1- GRANDI MANOVRE A SIENA: IL DUPLEX MANCUSO & SAVIOTTI AVREBBE IN MENTE UN COLLEGAMENTO STRATEGICO TRA LA GALASSIA DELLE BANCHE POPOLARI E MPS, IN MODO DA SBARRARE DEFINITIVAMENTE LA STRADA AL SUO NEMICO PIÙ INTIMO, ALESSANDRO PROFUMO 2- IN FINMECCANICA SIAMO ALLA RESA DEI CONTI TRA LA VECCHIA GUARDIA CHE PARLA DAVANTI AI MAGISTRATI DI NAPOLI PER BOCCA DI LORENZO BORGOGNI, E IL NUOVO VERTICE DI GIUSEPPE ORSI CHE DEVE PARARE I BUCHI DEL BILANCIO E I MISSILI DI PRESUNTE TANGENTI 3- A MILANO PIACE QUESTA GUERRA TRA ARPE, NAGEL E BRAGGIOTTI (ADVISOR DI LIGRESTI) 4- DRAGONI CONTRO RAGNETTI! NEL 2009, QUANDO LAVORAVA ALLA PHILIPS DI AMSTERDAM E GUADAGNAVA 1,15 MILIONI, IL MANAGER CHE COLANINNO HA CANDIDATO CON TUTTE LE SUE FORZE AL VERTICE DI ALITALIA, EBBE LA FELICE IDEA DI LANCIARE SUL MERCATO TRE VIBRATORI ELETTRICI PRODOTTI DALLA PHILIPS PER “IL PIACERE SOLITARIO”

1- IN FINMECCANICA SIAMO ALLA RESA DEI CONTI TRA LA VECCHIA GUARDIA E IL NUOVO VERTICE CHE DEVE PARARE I BUCHI DEL BILANCIO E I MISSILI DI PRESUNTI TANGENTI
Il silenzio è un lusso che in Finmeccanica non si possono permettere. Dopo le turbolenze giudiziarie e politiche che hanno riportato tra le mura domestiche la coppia dei coniugi Guarguaglini e Grossi, sembrava che un arbitro misterioso avesse fischiato l'intervallo e che la pace fosse scesa ai piani alti di piazza Monte Grappa dove a guidare il Gruppo sono Giuseppe Orsi e il direttore generale Alessandro Pansa.

Così almeno speravano gli altri top manager e la folta schiera degli uomini della comunicazione composta dal mite Marco Forlani, dalla new entry Carlo Maria Fenu e da altri consulenti d'occasione.

Nemmeno le notizie sull'ultima gara vinta in Israele (per la quale manca ancora la firma del contratto) sono bastate a voltare pagina e a dimenticare la dolorosa sconfitta subita in India per un appalto da 3 miliardi di dollari vinto dai francesi. Ed è proprio dall'India che arrivano per Orsi notizie inquietanti che lo chiamano in causa per una vicenda del 2010 quando era a capo di AgustaWestland, la società che riuscì a piazzare 12 elicotteri modello VIP utilizzati dal governo locale.

I giornali di oggi ("Corriere della Sera", "Messaggero") parlano di un'inchiesta che il ministro della Difesa indiano avrebbe ordinato per appurare se dietro quel business c'è stato il pagamento di una tangente, e come non bastasse anche il settimanale "MF" sabato in edicola ha tirato fuori una storia che riguarda un'altra commessa del 2008 di AgustaWelstland per l'acquisto di elicotteri di soccorso e di trasporto dei medicinali. Anche dai laghi dell'Ontario si sente un odore sgradevole, ma in questo caso il protagonista di una presunta tangente da 10 milioni sarebbe un misterioso personaggio di nome Chris Mazza.

Il risultato di questi rumors (smentiti questa mattina poco prima delle 12 da una nota del gruppo) spiegano in maniera eloquente il motivo per cui Finmeccanica ha perso poche settimane fa in India la gara da 3 miliardi, accende i riflettori sul povero Orsi che pensava di potersi dedicare alla definizione del piano industriale in vista della sua riconferma alla prossima Assemblea di fine aprile.

Questo lavoro il manager lodigiano l'avrebbe fatto in silenzio e senza contare sull'appoggio del direttore generale Pansa poiché tra i due sembra che si sia innalzato un muro di incomprensioni che rende difficile il dialogo.

Da parte sua Pansa, uomo forte che risponde solo a Grilli e Passera, che non dà alcun credito alle voci da marciapiede su un impensabile ritorno di Giorgio Zappa sulla sua poltrona, si sta spaccando la testa sui numeri del prossimo bilancio, e qui l'impresa non è affatto facile perché senza indulgere in alcun modo alle voci che indicano in 2,3 miliardi la perdita di esercizio 2011, ci sono comunque da sistemare i risultati poiché nei primi nove mesi dell'anno scorso il buco era già arrivato a 767 milioni contro un utile di 321 dell'anno precedente.

