
AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...
DAGOREPORT
Il pregevole ritrattone di Giuliano Amato by Piroso, pubblicato ieri dalla “Verità”, restituisce un affresco dettagliato del Dottor Sottile.
Una rassegna di luci, ombre, veleni altrui e meriti indiscutibili per uno dei grandi protagonisti della Prima Repubblica (ma anche della Seconda e della Terza).
Nell’articolo ci sono, però, alcuni passaggi storici che vanno meglio precisati.
1. Le elezioni politiche del 2001.
Scrive Piroso:
“nel 2000 riecco il Sottile capo del governo, dopo le dimissioni di Massimo D’Alema. Pronto a duellare, alle politiche del 2001, con Silvio Berlusconi.
Ma per fronteggiare il Cavaliere, che lo dardeggiava: «Lei scorrazzò nottetempo nei conti correnti dei cittadini», i sinistrati gli preferirono Francesco Rutelli. «E allora beccatevi Cicciobello» sbottò lui, (non) facendosene una ragione”.
Ciò che Piroso non scrive è che Walter Veltroni, allora kingmaker dell’alleanza di centrosinistra, caldeggiò la candidatura di “Cicciobello” Rutelli appigliandosi a dei fantomatici sondaggi che davano l’allora sindaco di Roma in vantaggio sul Cav. Peccato che, le rilevazioni fossero delle mezze patacche.
paolo baratta francesco rutelli giuliano amato giuseppe
2. La mancata elezione al Quirinale del 1999
Secondo Piroso a essere fatale fu un “non possumus” scattato per via dello “stigma craxiano”. In aggiunta alla “colpa” di essere stato l’eminenza grigia di Bettino, ci fu l’opposizione di Massimo D’Alema, che, incontrando gli altri leader per proporre la candidatura Amato, non rilevò grandi entusiasmi e preferì scaricare “Eta Beta” a favore del più “neutro” Ciampi.
3. Il mancato viaggio ad Hammamet
Scrive Piroso: “Amato non andò mai a trovare Craxi in Tunisia (per quanto Vauro lo disegnasse come «Giuliano Am-amet»).
Anche per questo, dal suo esilio/latitanza Craxi gli riservò parole al miele: «Professionista a contratto». «Vomitevole voltagabbana».
Un opportunista che «non può ergersi a giudice delle presunte malefatte del Psi, di cui porta per intero la sua parte di responsabilità. Io trattato alla stregua di gangster e condannato all’ergastolo. Guarda caso invece ad Amato, vicesegretario vicario del Psi impegnato nella gestione del partito, forte delle sue amicizie e altolocate protezioni non è toccato nulla di nulla».”
Silvio berlusconi giuliano amato
Semplicemente, Amato veniva già considerato un lacchè di craxi e, se fosse andato a incontrarlo in Tunisia, si sarebbe scavato la fossa da solo. Un comportamento forse cinico, ma politicamente comprensibile.
4. Il rapporto con Gianni De Gennaro
Ecco cosa scrive Piroso:
“Amato uomo di relazioni. Nel 2000, tra i primi atti del suo secondo governo, nominò - con consenso bipartisan- capo della Polizia il potentissimo prefetto Gianni De Gennaro […].
L’amarcord è utile per una circostanza: se nel luglio 2001 il G8 di Genova fece da sfondo alla guerriglia urbana e alla morte di Carlo Giuliani, le prove generali della «macelleria messicana» alla scuola Diaz si tennero alla caserma Raniero di Napoli in marzo, in occasione del Global Forum.
Presidente del consiglio: Amato. Ministro dell’Interno: il dem Enzo Bianco. Ma il precedente non è mai evocato.
Quando nel 2007 De Gennaro cesserà dall’incarico, lo ritroveremo al ministero dell’Interno come capo di gabinetto «in diretta collaborazione» con il ministro.
Chi? Toh: Amato. Che quando - seconda decade del secolo - lascerà la presidenza del Centro Studi Americani a Roma, mantenendone la qualifica onoraria, sarà sostituito. Da chi? Toh: De Gennaro. […]”.
WALTER VELTRONI GIULIANO AMATO
Va precisato che dopo il G8 di Genova, Gianni De Gennaro fu costretto alle dimissioni, primo capo della Polizia a farlo. Uno smacco enorme per un civil servant.
