LE LARGHE INTESE DI MUSSARI PER FARSI PIAZZARE AL VERTICE ABI: DA D’ALEMA E NAPOLITANO A LETTA E FINI

Davide Vecchi per "Il Fatto Quotidiano"
Giuliano Amato, Massimo D'Alema e Nicola Latorre, ma anche Enrico e Gianni Letta, Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, Maurizio Gasparri, Daniela Santanchè. Nel 2010, l'allora presidente del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, andava con frequenza a Roma per incontrare gli amici di vecchia data, come D'Alema e Latorre, ed esponenti del centrodestra all'epoca al Governo.

Già iscritto nel registro degli indagati per l'aeroporto di Ampugnano (rinviato a giudizio per i reati di concorso morale in ordine ai reati di falso e turbativa d'asta) Mussari era impegnato nella conquista della presidenza dell'Abi, con l'approvazione di Banca d'Italia nonostante via Nazionale avesse già avviato le indagini sulla situazione patrimoniale di Rocca Salimbeni, mentre la Procura cominciava a interessarsi all'acquisizione di Antonveneta.

A scorrere l'agenda di Mussari, allegata agli atti della prima parte dell'inchiesta su Mps, chiusa mercoledì scorso per evitare i termini della prescrizione, si ha l'idea dei rapporti che il mondo economico ha (o è costretto ad avere) con la politica. Già dai verbali di interrogatorio dell'ex parlamentare e sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, era evidente come fosse la politica a definire gli incarichi in Rocca Salimbeni.

Quando Mussari lascia la presidenza di Mps, per dire, Ceccuzzi dice di essersi rivolto a D'Alema per convincere Alessandro Profumo a prendere le redini della banca. Mentre l'ex presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, sempre a verbale, racconta di essersi rivolto a Gianni Letta che con l'approvazione di Berlusconi gli indicò chi inserire nel cda.

Così, in vista della sua candidatura alla guida dell'Abi, di cui si comincia a parlare in via informale nel febbraio 2010 ed è ufficializzata il 23 giugno, Mussari frequenta amici vecchi e nuovi dei Palazzi romani. Oltre a D'Alema le frequentazioni più assidue sono con Latorre, uomo di fiducia del leader pugliese. Ma non solo. Il 6 aprile in poche ore incontra il sottosegretario alla difesa del Pdl, Guido Crosetto, il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, il presidente del Copasir, D'Alema e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Berlusconi, Santanchè.

Pochi giorni dopo incontra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, poi Enrico Letta, allora vicesegretario nazionale del Pd e Latorre. Nell'agenda sono segnate anche le convocazioni in tribunale per la questione Ampugnano. La notifica della Guardia di Finanza è segnata in agenda alle ore 10 del 25 febbraio. Dopo una settimana di ferie, Mussari rientra e vola a Roma per incontrare prima Amato poi Latorre. Passano 48 ore e riceve D'Alema che lo raggiunge a Siena.

Sono i giorni in cui Mussari è impegnato nelle riunioni che devono portare il Consiglio di amministrazione ad approvare il bilancio nel quale, secondo quanto ipotizzato dai pm, vennero camuffate le perdite derivanti dall'acquisizione Antonveneta e messi in atto "trucchi" per celare gli impatti patrimoniali del contratto Alexandria. Uno dei bilanci camuffati, secondo l'accusa, è stato presentato a Piazza Affari il 26 marzo, come annotato in agenda.

I viaggi verso Roma si intensificano tra Aprile e Giugno. Numerosi gli incontri con Latorre, con cadenza quasi settimanale, e anche con Fini. Con l'ufficialità della nomina alla guida dell'Abi e la conquista della presidenza, le porte si spalancano ulteriormente. Mussari sale due volte al Quirinale "per udienza privata con Giorgio Napolitano", annota in agenda.

Ai soliti Amato, D'Alema, Latorre, si aggiungono Pierluigi Bersani, Fabrizio Cicchitto , Luciano Violante, Gianfranco Conte, Antonio Tajani. Nel frattempo cominciano a emergere notizie di stampa della situazione patrimoniale che sta attraversando il Monte dei Paschi e, soprattutto, la Fondazione. L'1 settembre 2011 Mussari segna in agenda: "Guardia di Finanza per Notifica atto".

La procura indaga. Banca d'Italia, secondo quanto ricostruito, aveva le comunicazioni adeguate per comprendere cosa accadeva, ma non intervenne. "Ho piena fiducia in via Nazionale", ha detto Napolitano invitando poi la stampa, lo scorso febbraio, a "sopire" le informazioni su Mps.

Il monito è arrivato dopo le dimissioni di Mussari dalla guida dell'Abi: ha lasciato l'incarico il 22 gennaio 2013, quando il Fatto Quotidiano diede notizia dell'accordo segreto che aveva siglato con Nomura per ristrutturare il debito di Mps.

 

LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeggiuseppe mussari VIGNI MUSSARI mussari arriva in tribunale I DUE MARO GIRONE E LATORRE Gianni Letta

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…