Per sistemare questa situazione sia Orsi che Pansa, chiusi nelle rispettive stanze, non hanno altra scelta che mettere in vendita alcuni asset, ed è questo il consiglio che arriva dall'advisor Goldman Sachs. In ballo c'è la vendita di un altro pezzo di Ansaldo Energia che nel marzo dell'anno scorso è stata venduta del 48% al Fondo First Reserve; il residuo 52% potrebbe far gola agli americani di General Electric mentre i francesi di Alstom hanno messo nel mirino l'Ansaldo. Si tratta comunque di aziende che, insieme ad altre società dal Gruppo come Datamat e Selex, operano nell'area di Genova con oltre 10mila addetti.

Ma Genova è anche la sede arcivescovile del cardinale Bagnasco, il potente presidente della Cei che pare intenzionato a difendere con la sua autorevolezza i livelli occupazionali. Se questo avverrà il povero Orsi, che già vede nel tandem Grilli-Pansa un ostacolo, rischia di giocarsi il rapporto con quel mondo cattolico che lo ha sostenuto mobilitando le truppe di Formigoni (un altro nome che entra e esce nei rumors inquietanti di Finmeccanica).

Nel silenzio assordante di piazza Monte Grappa si capisce che siamo alla resa dei conti tra la vecchia guardia che parla davanti ai magistrati di Napoli per bocca di Lorenzo Borgogni, e il nuovo vertice che deve parare i buchi del bilancio e i missili di presunti scandali.

2- A MILANO PIACE L'IDEA DI QUESTA GUERRA TRA BRAGGIOTTI (ADVISOR DELLA PREMAFIN DI LIGRESTI), L'IRRIDUCIBILE ARPE E IL PALLIDO NAGEL
Nel mondo della finanza milanese sono in molti a sperare che prima o poi finisca la lunga telenovela che si sta vivendo sulle macerie e sui debiti dell'impero Ligresti. Forse siamo alle ultime battute perché oggi pomeriggio le banche creditrici dovrebbero incontrare l'advisor Banca Leonardo e sistemare attraverso la conversione in azioni di 150 milioni di debiti la situazione di Premafin, la holding che controlla Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni.

In tutta questa vicenda che ha annoiato oltre ogni limite, c'è un aspetto curioso e divertente perché a muoversi per raccattare i cocci dell'impero Ligresti e dei suoi figli sono tre eredi di Enrico Cuccia: Alberto Nagel, Matteo Arpe, Gerardo Braggiotti.

Alberto Nagel è entrato in Mediobanca nel '91 ed è cresciuto sotto l'ala protettrice di Vincenzo Maranghi, il "delfino" del Grande Vecchio. Oltre a uno stipendio d'oro di 2,5 milioni di euro e a una moglie broker particolarmente loquace, è il regista dell'operazione di salvataggio del costruttore siciliano.

Se riuscirà a rimettere in sesto la galassia Ligresti e a contenere i rischi derivanti dalle enormi linee di credito che Mediobanca gli ha concesso, segnerà un punto a suo favore nei confronti degli altri due ex-allievi e giovani leoni di Mediobanca, Arpe e Braggiotti. Anche nelle osterie sui Navigli si è assistito con una certa perplessità al tentativo di Arpe di mettere i bastoni tra le ruote al progetto del pallido Nagel.

Non sembra infatti che i 400 milioni buttati sul tavolo dalla sua Sator insieme alla Finanziaria Palladio riusciranno a scardinare il progetto iniziale di Mediobanca che vede nell'Unipol il soggetto in grado di mettere insieme i cocci di Ligresti e chiudere la partita.

Tra il pallido Nagel e l'abbronzato Arpe c'è solo un anno di differenza, ma la loro storia professionale si è incrociata a Piazzetta Cuccia dove Matteuccio è entrato nel 1987 per uscirne dopo 13 anni schiacciato dalla filosofia burocratica e casareccia di Maranghi.

Dopo quell'esperienza bruciante il rothweiler milanese è andato in Lehman Brothers con l'intento di pilotare grandi operazioni in una moderna banca d'affari, ma per sua fortuna dentro la merchant bank americana c'è rimasto poco perché nel 2005 Cesarone Geronzi gli ha messo tra le mani Capitalia da cui è uscito nel maggio 2007 dopo un sanguinoso contrasto per fondare Sator.

Nella testa gli è rimasta sempre l'idea di costruire una moderna banca d'affari, un'impresa che finora non gli è riuscita nemmeno attraverso l'acquisizione di Banca Profilo. E come tutti sanno la sua allergia e antipatia verso gli uomini che adesso comandano in Mediobanca è cresciuta negli anni a livelli esponenziali.

