CUCCAGNA APPLE - “DER SPIEGEL” SI APPLICA A SOMMARE IL VALORE DEI SINGOLI COMPONENTI DELL’ IPHONE: COSTO 189 $, VENDUTO (MEDIAMENTE) A 600 - GLI IMPIANTI DI PRODUZIONE DELLA APPLE RESTANO CHIUSI AL PUBBLICO - DOPO I SUICIDI E GLI SCANDALI, LA STRARICCA (630 MLD $) CASA DI JOBS SI È IMPEGNATA A VEGLIARE SULLA FOXCONN, DOVE LO “SCHIAVISMO” IMPAZZA…

Uwe Buse per "Der Spiegel"
Traduzione di Micaela Calabresi per "D - la Repubblica"

La Apple ha appena presentato due settimane fa l'iPhone5, e io sono qui che mi arrovello... lo compro o non lo compro? Non si tratta di una scelta facile, del resto, nemmeno la Apple è un'azienda facile. Apple è un'azienda che realizza prodotti fuori dal comune, ma che non brilla certo per simpatia.

Fa pensare a un artista geniale con il quale, però, un normale rapporto umano rasenta l'impossibile, un po' per colpa del suo Ego smisurato e un po' per via della sua totale assenza di interesse verso il genere umano. L'iPhone 4, quello attuale, l'ho comprato in versione nera e, inizialmente, mi era piaciuto molto.

Stava bene nel palmo della mano, era pesante il giusto. Dopo aver aperto la confezione, ho trascorso un'intera serata a interrogare Siri, l'assistente virtuale dell'iPhone che chiama i contatti della rubrica a comando vocale, invia SMS e compone email: finora era disponibile solo nelle lingue più diffuse, dal modello 5, questa è una delle novità più eclatanti, lo sarà anche in italiano. Siri è una vera professionista, si presenta bene, non supera mai i limiti imposti dal suo ruolo e, a volte, si rivela un valido sostegno anche in discussioni filosofiche.

«Siri, tu chi sei?». «Non ha importanza chi sono io». «Esiste un Dio?». «Non sono autorizzata a rispondere a questo genere di domande». «Qual è il senso della vita?». «Tutto lascia pensare che si tratti di cioccolato». Siri rappresenta ciò che apprezzo di Apple. Le due viti che si trovano sotto all'apparecchio rappresentano invece quello che di Apple non mi piace. Mi danno veramente sui nervi.

Sono dell'avviso, infatti, che acquistando un prodotto si acquisisca anche il diritto di maneggiarlo a proprio piacimento. Soprattutto, dovrebbe essere possibile aprirlo, anche solo per scoprire com'è fatto al suo interno. Per Apple, evidentemente, le cose stanno in maniera diversa. Per aprire il mio iPhone devo togliere le due viti che si trovano accanto al dock, e non si può dire che si tratti di un'operazione all'acqua di rose, giacché non abbiamo a che fare con viti "normali", ma con la testa a 5 punte arrotondate simili a dei petali, che si chiamano viti a pentalobo. Ma io non possiedo un cacciavite pentalobo e non conosco nemmeno qualcuno che ne abbia uno in casa. In realtà, non conosco nemmeno qualcuno che sappia cosa sia.

Alla fine ho dovuto acquistare il cacciavite in questione in rete, per 9,95 dollari più spese di spedizione, su un sito statunitense, iFixit.com, che offre questi strumenti in un unico pacchetto dal nome significativo: "iPhone 4 Liberation Kit". Sotto la scocca dell'iPhone tutto è sistemato in modo molto ordinato. In alto a sinistra c'è la webcam iSight, poi ci sono il chip A5 dual-core, la memory card, la batteria, un'altra fotocamera, il vibratore Apple e la scheda madre. Oltre a questi componenti principali, ci sono il display, la scocca e il touchscreen.

Mi sarei aspettato più cose al suo interno, con tutto quello che riesce a fare. Mi piacerebbe sapere quanto costano i singoli componenti. Inoltre, sarei curioso di scoprire chi assembla le parti e come vivono queste donne e questi uomini e, soprattutto, in quali condizioni lavorano e come vengono trattati dal loro datore di lavoro. In relazione ai costi Apple non dice molto.

L'azienda si vanta di aver reso pubblica la lista dei suoi fornitori, ma non è altro che una sfilza di nomi di aziende, senza indicazioni relative ai prodotti che realizzano per la Apple o riferimenti alle condizioni di lavoro dei dipendenti e men che meno ai prezzi. I ricercatori di iSupply - un'azienda statunitense specializzata sul mercato dell'elettronica - però, qualcosa dicono: smontano gli apparecchi che arrivano sul mercato, cercano di scoprire la provenienza dei singoli componenti e ne stimano il costo di acquisto da parte di aziende come Apple.

La Fotocamera sul retro è della Sony e, secondo la stima di iSupply, dovrebbe costare 16,40 dollari. Il prezzo del driver di memoria flash, invece, dovrebbe essere di 19,20 dollari e proviene dalla Hynix, un'azienda sudcoreana produttrice di semiconduttori. Il processore è Samsung e costa circa 15 dollari. Anche il modulo di memoria SDRAM è prodotto da Samsung a circa 9,20 dollari. La batteria è fornita dalla Amperex Technology di Hong Kong, 6,19 dollari.

Mentre Murata, un'azienda giapponese, vende il modulo WLAN per 5,90 dollari. Per il display siamo intorno ai 23 dollari, scocca e touchscreen costano circa 14 dollari l'uno. Totale, 189 dollari, circa 150 euro. Il prezzo al pubblico è di circa 600. Ovviamente ci sono ulteriori costi da tenere in considerazione: il lavoro di programmazione, la ricerca e lo sviluppo, le licenze, il packaging (elemento di estrema importanza) e i costi di distribuzione. Ciò nonostante, aggiunte anche queste voci, di soldi ne avanzano ancora un bel po'.

