alessandro barbero

RITRATTONE AL VETRIOLO DI QUEL TUTTOLOGO PREZZEMOLONE DI ALESSANDRO BARBERO BY PIROSO – EX PREMIO STREGA 1996, IL PROF, LANCIATO DA ALDO BUSI, RIEMPIE I PALAZZETTI E SPOPOLA SUL WEB PASSANDO DA CARLO MAGNO AL SUSHI - FIRMÒ LA LETTERA CONTRO BENEDETTO XVI ALL’UNIVERSITÀ E COCCOLA I COMPAGNI DI ASKATASUNA (“I CENTRI SOCIALI SONO UNA RICCHEZZA”) – L’ATTACCO VOLGARE A GIAMPAOLO PANSA: “SOLO L’IDEA DI PRENDERE IN MANO UN SUO LIBRO MI FA VENIRE IL RIGURGITO” – PIROSO: “MEGLIO UN PANSA CAPACE DI INOLTRARSI NEI SUOI E NOSTRI LUOGHI OSCURI, CHE CENTO BARBERO PIGRAMENTE ADAGIATI, TRA UNA CONFERENZA SUL KEBAB E UNA LECTIO MAGISTRALIS SUGLI ACCOPPIAMENTI "BIBLICI" DEI MONACI TIBETANI, SU PRESUNZIONE, FRASI FATTE E LUOGOCOMUNISMO DA SOCIAL” - VIDEO

 

 

Antonello Piroso per “La Verità” - Estratti

 

alessandro barbero

Cognome e nome: Barbero Alessandro. Aka - conosciuto anche come - Barbero & Champagne. Premio Strega 1996 per Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo (650 pagine, Mondadori 1995). 1994. A caccia di un editore, recapita le prime 50 pagine agli addetti ai lavori. Gli risponde Aldo Busi, in brodo di giuggiole: «Questo è il libro sul Settecento di Umberto Eco. Se Eco sapesse scrivere!» (provocazione che l’autore de Il nome della rosa ovviamente ignorò).

 

«L’incontro con l’autore di Cazzi e canguri (pochissimi i canguri) è stato una sorta di accelerazione vitale per il filiforme professorino torinese», così Mirella Appiotti in un Tuttolibri del 1995. Busi lo fa convocare a Segrate, quartier generale Mondadori. Con un diktat: «Non si deve tagliare neppure una riga, bisogna pagare bene». Quanto? 100 milioni di lire di anticipo e il 15% di diritti. Una cifra monstre, quanto la lunghezza del romanzo. Chiudono a meno, «ma la partenza è comunque alta».

 

in viaggio con barbero 5

Buon per lui. 2008. Il suo nome si ritrova tra i firmatari del manifesto, promosso da Angelo d’Orsi, di solidarietà ai 67 professori critici per l’invito della Sapienza a papa Benedetto XVI in occasione dell’apertura dell’anno accademico.

 

Febbraio 2024, alla Stampa: «Torino fa bene a salvare Askatasuna, bene comune. I centri sociali sono una ricchezza». Perché? «Promuoverli è un esercizio in perfetta combinazione con l’essenza di una democrazia liberale: la convivenza tra diversità». Interessante. Askatasuna sì, Ratzinger no. Forse perché troppo «diverso», vai a sapere. Barbero. Insigne studioso del medioevo, già docente all’università degli studi del Piemonte Orientale di Vercelli. Per questo ospite chez Piero Angela a Superquark (hanno anche firmato un libro insieme:

 

 

alessandro barbero

(...)

Una rockstar della parola, altra etichetta abusata, anche per altri. Certo, bisognerebbe sempre tenere a mente la strofa di Lucio Battisti e Giulio Rapetti Mogol, «l’applauso per sentirsi importante / senza domandarsi: per quale gente?», ma non mischiamo la cultura «alta» con citazioni pop «basse». «Barbero superstar» (aridanga), titolo della Stampa del 27 febbraio 2024.

 

Sommario: «Gli studenti del liceo Alfieri l’hanno invitato per un dialogo su storia e attualità nella giornata di autogestione, selfie e autografi». «Cosa fa di diverso dai suoi colleghi per essere così amato?», è la ficcante domanda di uno, al cospetto del suo influencer preferito.

 

«Il docente ha la risposta pronta: “Sono più bravo degli altri”. Risate in sala», davanti alla vanità dissimulata da autoironia. E infatti la cronaca continua così: «Aggiunge Barbero: “Mostro la passione che provo, e mi piace stare sul palcoscenico”», maddai, chi l’avrebbe sospettato. «Ultima domanda, una studentessa:

 

alessandro barbero in piazza a torino

“Abbiamo parlato di Carlo Magno, ma lei cosa mangia a colazione?”», che neppure Barbara D’Urso ai tempi. «Speck e formaggio, e poi tè con biscotti», e mancava gli chiedessero la ricetta per fare un’ottima bagna càuda. Che non è una battuta. Rimiratelo su YouTube all’università di scienze gastronomiche di Pollenzo (Bra, Cuneo), dove nel giugno 2024 ha intrattenuto l’uditorio sul... sushi.