Chi invece ha lavorato in profondità per ritagliarsi un profilo internazionale è il terzo ex-allievo di Cuccia ed ex-giovane leone, Gerardo Braggiotti, classe 1952, anche lui triturato nel salotto di Piazzetta Cuccia da quel fedele sergente che era Vincenzo Maranghi. La differenza profonda tra Braggiottino e i due ex-colleghi Arpe e Nagel consiste soprattutto nell'abilità che questo finanziere ha avuto nel creare un vero salotto internazionale.

Oltre al ruolo del padre che dopo la presidenza della Comit si è piazzato a Monaco per guidare la Compagnie Monegasque, il Braggiottino nativo di Casablanca ha messo in piedi nel 2006 Banca Leonardo appoggiandosi a personaggi del calibro di Gianni Agnelli, Albert Frères e David Weill, uno degli esponenti più importanti della finanza ebraica a Parigi che ancora oggi alla tenera età di 80 anni viaggia in Costa Azzurra su una Aston Martin scoperta.

A Milano piace l'idea di questa guerra tra Braggiotti (advisor della Premafin di Ligresti), l'irriducibile Arpe e il pallido Nagel. Sembra di essere tornati ai vecchi tempi quando gli allievi di Cuccia si esercitavano nelle grandi operazioni con la Fiat e TelecomItalia.

3 - DRAGONI CONTRO IL "VIBRANTE" RAGNETTI
Dragoni contro Ragnetti: non è il titolo di un film per bambini dove i dinosauri schiacciano i piccoli animali, ma sono i cognomi dei due personaggi che si stanno guardando a vista.
Il primo è Gianni Dragoni, il giornalista del "Sole 24 Ore" che sa spigolare tra i bilanci. Il secondo è Andrea Ragnetti, il manager perugino di 52 anni che Colaninno ha candidato con tutte le sue forze al vertice di Alitalia.

A partire da lunedì prossimo l'ex-giocatore di basket Ragnetti entrerà nel palazzo della Magliana con la carica di direttore generale, poi prenderà il posto di Sabelli dopo che il manager molisano avrà firmato il suo ultimo bilancio.

Già Dagospia nella sua infinita miseria ha raccontato nei giorni scorsi le meravigliose avventure di Ragnetti in TelecomItalia quando con un flop formidabile tentò di piazzare sul mercato un prodotto per l'accesso rapido a internet.

Ad arricchire gli aneddoti sul percorso professionale di questo manager longilineo che nel suo blog cita Goethe e parla di audacia, ci ha pensato sabato scorso Gianni Dragoni con una rivelazione davvero sorprendente. Sembra infatti che nel settembre 2009, quando lavorava alla Philips di Amsterdam e guadagnava 1,15 milioni, Ragnetti abbia avuto la felice idea di lanciare sul mercato tre vibratori elettrici prodotti dalla Philips per "il piacere solitario".

L'idea fu presentata a Berlino e provocò un certo stupore nel mondo industriale dove non era mai successo che la multinazionale olandese entrasse nel mercato dei "sex toys". Resta il fatto che alcuni mesi dopo (esattamente alla fine di agosto 2010) il buon Ragnetti si dimise a sorpresa e decise, dopo otto anni di permanenza in Philips, di fare un anno sabbatico "per ricaricare le batterie". Naturalmente le sue batterie, non quelle dei vibratori.

4 - GRANDI MANOVRE A SIENA DEL DUPLEX MANCUSO & SAVIOTTI VERSUS PROFUMO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che a Siena sono in corso le grandi manovre per riportare tranquillità a MontePaschi. In questi giorni da Roma dovrebbe arrivare il semaforo verde per la cessione del 15% di azioni della banca da parte della Fondazione. Questa operazione ha visto finora in pista il Fondo Clessidra e la società di investimento lussemburghese Equinox.

Quest'ultima è guidata da Salvatore Mancuso, il banchiere siciliano che smania per sostituire il presidente di MontePaschi, Peppiniello Mussari. Se l'operazione andrà in porto Mancuso tirerà fuori dalla tasca la carta per adesso coperta di Pierfrancesco Saviotti, amministratore del Banco Popolare.

Secondo le voci che corrono tra le contrade senesi, Mancuso & Saviotti avrebbero in mente un collegamento strategico tra la galassia delle banche popolari e la più antica banca d'Italia. Mancuso potrebbe fare il presidente ad interim per poi passare la mano all'alessandrino 69enne Saviotti in modo da sbarrare definitivamente la strada al suo nemico più intimo, che lo costrinse alle dimissione dal Banco di Sicilia, Alessandro Profumo. Il quale ha da offrire a Rocca Salimbeni solo la sua Arrogance, mentre il siculo è in grando di muovere capitali".

 

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