloccato conti e beni della compagnia per un debito di 350mila euro), che fino ai primi di ottobre si continui a lavorare per una soluzione. Air France-Klm e Lufthansa, come qualche aggressivo fondo di private equity, stanno alla finestra. Sono interessate ad Alitalia, soprattutto adesso che sono ammesse offerte dirette solo all'attivo o a parti del gruppo, escludendo debiti ed esuberi.

È difficile però che questi soggetti escano allo scoperto se non avranno la sensazione che una loro offerta per la polpa buona senza i debiti (come quella presentata dalla Cai) possa essere presa in considerazione dal Governo. Negli ultimi giorni sia il premier Silvio Berlusconi sia altri ministri hanno escluso la possibilità di un interesse di vettori stranieri.

Questo atteggiamento ingenera la sensazione che non vi sia una reale disponibilità politica ad accogliere offerte migliorative e che si continui a puntare sulla cordata Cai, con un lavoro di persuasione sulla Cgil, condotto anche da esponenti del Pd, accompagnato da qualche ritocco all'offerta e modifiche nell'azionariato. Diversi soci della Cai hanno accolto come una liberazione il no sindacale per votare il ritiro.

Sul piano tecnico, il giurista Piero Schlesinger, che con altri accademici aveva sollecitato Fantozzi a chiedere offerte in modo trasparente al mercato, ritiene «insoddisfacente» l'ultima mossa del commissario. «Si è già perso tempo, ma adesso non si è fatto un passo avanti. Tra altre carenze, nell'invito a offrire non c'è l'indicazione dei criteri in base ai quali verranno valutate le offerte». Alcuni si chiedono chi ci sia dietro Schlesinger. «Non c'è nessuno, né interessi politici né commerciali. Sono opinioni di un libero cittadino in relazione alla gestione della cosa pubblica», ribatte il giurista milanese.



Dagospia 23 Settembre 2008