Quando, sei anni dopo, sarà chiamato come capo di gabinetto al Viminale, De Gennaro si ritrovò in un incarico più formale che sostanziale, visto che il super tecnico Amato non aveva bisogno dei suoi servigi. Fu più una mano tesa per un rientro nelle istituzioni.
Anche il passaggio citato da Piroso sull’avvicendamento tra i due alla guida del Centro Studi Americani manca di un dettaglio: nel 2013 Amato lasciò l’incarico per andare alla Corte Costituzionale. A “consigliargli” De Gennaro furono le autorità statunitensi, nello specifico l’FBI.
IL PAPABILE RIMASTO SENZA FEDE E SENZA COLLE
Antonello Piroso per “La Verità”
Cognome e nome: Amato Giuliano. 87 anni appena compiuti (auguri). In regalo, un’intervista del Giornale sul nuovo Papa.
Giusto: anche lui in fondo è sempre stato un papabile, ma per il Quirinale. Senza però conquistare mai la vetta del Colle.
Su Leone XIV si è intrattenuto da laico: «Non ho ricevuto, per dirla alla Blaise Pascal, la grazia. Ma l’apprezzamento, e forse l’invidia, resta», bontà sua.
Ammissione non inedita: «Sono convinto che la fede religiosa sia una qualità positiva, chi la possiede ha una passione d’amore, quindi una marcia in più», così con Stefania Rossini per L’Espresso del 6 marzo 2004.
Titolo della conversazione «sentimentale»: «Non sarò bello ma piaccio».
«Avendo un alto concetto di me, ritengo di essere il solo giudice della mia persona».
Ma anche della costituzionalità delle leggi di Stato e Regioni, come membro della Consulta dal 2013 e presidente della stessa da gennaio a settembre 2022.
Amato, «ch’a nullo amato amar perdona»: «Ho una grande passione per etica e verità».
È questo a non renderlo «amabile»?
«Amato non è amato», copy creativo di Romano Prodi.
«Il sentimento che questo rampollo genera è il rovescio del suo cognome. Il contrario delle cucine Scavolini», Luigi Pintor del Manifesto.
«Amato per il 33% è di Bettino Craxi, per il 33 di Gianni Agnelli e per il rimanente 33 di Carlo De Benedetti», malignità di un «compagno» senza nome «davanti alla quale non batté ciglio» (così Giampaolo Pansa in Tipi sinistri).
Insomma: Amato un tipo coerente e tutto d’un pezzo, un hombre vertical?
O un super-vissuto alla Vasco Rossi, abile a passare indenne tra le turbolenze della Prima Repubblica, uomo-ombra di Craxi, ma anche della Seconda?
Versatilità che gli ha fruttato nomignoli e soprannomi.
Richelieu.
Mazarino.
Topolino.
Eta Beta, il suo preferito. Che si guadagnò - così Gian Antonio Stella in Avanti Popolo, Rizzoli 2006 - «spiegando come immaginava il partito del futuro: “un grande cervello, un corpo esile, una tasca da cui esce fuori una risposta per ogni bisogno”».
Per tutti, il dottor Sottile.
Appellativo appioppatogli da Eugenio Scalfari.
Prendendolo da una commedia seicentesca di Ben Jonson, protagonista un alchimista truffatore che non si limita a raggirare il prossimo, ma ricorre a qualsiasi espediente pur di soddisfare la propria avidità. Finendo per essere «sopraffatto dalla complessità dei suoi intrighi».
In Invano (Feltrinelli, 2018) Filippo Ceccarelli fa invece risalire la primogenitura alla Costituente, omaggio alla sagacia giuridica del comunista Umberto Terracini.
L’interessato non ha comunque mai gradito: «Se i giornalisti prendessero atto dello stupore che quell’incallito stereotipo fa emergere ogni volta che ci si accorge che ho cuore e passioni, ne sarei umanamente felice».
Amato aderì al Psi negli anni Cinquanta. Lo mollò quando il Psi si unì alla Dc, nel primo centrosinistra. Passò al Psiup, il Partito socialista italiano di unità proletaria.