 

Effetto dell’autoreferenzialità del sistema mediatico: tu ti affermi come eccellenza in un campo, cominci a essere «seguito», e poi ti cercano a destra e a manca come oracolo in grado di affrontare qualsiasi materia. Facendo lo slalom tra i titoli dei suoi video in Rete: «La storia dei cognomi». «L’esistenza di Gesù». «La guerra civile americana». «La peste nera». «L’autunno caldo».

 

maurizio landini alessandro barbero

«La vita sessuale del clero medievale». «La guerra di Troia». «Auschwitz». «Perché Russia e Ucraina si odiano». «Richard Sorge, nome in codice Ramsey, spia dei sovietici». «Il conflitto delle Fakland». «Il regno di Israele non è mai esistito». «Perché le guerre fanno bene solo agli Usa?». «Michail Bulgakov». «Madre Teresa di Calcutta». «La crisi finanziaria francese come causa della Rivoluzione». «Le Brigate Rosse e Aldo Moro». «Le streghe di Salem». «Il denaro e le donne» (eh?!?). «Come ragionano gli italiani?». Insomma: Barbero Laqualunque.

 

Dai toni però sempre vagamente esagitati, che lo rendono autorevole alle orecchie degli adepti. Non rompete il ca**o al professor Barbero: contro di lui non avete speranze, mi provocherebbe a questo punto l’estensore dell’articolo così titolato sul sito Mowmag.com.

 

Incipit fulminante: «Chiunque si metta in testa di attaccare Barbero dovrebbe semplicemente mettere in conto che farlo equivale a tamponare una macchina ferma al semaforo rosso: ti fai male, distruggi l’auto e alla fine devi pure pagare la multa. Sei scemo tre volte», certificando così che il prossimo step che attende l’Indiscutibile è la beatificazione («nessuno tocchi Barbero» suona comunque stravagante in un Paese in cui si fanno le pulci ai discorsi di Sergio Mattarella, e financo alle prime esternazioni di Leone XIV, ma tantè).

 

in viaggio con barbero 6

Che c’è di male nel dotto eclettismo barberiano? Nulla. Se non che pare di trovarsi davanti a un erudito juke-box. Schiacci un tasto, e lui ti canta il ritornello che va per la maggiore. Per esempio: «no al riarmo», come ribadito - con un video presentato nientepopodimeno che da Giuseppe Conte (me cojoni) - alla piazza convocata con tale slogan il 5 aprile scorso, con Lady Roccaraso, la tiktoker Rita De Crescenzo, a spellarsi le mani.

 

E dire che nel 1995, da ex giovane iscritto alla Fgci (moi aussi) e sé dicente uomo di sinistra, sosteneva: «Sono con la contestazione contro la guerra. Tuttavia, da realista, mi sembra impensabile l’idea che si possa ipotizzare oggi uno Stato privo di una forza militare. Ecco: è il pacifismo totale, quello di estrema sinistra, che mi dà fastidio».

 

in viaggio con barbero 3

Vabbe’, ’a Piro’, ma cche t’ha fatto de male Barbero, porello..., sbotterebbero ora i miei sette lettori trasteverini. Ha portato un attacco volgare al mio mentore Giampaolo Pansa. In vita? Non mi risulta, il video è del 2022 e Pansa è scomparso nel 2020. Riferendosi a Il sangue dei vinti, e agli altri suoi libri «spregevoli», l’Intoccabile ha usato un linguaggio da bettola: solo l’idea di prenderne in mano uno gli fa venire «il rigurgito» (l’audio è sul Web).

 

«Non intendo spendere neppure mezz’ora del mio tempo» a sfogliare quella robaccia, singolare affermazione in bocca a un intellettuale, in teoria cultore della eterogeneità, in nome dei principi liberali evocati per Askatasuna di cui sopra. Ma vogliamo parlare delle sue scomposte illazioni?

in viaggio con barbero 6

 

In sintesi: Pansa era di sinistra, a cosa si deve la sua conversione? E poi: l’avrà mica fatto «cinicamente» per soldi? Dubbio insultante, cui si potrebbe obiettare: sa, Prof, non tutti sono pronti a salire su un palco o andare in tv per monetizzare la propria fama. Quando a Pansa fu messo in mano un assegno in bianco per andare a dirigere Il Giornale di Silvio Berlusconi, per dire, ringraziò per la stima Fedele Confalonieri, ma rifiutò. Perché «con la mia storia professionale non posso essere il direttore del vostro quotidiano».

 

PANSA

Barbero chiude con un altro sgangherato interrogativo: «A uno con i volumi di Pansa in bellavista sullo scaffale, chiederei: ma tu avresti preferito che avessero vinto quelli delle camere a gas?». Davanti a tale raffinata analisi non potevo che ritirarmi in buon’ordine. Con una granitica convinzione.

 

Meglio un Pansa capace di inoltrarsi nei suoi e nostri «luoghi oscuri», che cento Barbero pigramente adagiati - tra una conferenza sul kebab e una lectio magistralis sugli accoppiamenti «biblici» dei monaci tibetani - su presunzione, frasi fatte e luogocomunismo da social.

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