DOPPIA BATOSTA PER MARPIONNE: NIENTE CHRYSLER FINO AL 2015 E IL LANCIO DEL NUOVO CHEROKEE SLITTA PER UN PROBLEMA DI SOFTWARE

Andrea Malan per "Il Sole 24 Ore"

Nella scalata al 100% di Chrysler, Fiat non potrà contare sul tribunale del Delaware. Il giudice Parsons, cui il Lingotto si è rivolto per il dissidio con il fondo Veba sul valore delle quote sulle quali Fiat ha esercitato un'opzione, ha fissato l'inizio del processo per il 29 settembre 2014, ovvero tra quasi un anno.

Fiat aveva chiesto un processo per maggio, mentre il fondo Veba (azionista al 41,5% di Chrysler) puntava al 2015. Il giudice ha fissato una data intermedia, ma che è comunque troppo lontana per le esigenze di Fiat di arrivare rapidamente al 100% di Chrysler e poi alla fusione: dopo i cinque giorni previsti per le udienze, infatti, Parsons ne avrà altri 90 per depositare il verdetto, che potrebbe dunque perfino slittare ai primi giorni del 2015.
La notizia sgombra di fatto il tavolo delle trattative da uno degli elementi di incertezza.

Resta invece il procedimento per la quotazione in Borsa di Chrysler (Ipo) che su richiesta del Veba è stato avviato il mese scorso. La soluzione più probabile resta però quella di un accordo fra le parti, eventualmente dopo che nel corso della preparazione dell'Ipo sarà emerso un prezzo di mercato (o meglio, una forchetta di prezzo) per l'azienda americana.
Il Veba è un fondo fiduciario, gestito dal sindacato americano Uaw, che gestisce l'assistenza sanitaria a circa 61mila pensionati Chrysler; la sua quota del 41,5% di Chrysler è stata ottenuta nel 2009 in occasione del Chapter 11 dell'azienda.

Fiat dispone di opzioni per acquistare dal Veba il 16,6% di Chrysler in 5 quote semestrali; ne ha già esercitate tre, ma il disaccordo sul prezzo l'ha costretta ad adire le vie legali in Delaware. Per la prima delle cinque tranche (pari al 3,32% di Chrysler) Fiat aveva offerto 140 milioni di dollari contro i 342 chiesti dal Veba; le due cifre corrispondono rispettivamente a 1,75 e a 4,275 miliardi di dollari per il 41,5 per cento.

Proprio ieri è emerso che la stessa quota veniva valutata 3,6 miliardi nel bilancio Veba di fine 2012, secondo un recente documento depositato presso la Sec. La plusvalenza di 900 milioni rispetto ai 2,7 miliardi di fine 2011 ha contribuito a far crescere il patrimonio del fondo del 18% a 10,3 miliardi di dollari. Il fondo resta pesantemente esposto a Chrysler: oltre alla quota azionaria in portafoglio detiene infatti anche un bond (valutato 5,2 miliardi di dollari al 31 dicembre 2012) ricevuto anch'esso nel 2009 e che paga un tasso di interesse superiore all'11 per cento. Nel bilancio 2011 della Fiat la quota Chrysler veniva valutata 3,44 miliardi di dollari.

Recentemente, a una domanda sulla possibile richiesta di 5 miliardi di dollari da parte del Veba, Sergio Marchionne - numero uno di Fiat e di Chrysler - ha detto «è meglio comprino un biglietto della lotteria».

In attesa che i due soci raggiungano un accordo, Chrysler rischia un impatto negativo sui conti del 3° trimestre dall'evento più importante del 2013 dal punto di vista industriale: il lancio della nuova Jeep Cherokee. La produzione è partita da qualche mese, e a fine settembre l'azienda dichiara un totale di quasi 19mila unità prodotte; ma tutte queste Jeep sono ferme sui piazzali dello stabilimento di Toledo, Ohio (a un paio d'ore di auto ad Detroit). Il motivo, afferma la Chrysler, è un problema al software che gestisce il cambio di velocità, un nuovo cambio automatico a nove marce che la stessa Chrysler produce su licenza della tedesca Zf.

«È la prima applicazione al mondo di questo cambio ad alta tecnologia, su un modello nuovo con due nuovi motori e tre sistemi di trazione integrale». Un vero e proprio salto mortale, dunque, che Chrysler non vuole sbagliare. «Non voglio vendere 35 Cherokee e vederne 34 tornare in officina il mese dopo» dice un concessionario intervistato da «Usa Today», d'accordo con la decisione dell'azienda di rinviare le consegne. Chrysler non fa previsioni sui tempi della soluzione del problema.

Nella conferenza con gli analisti di fine luglio, in occasione della presentazione dei risultati del 2° trimestre, Sergio Marchionne aveva definito «cruciale» il lancio del Cherokee per centrare i target 2013; Ihs Automotive prevedeva 32mila consegne di Cherokee per il 2013. Le Jeep ancora sui piazzali, che ora dovrebbero essere più di 20mila, equivalgono a centinaia di milioni di fatturato mancato e altrettanti di capitale immobilizzato.