Poi l’acronimo significò «Partito scomparso in un pomeriggio», quello delle politiche del 1972 (zero seggi).
Sicché Amato rientrò nel Psi.
Antonio Giolitti se lo portò al ministero del Bilancio, come capo - a 35 anni - dell’ufficio legislativo.
Era il 1973, il governo era presieduto dal dc Mariano Rumor, segno evidente che Amato - sulle «convergenze parallele» con lo scudocrociato - non aveva più riserve mentali.
Da lì, un crescendo.
Nel partito, fino alla carica di vicesegretario unico (con Craxi).
E a Palazzo Chigi, sottosegretario della presidenza del Consiglio, 1983-1987 (sempre con il leader socialista).
Quindi ministro del Tesoro con Giovanni Goria prima, e Ciriaco De Mita poi.
Infine premier nel 1992, dopo la caduta del muro di Bettino.
Agendo con il favore delle tenebre, l’11 luglio il suo governò approvò una manovra da 93.000 miliardi di lire, con un decreto legge da 30.000, deliberando il prelievo forzoso del 6 per 1.000 su tutti i depositi bancari.
Le indimenticabili mani nelle tasche degli italiani.
«Il Paese non aveva più soldi in cassa. Non avevamo niente.
N-i-e-n-t-e», ha scandito al Corriere della Sera lo scorso 30 settembre Andrea Monorchio, allora ragioniere generale dello Stato.
Confessando la sua contrarietà alla misura: «Ci voleva coraggio per prenderla, il giorno dopo avresti avuto l’Italia contro. E così fu».
Amato mise tutti davanti al fatto compiuto.
Ministri.
Capo dello Stato.
Governatore di Bankitalia (Carlo Azeglio Ciampi, che s’imbufalì).
L’intervento sul prelievo non fu neppure verbalizzato.
E non è agli atti perché «per non menzionarlo, il premier si trincerò dietro una sorta di scioglilingua e passò avanti».
Giuliano Amato assediato dai giornalisti
Vabbè: a mali estremi, estremi rimedi.
Pure una supercazzola.
O la vaselina, distribuita da alcuni buontemponi deputati leghisti a Montecitorio in flaconcini realizzati ad hoc: «La crema del dottor Sottile. Nuova ricetta del dottor Amato».
Con tanto di «bugiardino»: «In caso di stangate e superstangate, per alleviare il dolore delle irritazioni. Uso esterno.
Esente da ticket».
Un esecutivo nato in pieno tsunami di Tangentopoli, con l’apocalisse dei conti pubblici e il tracollo dei partiti, non poteva durare tanto.
«Basta, me ne vado, non ci sto a presiedere un governo che tutti considerano una sputacchiera» si sfogò lui.
bettino craxi giuliano amato e giorgio benvenuto
Promettendo: «Darò io l’esempio del ricambio. La conclusione di questa mia esperienza come presidente del Consiglio sarà la conclusione della mia esperienza politica».
Un Matteo Renzi ante litteram.
E difatti: nel 2000 riecco il Sottile capo del governo, dopo le dimissioni di Massimo D’Alema.
Pronto a duellare, alle politiche del 2001, con Silvio Berlusconi.
Ma per fronteggiare il Cavaliere, che lo dardeggiava: «Lei scorrazzò nottetempo nei conti correnti dei cittadini», i sinistrati gli preferirono Francesco Rutelli.
«E allora beccatevi Cicciobello» sbottò lui, (non) facendosene una ragione.
Eta Beta è stato dato regolarmente in corsa per il Quirinale, ma altrettanto regolarmente è scattato il «non possumus».
Per «il grumo irrisolto del passato che finisce per condizionare le ripulse del presente», così Pierluigi Battista sul Corriere il 12 maggio 2006.
Lo stigma craxiano.
I suoi trascorsi come consigliere del Principe, «producevo idee destinate alla testa di un altro e non sempre mi curavo di dove andavano a finire».
Una conferma? L’affettuosa lettera al Foglio di Rino Formica, altra testa pensante ai chiodi di garofano, su Amato al Colle dopo Ciampi.
