de benedetti

ACCORDO COL FISCO PER I DE BENEDETTI: "L'ESPRESSO" PAGHERA' 175 MILIONI - CON QUESTA TRANSAZIONE IL GRUPPO EVITA IL GIUDIZIO IN CASSAZIONE PER L'ELUSIONE DI IMPOSTE - IL CONTENZIOSO RISALE A 26 ANNI FA, QUANDO COMANDAVA "L’INGEGNERE"

Marcello Zacché per il Giornale

 

Si chiude con una maxi multa di 175 milioni una vicenda di elusione fiscale in origine a carico dell'Espresso dei De Benedetti, trascinatasi per ben 26 anni.

 

de benedetti

Allora, correva il 1991, il gruppo guidato da Carlo De Benedetti era impegnato nell'architettura finanziaria del ramo editoriale dopo la conclusione della guerra contro Silvio Berlusconi per la Mondadori.

 

Nel percorso di riorganizzazione e quotazione del gruppo Espresso l'Ingegnere effettuò una fusione: l'incorporazione dell'allora Repubblica con la Cartiera di Ascoli. Un'operazione sulla quale la Commissione tributaria di Roma contestò successivamente un'elusione fiscale, relativa ai benefici ottenuti e alle plusvalenze. Si aprì un contenzioso che ha portato, nel 2012, alla condanna in Appello con una multa da 225 milioni, lievitata per interessi fino agli attuali 388,6 milioni. Sui quali si doveva ancora esprimere la Cassazione, a cui i legali dell'Espresso avevano fatto ricorso.

 

Ebbene ieri si è appreso che Espresso e Fisco hanno raggiunto un accordo: il cda del gruppo editoriale Gedi «ha deliberato di avvalersi della facoltà offerta dal decreto» per chiudere la controversia. Gedi pagherà 175,3 milioni, di cui 70,1 entro lunedì, altri 70,1 entro il 30 novembre e 35,1 entro il 30 giugno.

 

Peccato che nel frattempo l'Espresso non è più solo della Cir dei De Benedetti: da qualche mese è operativa la fusione con Itedi (da cui è nata appunto Gedi) che ha ridotto la quota Cir dal 57 al 43%, con l'ingresso degli Agnelli (ex Stampa, 5%) e dei Perrone (ex Secolo XIX, 4,4%), che dunque si trovano a «partecipare», pure loro al multone. Cose che capitano, soprattutto se per venirne a capo c'è voluto un quarto di secolo.

CARLO DE BENEDETTI 3

 

In ogni caso con questo accordo il gruppo riconosce di aver eluso il Fisco, anche se il cda dichiara di aver accettato «pur ribadendo la propria convinzione quanto alla legittimità civilistico-tributaria dell'operazione». Hanno contato valutazioni sul rischio-Cassazione: un'eventuale sconfitta poteva essere molto peggio. Mentre questi 175,3 milioni, diluiti come si è detto, non creano grandi problemi al bilancio: il rapporto che guardano gli analisti, quello tra debito netto ed Ebitda (i margini), è pari a circa 2,5 volte. Un valore considerato ampiamente sostenibile nell'editoria.

 

Certo, l'Ingegnere e Gedi devono ringraziare l'ad Monica Mondardini che, in questi ultimi 8 anni, ha portato la posizione debitoria del gruppo Espresso da negativa per 300 milioni a positiva per 40, quale è quella attuale. In grado quindi di assorbire una multa così importante (per la quale non sono mai stati fatti accantonamenti in bilancio) senza particolari ansie. Anche se poi il verdetto arriverà dalla Borsa alla riapertura di lunedì. Di sicuro, se la giustizia «civilistico-tributaria» fosse arrivata prima rispetto a questi 26 anni, magari quando l'Espresso aveva 300 milioni di debiti, le cose potevano andare in maniera ben diversa e peggiore. La stessa fusione con Itedi sarebbe diventata difficile. Forse impossibile. Invece, ancora una volta, la giustizia ha detto bene ai De Benedetti.

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...