MAURO MORETTI TEME CHE IL “FRATELLO DI SHEL SHAPIRO”, ALIAS CASALEGGIO, A DISTANZA DI DIECI ANNI VOGLIA VENDICARSI DELLE PORTE SBATTUTE IN FACCIA APRENDO CON UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE IL COPERCHIO DELLA SUA GESTIONE (TAV E VIAREGGIO) - ALLA FARNESINA I COLLABORATORI PIÙ STRETTI DEL MINISTRO-MARCHESE TERZI STANNO PREPARANDO GLI SCATOLONI - PER DELLA VALLE LE VOCI SULLA SOSTITUZIONE DI DE BORTOLI SONO UN VENTICELLO...

1. MAURO MORETTI TEME IL "FRATELLO DI SHAPIRO", ALIAS CASALEGGIO
Nel palazzo-obitorio delle Ferrovie dello Stato la parola d'ordine è il silenzio.
Nessuno deve avvicinarsi alla stanza di Mauro Moretti, ma tutti sanno che quando non si sentono le sue grida è segno evidente che il manager di Rimini sta meditando ed e' preoccupato.

Domani la porta si spalancherà perché l'ex-sindacalista andrà a Pistoia dove nello stabilimento di Ansaldo Breda sarà presentato il Frecciarossa 1000 dedicato a Pietro Mennea.

L'evento è riservato ai dipendenti della società di Finmeccanica che assembla i pezzi del treno comprato dai francesi di Bombardier ,ed è questa la ragione per cui accanto a Moretti ci sarà anche Alessandro Pansa, il comandante pro tempore della società di piazza Monte Grappa che spera nella continuità del governo Monti per essere confermato dal suo amico Vittorio Grilli.

Anche una delegazione degli uscieri delle Ferrovie seguirà Moretti nella breve trasferta toscana per cercare di capire se oltre all'impegno nell'Alta Velocità il Capo vorrà dedicare un po' di attenzione ai problemi dei 14 milioni di pendolari che ogni giorno soffrono come disgraziati sui treni locali.

Non è pero' questo l'argomento che ha indotto Moretti negli ultimi giorni a chiudersi nel silenzio. Nell'ultima settimana ha seguito con attenzione spasmodica il tentativo dell'amico Bersani per la costruzione di un governo in cui gli è stata ventilata la possibilità di entrare come ministro dei Trasporti. La presa di posizione assunta ieri da Luchino di Montezemolo con la nota pubblicata dal titolare di Ntv sul sito "Italia Futura" in cui il think tank dei carini sostiene l'ipotesi di un governo di scopo a larga maggioranza, porta acqua alle speranze di Moretti perché, se Bersani ce la farà, allora aumenteranno le chances di entrare nel governo per dirigere i Trasporti e mettere in riga il concorrente dell'Alta Velocità.

Nel frattempo secondo gli uscieri il Superferroviere starebbe vagheggiando l'idea di fare un gesto che scarichi su qualcun altro le responsabilità del disastro ferroviario di Viareggio del giugno 2009 quando morirono 32 persone. Secondo le voci che corrono la vittima sacrificale ha il nome di Michele Mario Elia, l'amministratore pugliese che dal '75 lavora in Ferrovie e nel 2001 ha assunto la carica di amministratore delegato di Rfi, la società che gestisce l'infrastruttura ferroviaria.

Nonostante il fatto che siano coetanei (entrambi hanno 60 anni) e alla faccia di un sodalizio che li ha portati a lavorare fianco a fianco, il manager di Rimini sarebbe disposto a scaricare su Elia le responsabilità di Viareggio e l'incerta conduzione della Tav.

Quest'ultima è il cruccio forse più rilevante. La manifestazione di ieri in Val di Susa ha dimostrato che il Movimento 5 Stelle ha intenzione di cavalcare in Parlamento l'annosa questione, e dietro le truppe guidate dal Masaniello di Genova, Moretti vede l'ombra di Casaleggio, il guru che prima di legare il suo destino a quello di Grillo è stato un piccolo imprenditore.