GIULIANO AMATO E LA MOGLIE AGLI INTERNAZIONALI DI TENNIS 2010
I suoi meriti? «Vestire con arte avvocatesca la volontà altrui. Ingannare con la parola la verità dei fatti. Piegare la logica comune all’opportunità politica di parte. Coprire i propri desiderata con l’illusione del bene comune».
Bene.
I difetti invece?
«È noto perché sa fare benissimo il numero due. Un re Mida rovesciato: trasforma l’oro in friabile argilla. È sottile se è al servizio, sfuggente se si mette in proprio. La sua storia politica è accettabile quando ha saputo eseguire. È da rigetto quando ha dovuto decidere da solo».
GIULIANO AMATO ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE
Amato non andò mai a trovare Craxi in Tunisia (per quanto Vauro lo disegnasse come «Giuliano Am-amet»). Anche per questo, dal suo esilio/latitanza Craxi gli riservò parole al miele: «Professionista a contratto». «Vomitevole voltagabbana».
Un opportunista che «non può ergersi a giudice delle presunte malefatte del Psi, di cui porta per intero la sua parte di responsabilità. Io trattato alla stregua di gangster e condannato all’ergastolo. Guarda caso invece ad Amato, vicesegretario vicario del Psi impegnato nella gestione del partito, forte delle sue amicizie e altolocate protezioni non è toccato nulla di nulla».
Una dispar condicio su cui pure i figli si sono interrogati, da ultimo Stefania Craxi nel 2022: «Come mai il vice di Craxi è periodicamente indicato come potenziale candidato alla presidenza della Repubblica, mentre mio padre dovette seguire la via dell’esilio? O sono manigoldi entrambi o entrambe sono brave persone».
Amato uomo di relazioni. Nel 2000, tra i primi atti del suo secondo governo, nominò - con consenso bipartisan- capo della Polizia il potentissimo prefetto Gianni De Gennaro, il Joseph Fouché d’Italia (l’originale era il gendarme di Napoleone Bonaparte). L’amarcord è utile per una circostanza: se nel luglio 2001 il G8 di Genova fece da sfondo alla guerriglia urbana e alla morte di Carlo Giuliani, le prove generali della «macelleria messicana» alla scuola Diaz si tennero alla caserma Raniero di Napoli in marzo, in occasione del Global Forum.
giuliano amato gianni agnelli cesare romiti
Presidente del consiglio: Amato. Ministro dell’Interno: il dem Enzo Bianco. Ma il precedente non è mai evocato. Quando nel 2007 De Gennaro cesserà dall’incarico, lo ritroveremo al ministero dell’Interno come capo di gabinetto «in diretta collaborazione» con il ministro.
Chi? Toh: Amato. Che quando - seconda decade del secolo - lascerà la presidenza del Centro Studi Americani a Roma, mantenendone la qualifica onoraria, sarà sostituito. Da chi? Toh: De Gennaro. Del resto, si sa: «La Polizia e i Gesuiti hanno la virtù di non abbandonare mai né i loro amici né i loro nemici» (Honoré de Balzac a proposito di Fouché in Un tenebroso affare).
Elisabetta II con Giuliano Amato
giuliano amato a orbetello
giuliano amato a mixer 1986 3
giuliano amato prima conferenza stampa da presidente della corte costituzionale 1
GIULIANO AMATO
giuliano amato clemente mastella
GIULIANO AMATO E ROMANO PRODI
GIULIANO AMATO ALLA STAMPA ESTERA
craxi giuliano amato
FRANCESCO COSSIGA - GIULIANO AMATO
BERLUSCONI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI NICOLO AMATO CON STEFANIA CRAXI FOTO LAPRESSE
GIORGIO NAPOLITANO E GIULIANO AMATO
CRAXI E GIULIANO AMATO
giuliano amato bettino craxi
GIULIANO AMATO
GIULIANO AMATO AL FORO ITALICO PER GLI INTERNAZIONALI DI TENNIS 2013
GIULIANO AMATO JACQUES CHIRAC
GIULIANO AMATO E IL CASO USTICA - VIGNETTA BY GIANNELLI
FRANCESCO COSSIGA - GIULIANO AMATO
TONY BLAIR GIULIANO AMATO
IL DIETROFRONT DI GIULIANO AMATO SU USTICA - VIGNETTA BY MAKKOX