
GIORGIA, TI VEDO PALLIDA – IL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA DEFINISCE LA CRESCITA ECONOMICA ITALIANA “ANEMICA”, PREVEDE UN +0,5% NEL 2025, DATO INFERIORE DI 0,1% RISPETTO ALLE PREVISIONI DI APRILE, E CERTIFICA CHE SENZA IL “BOOSTER” DEL PNRR IL PAESE SAREBBE IN STAGNAZIONE – IL NUMERO UNO DEGLI INDUSTRIALI, EMANUELE ORSINI, AVVERTE MELONI IN VISTA DELLA MANOVRA: “SERVE UN PIANO PER RILANCIARE GLI INVESTIMENTI”
Estratto dell’articolo di Nicoletta Picchio per “Il Sole 24 Ore”
EMANUELE ORSINI – ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA – FOTO LAPRESSE
«Uno dei temi principali del Rapporto del Centro studi è l’incertezza: la possiamo combattere dando certezze». Certezza burocratica, certezza del diritto, certezza di un piano industriale che rilanci gli investimenti, con una visione a tre anni, e «dia continuità alle misure». Bisogna andare anche oltre, con un «grande progetto di rilancio del paese, che sarebbe la continuazione del Pnrr», mobilitando risorse ferme, dal risparmio privato ai fondi pensione.
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha ascoltato le previsioni del Centro studi, presentato ieri: il pil italiano crescerà nel 2025 dello 0,5%, dato inferiore di 0,1% rispetto alle previsioni di aprile, frenato dalla battuta d’arresto del secondo trimestre dell’anno (-0,1% il pil per la caduta dell’export).
Per il 2026, +0,7%, rispetto all’1% di aprile. Una crescita «anemica», dice il Csc, ottenuta grazie al Pnrr: senza, il pil del 2025 sarebbe stato di -0,3% e di +0,1 nel 2026.
«Il Piano è in scadenza, cosa succederà dopo? Abbiamo bisogno di un futuro. Non ci accontentiamo dello 0,5-0,6. Vogliamo un +1,5% o +2,0% di pil», ha sottolineato Orsini. La manovra è alle porte, con il governo è in corso un’interlocuzione, ha detto il leader degli industriali, che ha rilanciato la priorità del costo dell’energia: «mi fa piacere che la parola disaccoppiamento sia entrata nel vocabolario, ma quando lo facciamo? Per essere competitivi l’energia deve essere pagata in media come nella Ue».
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GIORGIA MELONI EMANUELE ORSINI
Gli incentivi, 4.0 e 5.0, a fine anno scadranno, ha ricordato Orsini. Occorrono misure semplici e automatiche per le pmi, puntando a R&S; per le imprese più grandi è necessario rivedere il meccanismo degli incentivi dei contratti di sviluppo, «oggi ci vogliono tre anni».
Per il Sud occorre proseguire sulla strada della Zes unica: «se diventa strutturale siamo felici, è il modello per la crescita del paese. Ha funzionato bene, grazie alla semplificazione e alla certezza di autorizzazioni in 30-60 giorni». A fronte di risorse per 4,8 miliardi sono stati generati 28 miliardi di investimenti e 35mila posti di lavoro. «Non siamo prenditori, è un’operazione win-win», ha sottolineato Orsini, aggiungendo che due terzi del welfare dipendono dalle imprese.
Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Serve un piano di investimenti «vigoroso», ha detto in apertura la vice presidente per il Centro studi, Lucia Aleotti, prima dell’intervento del direttore del Csc, Alessandro Fontana.
Confindustria ha ipotizzato un piano di incentivi da 8 miliardi all’anno per tre anni. «La Germania mette in campo 40 miliardi all’anno, noi facciamo fatica ad arrivare a 8. Se raccogliessimo un 1% del risparmio privato arriveremmo a 15 miliardi. Ma fossero solo 5, usando le garanzie Sace, arriveremmo a 100 miliardi, non solo per l’industria ma anche per le infrastrutture, il welfare, il piano casa, la digitalizzazione. Capitoli che renderanno competitivo il paese».
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emanuele orsini - confindustria
Le esportazioni di beni e servizi nel biennio 2025-2026 saranno vicine allo zero. Per quanto riguarda l’occupazione, il tasso è al 6% nel 2025 e sarà del 5,8% nel 2026. L’industria è prevista in recupero nel 2025, +1,0%, ma rallentare nel 2026, +0,4 per cento. Occorre recuperare produttività, ha sottolineato ieri Orsini, ricordando che è un tema su cui si sta dialogando con i sindacati: vanno combattuti i contratti pirata e incentivati i contratti di produttività. [...]