MOSCA DA BERE - L'IRRESISTIBILE ASCESA DI MIKHAIL PROKHOROV, L'UOMO PIÙ LIQUIDO DI RUSSIA: UNA FORTUNA DI 23 MLD $ - C'è LA CRISI FINANZIARIA? E LUI COMPRA IL 50% DI RENAISSANCE CAPITAL (500 MLN $).
Leonardo Maisano per "Il Sole 24 Ore"
Lo scapolo d'oro di Russia, gran ballerino e tombeur de femme nella Mosca da bere dell'era Medvedev ha mostrato gli artigli e tirato la zampata. Mentre i suoi colleghi oligarchi si riprendevano appena dalla più dolorosa settimana sui mercati finanziari russi dell'ultimo decennio, Mikhail Prokhorov, 43 anni, ha acquistato la metà di Renaissance Capital, maggiore banca d'affari russa. A prezzi di realizzo. L'uomo più liquido di Russia ha pagato cinquecento milioni di dollari il 50% di un istituto che un anno fa era conteso da Vtb bank - la seconda banca del Paese, a controllo statale - a un multiplo del costo attuale. Vtb non riuscì a chiudere l'operazione pur avendo valutato RenCap 4 miliardi di dollari.
E lo shopping per l'oligarca ballerino, probabilmente, non finisce qui. In aprile ha concluso la cessione della sua quota (25%) del colosso minerario Norilsk nickel dopo una lunga diatriba con il partner Vladimir Potanin. Da allora si calcola che Prokhorov abbia mezzi liquidi per almeno dieci miliardi di dollari. «Nei giorni scorsi - commenta Sergiei Gurev economista e rettore della New Economic School di Mosca - i titoli delle maggiori imprese russe sono arrivati a quotazioni davvero stracciate. Anche per questo abbiamo visto imprenditori comperare sul mercato pacchetti di titoli di società che già controllavano». In alcuni casi il prezzoutile non superava quota cinque. Alexander Lebedev, maggior azionista privato di Aeroflot è stato fra i primi ad arrotondare con un altro 5% la propria partecipazione nella compagnia di bandiera.
Prokhorov ha fatto qualche cosa di diverso. S'è mosso in un settore, quello finanziario, che in Russia ha mostrato margini di incertezza più ampi che altrove. La crisi del credito ha svelato a Mosca una fragilità inattesa, con i mercati precipitati ai minimi di sempre nonostante le iniezioni di liquidità della Banca centrale e soprattutto i crediti a tre mesi del Governo. Ieri il ministro delle Finanze Alexei Kudrin ha aggiunto altri 24 miliardi di dollari al paccheto da 130 miliardi fino ad ora immessi nel sistema russo. Mezzi dati nella stragrande maggioranza alle tre banche pubbliche (Sberbank, Vtb e Gazprombank) ma che non sono filtrati con facilità agli altri istituti.
A farne le spese per primo è stato Kit Finance la cui debolezza era apparsa subito evidente, mentre su Renaissance non sembrava ci fossero timori particolari. Un punto che Stephen Jenkins, neozelandese, 48 anni, fondatore, azionista e Ceo di Renaissance ha sottolineato anche ieri. «Non abbiamo esposizioni,non faremo svalutazioni, non siamo zavorrati da toxic debt. La verità è che le regole planetarie delle banche d'affari sono state riscritte».
E allora ben venga l'oligarca di ritorno, quel Mikhail Prokhorov che con una fortuna personale di 23 miliardi di dollari, quinto uomo più ricco di Russia, rientra con il suo Onexim Group nella banca di Jenkins. Nel 1997, infatti, RenCap e Mfk-braccio finanziario di Norilsk nickel - unirono le loro attività per poi separarsi dopo il default russo del 1998. Questa volta, Prokhorov, promette che sarà una storia diversa e che la nuova partnership consentirà a Renaissance di dominare la concorrenza. Sarà azionista importante ma non il dominus. Renaissance Group, con Stephen Jenkins, avrà l'altra metà più un'azione di RenCap e nominerà la maggioranza dei membri del board.
Con Prokhorov la banca avrà, soprattutto, capitali freschi. Il nome dell'oligarca, allampanato, con uno spiccato sense of humor, lontano dal prototipo del businessman russo massiccio e nero vestito, è sempre avvicinato alle maggiori operazioni finanziarie o immobiliari. Doveva essere lui l'acquirente della Leopolda, la mitica tenuta di Cap Ferrat appartenuta a Gianni Agnelli. Notizia smentita dal diretto interessato. Che, con la Francia, è ancora un po' seccato. Si è risentito molto dopo lo sgarbo delle autorità francesi che nel gennaio 2007 scagliarono il suo nome sulle prima pagine di tutti i giornali del mondo. Fu, brevemente, trattenuto dalla polizia di Courchevel con l'accusa di sfruttamento della prostituzione. Un "festa" fra amici con qualche amica di elastica moralità era stata scambiata per racket del sesso.
