1. DAGO-INTERVISTA ALLA “ZANZARA” CRUCIANI: “DAGLI SCHERZI SI È ARRIVATI A CAPIRE CHE FORSE C’È UN GRANDE IMPRENDITORE DIETRO RENZI. NON SARÀ UNA GRAN NOVITÀ, MA SENTIRLO DALLA VIVA VOCE DI UN PROTAGONISTA FA UNA CERTA IMPRESSIONE” 2. “UN COLLEGA DELLA ‘’STAMPA’’ DI CUI OVVIAMENTE NON FACCIO IL NOME MI HA DETTO CHE LORO AVEVANO NOTIZIA DELLE PRESSIONI DI DE BENEDETTI SU BARCA DA DUE GIORNI” 3. “NON TUTTI HANNO CAPITO CHE LAVORO FACCIAMO. COTRONEO HA SCRITTO CHE “IL GIORNALISMO NON È UNO SCHERZO TELEFONICO” E LERNER HA PARLATO DI “AGGUATO SPREGEVOLE”, SALVO AGGIUNGERE CHE “FORSE SARÀ LA VOLTA BUONA CHE BARCA SI ESPRIMA SUL FUTURO SUO E DEL PD”. MI SEMBRA CHE LERNER SOFFRA DI DISTURBO BIPOLARE’’ 4. VENDOLA: “VIOLATA LA PRIVACY MIA E DI BARCA E ORA NESSUNO MI PARLA AL TELEFONO” 5. E NESSUNO HA SMENTITO CHE UN CRONISTA DI “REPUBBLICA” ABBIA PRESSATO BARCA

1. CRUCIANI IN CROCE
Colloquio con Giuseppe Cruciani di Francesco Bonazzi

Adesso che Carlo De Benedetti ha più tempo libero, ci può stare che faccia il king maker. Anche perché in fondo "dev'essere divertente mettersi a fare quello che decide alcuni ministri". Parola di Giuseppe Cruciani, che lunedì sera ha aperto uno squarcio sulla sofferta gestazione del governo Renzi, mandando in onda su "La Zanzara" una telefonata in cui Fabrizio Barca parlava a ruota libera con un finto Nichi Vendola.

Grande imbarazzo sui giornali, smentita piccata del patròn di Espresso e Sorgenia, ma ormai la frittata era fatta, per di più nel corso di un programma che da anni è leader incontrastato di ascolti nella fascia serale.

Mentre ci si annoiava a morte con il totoministri e le famose consultazioni, con lo scherzo a Fabrizio Barca avete tirato fuori la storia della patrimoniale da 400 miliardi e le pressioni di Carlo De Benedetti. Roba seria.
"Dagli scherzi si è arrivati a capire che forse c'è un grande imprenditore che dice la sua, il che probabilmente non sarà una gran novità, ma sentirlo dalla viva voce di un protagonista fa una certa impressione. Anche se per carità, non siamo nati ieri. Abbiamo deciso di chiamare proprio Barca perché sapevamo che era uno dei nomi in lizza per il ministero dell'Economia e che aveva in testa la patrimoniale".

Dalla telefonata dell'altro giorno esce anche un bel quadretto in presa diretta della formazione del nuovo governo.
"Sicuramente, a meno che uno voglia affermare che Barca sia un mitomane. Ma non credo proprio che sia così e allora va detto che se Renzi ha pensato indifferentemente a due personaggi tra loro diversissimi come Andrea Guerra di Luxottica e lo stesso Barca, allora siamo di fronte al gioco delle figurine".

Grazie allo scherzaccio della finta telefonata di Vendola, finalmente si parla dei poteri che si muovono dietro all'ascesa di Renzi. A cominciare dai rapporti con l'editore del gruppo Espresso-Repubblica. Finora ci si era intrattenuti di più sulla simpatia con Berlusconi, scendendo spesso al puro colore.
"Nel rapporto tra De Benedetti, Scalfari e Renzi c'è stata sicuramente una svolta. In un recentissimo passato, ai tempi delle primarie poi perse contro Bersani, ne parlavano come di un altro Berlusconi. Poi, vista la mala parata di Bersani, l'Ingegnere ha repentinamente cambiato cavallo. Ma ci può stare. Forse adesso che segue meno le sue aziende ha più tempo libero, anche per fare il king maker. Dev'essere divertente mettersi a fare quello che decide alcuni ministri. In ogni caso bisogna ricordare che a Repubblica non mancano le voci critiche, rispetto a Renzi".