A cavallo del 2000 Casaleggio era amministratore delegato di Webegg, una società che l'Olivetti vendette due anni dopo alla Telecom di Roberto Colaninno. L'idea era di costruire una web company all'americana sostenuta da una politica di marketing dove il motto prevalente suonava: "per vendere di più il prodotto devi essere quel prodotto".

Queste fantasie non riuscirono a suggestionare Tronchetti Provera che nel 2003 cacciò il Casaleggio informatico dopo aver dato un'occhiata ai bilanci disastrosi della piccola Webegg che nel 2002 perdeva poco meno di 16 su un fatturato di 25.

Ancora oggi gli uscieri delle Ferrovie ricordano i tentativi che il guru fece per ottenere lavori da Moretti, e non hanno dimenticato che in quell'epoca a Casaleggio fu attribuito il soprannome di "fratello di Shapiro", in ricordo del cantante inglese dei Rokes che ostentava una capigliatura leonina.

Nonostante numerosi tentativi Moretti sbatté la porta in faccia alla piccola società dell'uomo che oggi rappresenta l'anima culturale del leader genovese. Da qui la preoccupazione di Moretti che il "fratello di Shapiro" a distanza di dieci anni voglia vendicarsi aprendo con una commissione parlamentare il coperchio della sua gestione.


2. ALLA FARNESINA I COLLABORATORI PIÙ STRETTI DI TERZI, STANNO PREPARANDO GLI SCATOLONI
A Bergamo Alta, la parte panoramica e più antica della città, si trovano ottimi ristoranti ed enoteche dove il vino fa dimenticare tutte le disgrazie.

In questa zona della città potrebbe nascondersi e dimenticare le sue colpe anche il marchese Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, che oltre a una bella casa da 2 milioni di dollari a New York, possiede da quelle parti un casale con un'immensa libreria.

È quanto sperano i diplomatici della Farnesina e chi ha seguito nelle ultime settimane l'incredibile sequenza di errori compiuti dal ministro pasticcione nella vicenda dei due marò. Ormai si può dire tranquillamente che il desiderio di trasformarsi da tecnico in politico è fallito in maniera clamorosa perché nessuno, nemmeno il suo protettore originario Gianfranco Fini, potrebbe spendere una parola per allungare il suo esilio.

Il capolavoro di Terzi è stato quello di creare un incidente talmente clamoroso da risvegliare perfino i rappresentanti più alti in grado delle Forze Armate.

Dai tempi del fallito golpe Borghese i vertici militari hanno dimostrato in maniera inequivocabile la loro fedeltà all'Italia repubblicana e al governo. Solo l'ineffabile Terzi è riuscito a scatenare l'ira dei generali che alla vigilia del weekend hanno condiviso al 100% il comunicato dell'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli in cui si denuncia senza mezzi termini "i toni da farsa" della vicenda indiana lasciando intravedere dietro la difesa dell'onore militare una critica verso l'operato del Governo.

L'atto di accusa non ha assolutamente il tono dei pronunciamenti di tipo spagnolo e latinoamericano che hanno accompagnato i golpe sui quali il politologo Luttwak (ospite fisso e pagato del salotto di "Ballarò") ha scritto nel 1969 un manuale pratico che i nostri militari hanno buttato nel cesso.

Ciò non toglie che in questa penosa vicenda siano scattati non solo l'orgoglio e la richiesta di rispetto, ma anche un verdetto di condanna che resterà a lungo appeso sulle spalle del marchese-ministro e di Mario Monti. Il più incazzato tra i militari è certamente il generale Leonardo Tricarico, che è stato Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare e oggi si ritrova insieme al dalemiano Marco Minniti nella Fondazione Icsa dove si fa cultura di intelligence e di analisi strategica. Questo militare ha parlato senza mezzi termini di un comportamento vergognoso da parte del ministro che è riuscito a distruggere il rispetto e la stima internazionali "in modo dilettantesco e scellerato".

Tricarico non si è mai sottratto alle critiche nei confronti del Governo. Così ha fatto nell'ottobre 2011 quando ha rivolto l'accusa di aver occultato il ruolo dei nostri aerei nella guerra in Libia.