Prokhorov masticò amaro e da allora ha sempre cercato di dimenticare la disavventura. Ci ha messo un anno buono quando, chiusa l'operazione Norilsk Nickel, s'è consolato con una pila di miliardi. Ora, anche per lui, è arrivato l'istante del ritorno in scena. A prezzi di "saldo".
Dagospia 23 Settembre 2008
Lo scapolo d'oro di Russia, gran ballerino e tombeur de femme nella Mosca da bere dell'era Medvedev ha mostrato gli artigli e tirato la zampata. Mentre i suoi colleghi oligarchi si riprendevano appena dalla più dolorosa settimana sui mercati finanziari russi dell'ultimo decennio, Mikhail Prokhorov, 43 anni, ha acquistato la metà di Renaissance Capital, maggiore banca d'affari russa. A prezzi di realizzo. L'uomo più liquido di Russia ha pagato cinquecento milioni di dollari il 50% di un istituto che un anno fa era conteso da Vtb bank - la seconda banca del Paese, a controllo statale - a un multiplo del costo attuale. Vtb non riuscì a chiudere l'operazione pur avendo valutato RenCap 4 miliardi di dollari.
E lo shopping per l'oligarca ballerino, probabilmente, non finisce qui. In aprile ha concluso la cessione della sua quota (25%) del colosso minerario Norilsk nickel dopo una lunga diatriba con il partner Vladimir Potanin. Da allora si calcola che Prokhorov abbia mezzi liquidi per almeno dieci miliardi di dollari. «Nei giorni scorsi - commenta Sergiei Gurev economista e rettore della New Economic School di Mosca - i titoli delle maggiori imprese russe sono arrivati a quotazioni davvero stracciate. Anche per questo abbiamo visto imprenditori comperare sul mercato pacchetti di titoli di società che già controllavano». In alcuni casi il prezzoutile non superava quota cinque. Alexander Lebedev, maggior azionista privato di Aeroflot è stato fra i primi ad arrotondare con un altro 5% la propria partecipazione nella compagnia di bandiera.
Prokhorov ha fatto qualche cosa di diverso. S'è mosso in un settore, quello finanziario, che in Russia ha mostrato margini di incertezza più ampi che altrove. La crisi del credito ha svelato a Mosca una fragilità inattesa, con i mercati precipitati ai minimi di sempre nonostante le iniezioni di liquidità della Banca centrale e soprattutto i crediti a tre mesi del Governo. Ieri il ministro delle Finanze Alexei Kudrin ha aggiunto altri 24 miliardi di dollari al paccheto da 130 miliardi fino ad ora immessi nel sistema russo. Mezzi dati nella stragrande maggioranza alle tre banche pubbliche (Sberbank, Vtb e Gazprombank) ma che non sono filtrati con facilità agli altri istituti.
A farne le spese per primo è stato Kit Finance la cui debolezza era apparsa subito evidente, mentre su Renaissance non sembrava ci fossero timori particolari. Un punto che Stephen Jenkins, neozelandese, 48 anni, fondatore, azionista e Ceo di Renaissance ha sottolineato anche ieri. «Non abbiamo esposizioni,non faremo svalutazioni, non siamo zavorrati da toxic debt. La verità è che le regole planetarie delle banche d'affari sono state riscritte».
E allora ben venga l'oligarca di ritorno, quel Mikhail Prokhorov che con una fortuna personale di 23 miliardi di dollari, quinto uomo più ricco di Russia, rientra con il suo Onexim Group nella banca di Jenkins. Nel 1997, infatti, RenCap e Mfk-braccio finanziario di Norilsk nickel - unirono le loro attività per poi separarsi dopo il default russo del 1998. Questa volta, Prokhorov, promette che sarà una storia diversa e che la nuova partnership consentirà a Renaissance di dominare la concorrenza. Sarà azionista importante ma non il dominus. Renaissance Group, con Stephen Jenkins, avrà l'altra metà più un'azione di RenCap e nominerà la maggioranza dei membri del board.
Con Prokhorov la banca avrà, soprattutto, capitali freschi. Il nome dell'oligarca, allampanato, con uno spiccato sense of humor, lontano dal prototipo del businessman russo massiccio e nero vestito, è sempre avvicinato alle maggiori operazioni finanziarie o immobiliari. Doveva essere lui l'acquirente della Leopolda, la mitica tenuta di Cap Ferrat appartenuta a Gianni Agnelli. Notizia smentita dal diretto interessato. Che, con la Francia, è ancora un po' seccato. Si è risentito molto dopo lo sgarbo delle autorità francesi che nel gennaio 2007 scagliarono il suo nome sulle prima pagine di tutti i giornali del mondo. Fu, brevemente, trattenuto dalla polizia di Courchevel con l'accusa di sfruttamento della prostituzione. Un "festa" fra amici con qualche amica di elastica moralità era stata scambiata per racket del sesso.
Prokhorov masticò amaro e da allora ha sempre cercato di dimenticare la disavventura. Ci ha messo un anno buono quando, chiusa l'operazione Norilsk Nickel, s'è consolato con una pila di miliardi. Ora, anche per lui, è arrivato l'istante del ritorno in scena. A prezzi di "saldo".
Dagospia 23 Settembre 2008