In un paese normale non esisterebbe Dagospia e forse neppure la Zanzara. Ma in che cosa sono affaccendati i giornaloni di lor signori?
"Ti dico di più. Un collega della ‘'Stampa'' di cui ovviamente non faccio il nome mi ha detto che loro avevano notizia delle pressioni di De Benedetti su Barca da due giorni".

Bravi, però non l'hanno scritto
"Eh no, non l'hanno scritto".

Barca comunque si è confermato un assoluto galantuomo. Come ha reagito?
"Come abbia reagito non lo so, ma dal suo punto di vista ne esce trionfalmente, anche se alcune cose che ha detto alla ‘Zanzara' forse avrebbe preferito non uscissero. Non abbiamo mandato in onda 3-4 minuti di registrazione in cui egli stesso ammette che non avrebbe saputo come fare a denunciare certe cose pubblicamente. Di sicuro, anche solo a guardare sui social network, Barca ne esce come un gigante perché rifiuta le avances di Renzi in quanto non ha chiaro che vuol fare concretamente il suo governo. E poi, sempre nel mondo al quale appartiene Barca, uno che non si piega alle pressioni di un grande imprenditore guadagna solo dei punti".

Comunque avete fatto un bel colpo. Chapeau.
"Grazie, però non tutti hanno capito che lavoro facciamo. Roberto Cotroneo ha scritto su Twitter che "il giornalismo non è uno scherzo telefonico" e Gad Lerner ha parlato di "agguato spregevole", salvo aggiungere che "forse sarà la volta buona che Fabrizio Barca si esprima sul futuro suo e del Pd". Mi sembra che Lerner soffra di disturbo bipolare, ma non è questo il punto. Non sfuggo alla polemica. Le nostre telefonate sono un genere, come il famoso scherzo radiofonico di Orson Welles, la telefonata a Chavez, o quella meravigliosa trasmissione canadese che si chiama "I vendicatori mascherati". Quando toccò a Sarah Palin, caduta vittima di un finto Sarkozy, lei rispose semplicemente: "C'est la vie". Io me ne fotto di queste critiche che arrivano da chi non ha capito che anche le nostre telefonate rientrano in questo genere. Per altro ne facciamo poche e mirate, togliendo le parti che contengono insulti anche per evitare querele".

2 - E NESSUNO SMENTISCE IL PRESSING DELLE PENNE DI «REPUBBLICA» SU BARCA
Luciano Capone per "Libero quotidiano"

Il tranello telefonico che la trasmissione radiofonica La Zanzara ha fatto a Fabrizio Barca ha tenuto banco su tutti i giornali e le trasmissioni di approfondimento. D'altronde la confessione a un finto Nichi Vendola in cui Barca racconta le forti pressioni a cui è stato sottoposto, la carenza di contenuti e l'avventurismo del nascente governo Renzi, non poteva passare inosservata.

Come tutti gli organi di informazione anche Repubblica ha trattato con professionalità la notizia, che pure coinvolgeva direttamente la proprietà. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro ha riportato la parte in cui l'ex ministro parla delle forti pressioni di Carlo De Benedetti per fagli accettare una poltrona da ministro: «Poi è iniziata la sarabanda del paròn della Repubblica che continua...Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un'operazione politica, più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni».

Repubblica riporta anche la parte della conversazione in cui Barca parla del «forcing diretto di sms» del padrone di Repubblica «attraverso un suo giornalista » e attraverso un sondaggio lanciato sul sito.

Nella ricostruzione non manca il riferimento a Lucia Annunziata, direttrice dell'Huffington post, testata online sempre del gruppo Espresso-la Repubblica: «Attraverso la Annunziata mi è arrivato un messaggio: "ma se ti chiama il presidente?"» dice Barca al finto Vendola «Ho dovuto mandare un sms scritto così: "vi prego di non farmi arrivare nessuna telefonata"».

Il quotidiano di De Benedetti riporta tutto e smentisce tutto, o quasi. C'è la smentita dei renziani: «Dal quartier generale di Renzi» scrive Repubblica «fanno sapere che né il segretario, né Guerini, né Del Rio (con cui Barca nella telefonata dice di aver parlato ndr) hanno avanzato proposte ministeriali a Barca». C'è la smentita di De Benedetti: «Da molti anni conosco Fabrizio Barca. Non lo vedo, non lo sento e non scambio messaggi da diverso tempo. Non capisco pertanto da chi abbia ricevuto queste presunte pressioni a fare il ministro dell'Economia, certamente non da me».