 

john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE MARCHIONNE EZIO MAURO b c e be b cb d f c e marchionne FIAT CHRYSLER Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler chrysler FIAT

Ultimi Dagoreport

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…

ignazio la russa enrico pazzali banche dati spioni spionaggio

FLASH! – CON L’INCHIESTA SUGLI SPIONI DI ''EQUALIZE'' FINITA NELLE SABBIE MOBILI MILANESI, ENRICO PAZZALI È POTUTO TORNARE IN CARICA COME PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FIERA MILANO (DA CUI SI ERA AUTOSOSPESO) - DAVANTI A TALE "SCANDALO", IL CDA DELL’ENTE HA PAURA A REVOCARGLI LE DELEGHE, ANCHE SFRUTTANDO LA SCUSA DEL GARANTISMO. ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DEL POTERE A MILANO DI LA RUSSA, GIÀ GRANDE AMICO DI PAZZALI – PS. SI VOCIFERA CHE IL TIFOSO ‘GNAZIO SIA MOLTO INTERESSATO AI GUAI DELL’INTER, DOPO LA BOMBASTICA INCHIESTA DI “REPORT” SUI CONTI DEI NERAZZURRI…

matteo salvini marine le pen emmanuel macron giorgia meloni

DAGOREPORT - COME DAGO-ANTICIPATO, MACRON E MELONI SI SONO SCAMBIATI IERI SERA A PALAZZO CHIGI IL RAMOSCELLO D’ULIVO. CHI HA AVUTO, HA AVUTO; CHI HA DATO, HA DATO: SCORDIAMOCI IL PASSATO. DEL RESTO, PRIMA DEL VIAGGIO IN ITALIA, MACRON E MATTARELLA HANNO PREPARATO BEN BENE L’INCONTRO DELLA PACE - ALLA FINE, DOPO DUE ORE DI FACCIA A FACCIA, TROVATA LA QUADRA SU UCRAINA, DAZI, TRUMP E SPESE MILITARI, L’UNICO GROSSO PROBLEMA SI E' CONCRETIZZATO NELLA PRESENZA NEL GOVERNO DI SALVINI CHE SIEDE TRA I “PATRIOTI” ORBAN E LE PEN. TANT’È CHE SALVINI STAMATTINA AI SUOI FEDELISSIMI HA COMMENTATO, SECCO: “E’ CADUTA LA GIORGIA”. EVITANDO PERÒ DI AZZARDARE ALCUNA DICHIARAZIONE SULL’INCONTRO DI LADY GIORGIA COL "GUERRAFONDAIO MATTO" DI FRANCIA - CHISSA', SENZA UN SALVINI TRA I PIEDI, FORSE MELONI AVREBBE GIA' COMPIUTO, SE NON UN TRASLOCO, UN AVVICINAMENTO AL PPE, PER LA GIOIA DI URSULA E DI MERZ. E QUANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA HA FATTO PRESENTE IL SUO FARDELLO LEGHISTA, MACRON HA REPLICATO CHE LA SUA ANTAGONISTA MARINE LE PEN NON SARÀ NEL GOVERNO MA HA UN PESO ELETTORALE BEN MAGGIORE DELLA LEGA…

alberto nagel philippe donnet francesco milleri gaetano caltagirone

DAGOREPORT - NON È UNA BATTAGLIA, È UNA GUERRA ALL’ULTIMO SANGUE IL RISIKO CHE DA SEI MESI STA STRAVOLGENDO LA SCENA ECONOMICA E FINANZIARIA ITALIANA, PROTAGONISTA L’82ENNE CALTAGIRONE IMPEGNATO NELLA SUA SFIDA FINALE: SE NON CONQUISTA GENERALI ASSICURAZIONI, PERDE LA FACCIA NON SOLO L’EX PALAZZINARO ROMANO MA ANCHE IL GOVERNO MELONI, CHE PUNTA A ESPUGNARE CON L’IMPRENDITORE-EDITORE IL POTERE ECONOMICO MILANESE - OGGI, SORPRESONA: IL FINORA RAPIDO E INVINCIBILE CALTARICCONE HA CHIESTO IL RINVIO SINE DIE DELL’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA CHE IL 16 GIUGNO DECIDERÀ SULLA MOSSA DEL CEO ALBERTO NAGEL DI DISFARSI DELLA QUOTA DEL 13% DI GENERALI PER ACQUISIRE DAL LEONE DI TRIESTE, BANCA GENERALI. COME MAI HA CHIESTO IL RINVIO SINE DIE? TEME MAGARI CHE IL SUO PARTNER, IL CEO DELL’IMPERO DEL VECCHIO, FRANCESCO MILLERI, CHE ULTIMAMENTE HA APPLAUDITO ALL’OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI, SI DEFILI DA CALTAGIRONE ALL’ASSEMBLEA DEL 16 GIUGNO? SE CALTARICCONE NON VINCE, SARANNO DOLORI A PALAZZO CHIGI…