È PARTITO IL CDA TELECOM SU “3”. BEN AMMAR: “SARÀ LUNGO” (MA BERNABE’ NON GODE)

1. TELECOM: AL VIA CDA SU 3 ITALIA; BEN AMMAR, "SARA' LUNGO"
(AGI) - E' iniziata la riunione del consiglio di amministrazione di Telecom; i consiglieri esamineranno la proposta avanzata da Hutchison Wampoa che, secondo indiscrezioni, punterebbe all'integrazione di 3 Italia nel gruppo guidato da Franco Bernabe', a fronte di uno scambio azionario. "Il consiglio sara' lungo", ha anticipato Tarak Ben Ammar prima di entrare nella sede di Telecom, aggiungendo che ci sono "molti punti all'ordine del giorno".


2. TELECOM-H3G, UNA FUSIONE DA DUE MILIARDI. A SPESE NOSTRE - GIOCHI DI POTERE E SCONTI FISCALI NEL NUOVO RISIKO DEI TELEFONI
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Oggi il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè spiegherà al consiglio d'amministrazione il suo progetto di incorporare i telefonini di 3 Italia. Sullo sfondo un progetto più ambizioso, che potrebbe fare dell'attuale proprietario di 3 Italia, il gruppo cinese Hutchinson Wampoa, il primo azionista di Telecom Italia. Sul tavolo si incrociano un gran numero di partite economiche e di potere. Vediamole una per una.

FISCO. 3 Italia non ha mai fatto utili. Ha 9,5 milioni di clienti (cioè di sim), pari a un decimo del mercato italiano dei cellulari. Dalla sua nascita ha accumulato 8,6 miliardi di perdite. Grazie al decreto Salvaitalia del governo Monti in caso di fusione quelle perdite possono essere sottratte dalla società incorporante dagli utili tassati. Secondo i calcoli di Linkiesta.it   lo sconto fiscale per Telecom sarebbe pari al 27 per cento degli 8,6 miliardi di perdite accumulate, cioè 2,26 miliardi.

In pratica la fusione provocherebbe a gioco lungo minori entrate per 2,26 miliardi per il fisco italiano, oltre metà del mitico gettito dell'Imu prima casa, per avere un'idea. Il decreto Salvaitalia mirava a favorire le fusioni tra le aziende italiane che soffrono di nanismo. Però se ne possono avvalere anche grandi aziende, alle volte con fusioni di comodo fatte proprio per eludere il fisco. Nel caso di Telecom Italia tutto dipende da un ok dell'amministrazione fiscale.

ANTITRUST. Hutchinson Wampoa vuole liberarsi di 3 Italia che va male. Bernabè punta a "consolidare" il mercato italiano dei cellulari, che va male. Ci sono quattro attori (Tim, Vodafone, Wind e 3) che si fanno un'efferata guerra dei prezzi. Tim nel 2012 ha perso il 9 per cento del fatturato. Vodafone nell'ultimo trimestre 2012 ha perso il 13 per cento. Passare da quattro a tre giganti abbasserebbe la febbre della guerra dei prezzi. Per questo bisogna vedere se l'Antitrust approverà la fusione Tim-3, con cui il gruppo Telecom Italia arriverebbe al 45-46 per cento del mercato

IL CINESE. Bernabè ha molti problemi. Il business in Italia va male, Telecom continua ad avere quasi 30 miliardi di debiti (cifra quasi pari al fatturato) eredità delle passate gestioni con cui si sono scaricati sulla società i costi sopportati per scalarla. In più Bernabè ha pessimi rapporti con gli azionisti di controllo: Mediobanca, Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo e la spagnola Telefonica hanno, attraverso la finanziaria Telco, il 22,5 per cento di Telecom, con il quale impongono al management una gestione che sacrifica il futuro dell'azienda alla sete di dividendi degli azionisti di controllo, che si sono svenati nel 2007 per pagare le azioni alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera.

Allora Bernabè è andato a cercare un vecchio amico, il boss di Hutchinson Wampoa, l'ultraottantenne cinese Li Ka Shing. Bisogna ricordare che 3 Italia nasce nel 2000 con il nome di Andale e due soci fondatori: la Tiscali di Renato Soru e Bernabè. Non avendo i capitali per pagare al governo le frequenze del 3G (telefonini a larga banda) Soru e Bernabè passarono la palla all'intraprendente cinese.

Marco Fossati, azionista di Telecom Italia con il 5 per cento, vicino a Tronchetti e a Mediobanca, ha espresso ieri in un'intervista al Sole 24 Ore due concetti: l'acquisto di 3 Italia non sembra un grande affare; Bernabè pensi a gestire l'azienda, che agli assetti di controllo pensano gli azionisti. Perché?

DRAMMA TELCO. Li Ka Shing non vuole solo liberarsi di 3 Italia, ma nel contempo punta al controllo di Telecom. L'operazione di cui si parla è la seguente. Telecom vale in Borsa circa 8 miliardi, la singola azione 60 centesimi. Se si valuta 3 Italia un miliardo, Telecom Italia lancia un aumento di capitale da un miliardo che il cinese può sottoscrivere conferendo 3 Italia.

A quel punto Telecom vale 9 miliardi, il cinese ha poco più del 10 per cento e la quota di Telco si diluisce da 22,5 a circa il 20 per cento. A questo punto Hutchinson Wampoa può comprare le azioni di Telco e arrivare al 29,9 per cento, quota massima senza l'obbligo di offerta pubblica di acquisto rivolta a tutti gli azionisti. È un po' complicato, ma il succo è che il cinese può pagare le azioni a Telco il doppio del valore di Borsa, così i big sono contenti e i piccoli azionisti non possono protestare.

IL NODO CDP. Possiamo consegnare i nostri telefoni a una multinazionale cinese? No. Quindi Bernabè per chiudere il cerchio deve chiudere la trattativa con la Cassa Depositi e Prestiti perché si prenda la rete telefonica, rinazionalizzandola, lasciando alla Hutchinson Wampoa una Telecom più che dimezzata e ridotta a una semplice società di servizi. Grande è la confusione sotto il cielo delle tlc. E oggi al consiglio Telecom sarà battaglia.

 

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