C'è la smentita dell'Annunziata: «L'sms a Barca? Facevo il mio mestiere. Gli ho scritto: "Ma se ti chiama il presidente?" intendendo naturalmente il Presidente della Repubblica non De Benedetti». Tra la serie di smentite alla precisa ricostruzione della telefonata però Repubblica ne dimentica una, forse la più importante per un giornale, ovvero quella che avrebbe dovuto sconfessare Barca quando parla del forcing del «padrone della Repubblica attraverso un suo giornalista».

Un punto su cui Repubblica non avrebbe sorvolato se in una telefonata del genere ad essere coinvolti fossero stati giornalisti di Libero o del Giornale. Avremmo letto numerosi articoli sul conflitto di interessi, sui media al servizio del potere e lezioni di «giornalismo con la schiena dritta». Andare al fondo della questione sarebbe utile per capire se abbiamo avuto come ministro un mitomane che immagina telefonate con Del Rio e inventa pressing dei giornalisti di Repubblica oppure se è fasulla la descrizione che De Benedetti dà di sé: «Editore puro» che ha «sempre rispettato l'autonomia della politica».

2 - NICHI VENDOLA: "VIOLATA LA PRIVACY MIA E DI BARCA E ORA NESSUNO MI PARLA AL TELEFONO"
Giovanna Casadio per "la Repubblica"

«Ora nessuno mi parla al telefono senza avere prima verificato se sono davvero io o il finto me... bel danno». Nichi Vendola, il "governatore" della Puglia ironizza, ma s'indigna per la violazione della privacy e per il fraintendimento che la finta telefonata a Barca del programma radio "La Zanzara" ha provocato.

Vendola, ha messo in difficoltà anche lei la finta conversazione telefonica con Barca?
«Ho difficoltà ad avere relazioni telefoniche. Quando chiamo tutti mi rispondono: "Aspetta, ti richiamo". È stata una violazione abbastanza pesante di uno spazio di conversazione privata tra due persone che hanno rapporti di cordialità e che hanno il diritto di parlare in libertà. Se io con mio fratello parlo male di mio zio, perché ha fatto uno sbaglio o sono arrabbiato, ebbene la pubblicità di un frammento non fotografa la verità assoluta».

Però è un tassello di verità sul governo Renzi?
«Non voglio commentare le parole di Barca. Il mio giudizio sul governo Renzi non voglio poggiarlo sul pensiero estorto dal finto Nichi Vendola. Ho diritto a esprimere in prima persona un giudizio molto critico nei confronti dell'irruzione sulla scena del governo di Renzi».

Lo ha ripetuto allo stesso premier incaricato durante le consultazioni?
«Renzi ha dettagliato il suo cronoprogramma. Ne abbiamo ragionato. Intanto sul lavoro: se il piano per il lavoro dovesse somigliare a un piano contro i lavoratori, con un ulteriore processo di precarizzazione del mercato del lavoro, sarebbe scontro non solo con noi, ma con la realtà. Abbiamo parlato di welfare ambientale, della condizione della scuola e dell'università che illustra il declino del paese, del blocco dei diritti civili».

Come Barca, anche lei diffida di Renzi?
«Il vero Nichi Vendola aveva fatto queste osservazioni in modo più ruggente e in mondovisione. Detto questo, io non tifo per il tanto peggio, tanto meglio:
sono il leader di una sinistra di governo, di una opposizione che si assume il compito del controllo e della proposta».

Barca nel governo sarebbe stata una personalità vicina a Sel?
«Fabrizio Barca è una persona talmente libera, autonoma, che nessuno può dire di lui "è un uomo mio": è una risorsa della democrazia. Non sono chiamato a comporre la compagine di governo, mi auguro solo non ci siano ministri chiusi nei propri dicasteri come un fortino. L'Italia, al netto dello spread, è un paese ferito e barcollante: essere opposizione non è dare una spinta al proprio paese perché caschi per terra».

Punta sempre a costruire un'alleanza con il Pd?
«Viva la Sardegna. Sel ha avuto quasi 40 mila voti, è anche grazie a noi che il centrosinistra - un centrosinistra senza compromissioni e ipoteche - ha vinto».

 

 

GIUSEPPE CRUCIANI E AMICO BARBUDO FOTO ZABEO GIUSEPPE CRUCIANI CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERANICHI VENDOLA E FABRIZIO BARCANICHI VENDOLA ANDREA GUERRAScalfari e De Benedetti ROBERTO COTRONEO Gad Lernerorson welles barbutoSarah Palin and Ted Cruz Rally Ezio Mauro LUCIA ANNUNZIATA CARLOTTA TAGLIERINI MAURIZIO GASPARRI resize DELRIO ALLA LEOPOLDA

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