IL REALITY BPM - NELLA CASA (DEI MATTI) DI PIAZZA MEDA, DOPO L’USCITA DI PONZELLINI, LA BOCCIATURA DI ARPE, LA VITTORIA IN NOMINATION DI BONOMI, ARRIVA IL SILURO BANKITALIA CONTRO ENZO CHIESA: IL CONSIGLIO DI GESTIONE DEV’ESSERE COMPOSTO SOLO DA ESTERNI - LA LISTA VITTORIOSA CERCHERÀ DI FAR CAMBIARE IDEA ALLA THATCHER DI PALAZZO KOCH, ANNA MARIA TARANTOLA, ALTRIMENTI È PRONTA A LANCIARE SALVATORI O MODIANO…
Francesco Spini per "la Stampa"
Chi si aspettava, dopo l'assemblea della svolta al duale, un lunedì più tranquillo per Banca Popolare di Milano si sbagliava di grosso. Il caos, se possibile, è aumentato: l'attuale direttore generale Enzo Chiesa è a un passo dal lasciare la banca. Dopo la pubblicazione - pretesa dalla Consob - della lettera indirizzata da Banca d'Italia al nuovo presidente del consiglio di sorveglianza Filippo Annunziata è ormai chiaro che Chiesa non potrà diventare consigliere delegato.
I dipendenti soci, gli «Amici» insomma, rischiano di perdere il perno su cui poggiava l'intesa col finanziere Andrea Bonomi, pronto a guidare la banca coi suoi uomini, ma preoccupato per le sorti dell'aumento di capitale, legato al piano industriale firmato da Chiesa. E Bonomi ieri si sarebbe precipitato in Banca d'Italia per cercare una soluzione e avrebbe quindi tentato di convincere Chiesa a rimanere in banca come dg (e fuori dal consiglio di gestione) almeno per il tempo necessario ad accompagnare l'aumento di capitale.
Ma il manager sarebbe intenzionato a rifiutare forzature o soluzioni di ripiego. Pesa la durezza della missiva di Via Nazionale: «Alla luce delle criticità gestionali delineate dal sopralluogo ispettivo - vi si legge - e degli ulteriori elementi» emersi «nel corso del corrente mese di ottobre, la Banca d'Italia richiede, a presidio della sana e prudente gestione della Bpm, che i componenti del nuovo consiglio di gestione siano prescelti tra professionalità esterne, che non abbiano tra l'altro mai ricoperto in Bpm o nelle sue controllate incarichi di amministrazione, direzione o controllo, così da promuovere il definitivo superamento delle passate logiche gestionali».
Nonostante le offerte, dunque, Chiesa sarebbe pronto a chiedere la risoluzione consensuale del contratto. A meno che Bonomi e Annunziata (che tornerà dal Libano oggi) non trovino il modo di convincere Bankitalia a tornare sui propri passi. Missione impossibile, o quasi. A loro difesa invocano lo statuto, approvato col 98% dei voti dopo l'ok di Bankitalia, che non prevede «sacrifici» del genere. Sarebbero pronti a negoziare, concedendo un posto nel consiglio di gestione a un esponente delle minoranze (nella lista Messori però aumentano le defezioni) o intervenendo sugli eletti «sgraditi» a Bankitalia nel consiglio di sorveglianza.
Altra soluzione sarebbe quella di ottenere più tempo per l'aumento, e con l'aiuto di Bankitalia prorogare il consorzio di garanzia che scade il 31 del mese. Altrimenti si tratterà di trovare - in poco tempo: domani si riunisce il cds per eleggere il cdg - un banchiere che accetti un piano «al buio» per portare a casa l'aumento da 800 milioni. Molti intravedono l'uomo giusto in Carlo Salvatori, altri in Pietro Modiano che potrebbe comunque sedere nel cdg accanto a Bonomi (presidente), Dante Razzano e Davide Croff, in alternativa c'è Alessandro Foti. Il titolo tracolla in Borsa: -3,35%. La nottata non è ancora passata.