Alla Farnesina i collaboratori più stretti di Terzi, tra cui in primo luogo il segretario generale Michele Valensise (già destinato a un'ambasciata nell'Africa sub-sahariana), stanno preparando gli scatoloni e anche loro sono rimasti sbalorditi quando venerdì pomeriggio nel pieno delle polemiche l'ineffabile Terzi ha allontanato l'eco delle polemiche partecipando a un seminario organizzato dal ministero degli Esteri sul ruolo di Facebook e Twitter.

L'ennesima testimonianza di una fuga mediatica che è stata alle origini di una catena di errori.


3. PER DELLA VALLE LE VOCI SULLA SOSTITUZIONE DI DE BORTOLI SONO UN VENTICELLO
Forse Dieguito Della Valle è troppo giovane per ricordare il film "Ossessione" che Luchino Visconti girò nel 1943 e magari non ha nemmeno letto il libro omonimo di Stephen King che è uscito nel '65.

Se avesse arricchito la sua cultura contadina con questi ingredienti, lo scarparo marchigiano avrebbe capito qualcosa di più sulla nevrosi e la paranoia che portano a disturbi della personalità, e magari la smetterebbe di ripetere come una cantilena ossessiva il suo atto d'accusa nei confronti di Abramo-Bazoli, l'80enne presidente di IntesaSanPaolo che tra poco sarà riconfermato alla presidenza della banca.

La colpa però non è di Dieguito ma di quei giornalisti zelanti che continuano a offrirgli l'occasione per salmodiare come le prefiche dell'antica Roma che seguivano i funerali e che ancora si ritrovano in qualche paesino delle Marche.

A dargli fiato è stata sabato sera la volta di Lilli Gruber nel programma "Otto e mezzo" in onda sul canale preferito da Dieguito. La rossa giornalista ha addirittura intitolato la trasmissione "Mister Tod's ,il grillo della finanza" e chi ha avuto la pazienza di seguirla è rimasto ancora una volta deluso per la povertà di pensiero di questo imprenditore che costruisce ottime scarpe ,ma è rimasto avvitato nella sua ossessione.

Invece di rivendicare il merito di veder concretamente realizzato il suo" manifesto" a pagamento dell'ottobre 2011( "Politici ora basta!"), lo scarparo ha sparato petardi bagnati nei confronti di Bazoli "e dei suoi compari" che a suo avviso hanno fatto danni al Paese e sono responsabili dell'attuale situazione. Il colmo dell'ipocrisia è quando dopo aver detto che l'Abramo di IntesaSanPaolo gli è simpatico e non ha nulla contro di lui, Dieguito lo ha accusato di aver perso il senso della realtà invitandolo a riposarsi per l'età avanzata.

Come dice un vecchio proverbio la lingua batte dove il dente duole e in questo caso il dente è quello di Rcs, il Gruppo editoriale dove lo scarparo tenta da tempo di entrare con la sua personalità disturbata dalla nevrosi.

Su questo punto però va registrata una certa prudenza."Non ho visto il piano dell'amministratore Scott Jovane - ha ammesso Dieguito - e il mio desiderio è solo quello di gestire in modo moderno un Gruppo editoriale dove il mercato dovrebbe sostituire i poteri forti "che non vedo più".

Poi ha aggiunto che le voci sulla sostituzione del direttore De Bortoli alla direzione del "Corriere" sono un venticello perché tra un po' qualcuno potrebbe dire "stiamo arrivando, quindi comportatevi bene".

Forse è arrivato il momento per l'uomo che sta sbattendo il muso contro il tandem Bazoli-Elkann di ritornare alla sua "culla fortunata" senza impegnare altre energie in battaglie perdute.


4. FUNERALE CASUAL PER BRUNETTA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Renatino Brunetta, il premio Nobel mancato dell'economia, è riuscito a stupire le autorità e il pubblico che hanno partecipato al funerale del capo della Polizia Manganelli.

A nessuno è sfuggito l'abbigliamento sportivo del figlio dell'ambulante veneto che ha dimostrato ancora una volta di non aver alcun rispetto per gli altri e forse nemmeno per se stesso".

 

 

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