In questo momento, Apple è l'azienda più preziosa del mondo. Il valore è di 630 miliardi di dollari. Per questa cifra sarebbe possibile acquistare, diciamo, Siemens, Daimler e Volkswagen, e ne avanzerebbero per una quarta voce. Apple ha chiuso il primo semestre del 2012 con un fatturato di 20 miliardi di dollari, lo scorso anno aveva chiuso a 26 miliardi e in cima alle vendite c'era ovviamente l'iPhone.

Ne sono stati venduti 47 milioni in tutto il mondo, tramite internet, operatori telefonici e, naturalmente, tramite gli Apple Store, che personalmente mi danno sui nervi tanto quanto il cacciavite pentalobo. Non tollero il teatrino messo in piedi nei negozi della Apple, il modo in cui celebrano l'acquisto dei computer.

L'acquisto in sé è un'attività alquanto profana. Si tratta di denaro che cambia proprietario. E quel denaro è il mio. Non riesco a trovare una ragione che sia una per celebrare l'evento. Un altro evento, invece, potrebbe meritare delle celebrazioni. Mi riferisco alla realizzazione del prodotto, al suo assemblaggio, alla trasformazione di plastica e metallo in qualcosa di bello. La Ducati è consapevole di questo e, di conseguenza, propone visite guidate all'interno dei propri stabilimenti di produzione. Apple non lo fa. Per l'azienda gli stabilimenti di produzione sono aree in cui vige il divieto d'accesso. I visitatori non sono i benvenuti.

Pare che non ci sia altro da festeggiare all'infuori della vendita e del profitto. Gli iPhone vengono realizzati dal principale fornitore di Apple, i cui uffici hanno sede a Taiwan, mentre le fabbriche si trovano in Cina. L'azienda si chiama Foxconn. È un contractor, una specie di mercenario dell'economia mondiale, che offre i suoi servizi a tutte le aziende che se li possono permettere. E molti operatori del settore dell'elettronica, anche concorrenti diretti tra loro, li richiedono. Nel 2011 Foxconn ha realizzato la Playstation per la Sony, la Xbox per Microsoft e la Wii per la Nintendo.

Nel settore della telefonia mobile lavora per Nokia, Motorola, Acer, Blackberry, LG, Sony, Lenovo e Orange. Con oltre 1,2 milioni di dipendenti, Foxconn può tranquillamente definirsi la più grande azienda privata cinese e si stima che circa il 40% dei computer, desktop e smartphone in commercio vengano realizzati da lei o almeno con suoi componenti. Il fondatore e comproprietario di Foxconn, Terry Gou, è nato a Taiwan, è multimiliardario e secondo la rivista Forbes è al 184esimo posto della classifica delle persone più ricche del mondo.

L'impresa partì in una rimessa con 7.500 dollari presi in prestito dalla suocera. Il primo prodotto realizzato era un rivestimento in plastica per televisori. Bello non era, ma funzionale sì. Gou è famoso per le sue citazioni: «Chi ha fame, ha la mente lucida», «Lavoro è sinonimo di felicità», oppure: «Facile costituire un esercito di mille soldati, difficile invece trovare un unico Generale». Gou ama molto ritrovare le sue affermazioni pubblicate nei libri, è questo il suo modo di comunicare con l'opinione pubblica. Interviste ne concede poche, preferisce lavorare indisturbato e concede questo lusso anche ai suoi dipendenti impegnati alle catene di montaggio.

Anche per questo le visite negli stabilimenti della Foxconn - dove, stando alle ultime notizie, sembra che vengano reclutati sotto il ricatto degli stessi rettori gli studenti delle università cinesi per stage non retribuiti - non sono contemplate. Gli iPhone vengono assemblati in diverse sedi della Foxconn, una di queste si trova a nord di Shenzhen, una città nata dal niente nel sud del Paese, centro nevralgico del più grande complesso industriale del pianeta. Alle cinque del pomeriggio vengono aperti i cancelli della fabbrica e dallo stabilimento climatizzato un fiume di giovani uomini e donne si riversa all'esterno.

Uno di loro è Liu Qingsong, serio e molto giovane. Ha 20 anni, come quasi tutti i suoi colleghi. Si incammina per una lunga e stretta viuzza laterale e poco dopo lo ritroviamo che gioca a biliardo. Tra 15 ore dovrà tornare alla catena di montaggio e per questo è fermamente intenzionato a sfruttare appieno il suo tempo libero: biliardo con gli amici, poi cena e, per finire, un drink da qualche parte. Questi sono i piani per la serata.

Liu è arrivato a Shenzhen un anno fa da Hunan, una delle province povere del nord. Tra una stoccata e l'altra racconta che anche prima di trasferirsi qui era consapevole del fatto che Shenzhen non fosse la terra promessa e che il suo nuovo datore di lavoro non fosse un benefattore. «Sapevo », dice, «cosa mi aspettava». Qui si lavora 6 giorni a settimana. Catena di montaggio. 8 ore al giorno, sei giorni la settimana, sempre gli identici movimenti. Il lavoro di Liu consiste nel controllare un sottile componente laterale dell'iPhone, dopo che il pezzo è stato limato da una macchina. Per prima cosa il ragazzo allenta le viti ed estrae il componente dal dispositivo di serraggio per verificarne la corretta limatura della superficie.

Dopo di che rimette i componenti limati in maniera corretta sulla catena di montaggio, mentre quelli fallati li ripone in una cesta. E via, daccapo... Per Liu e i suoi colleghi la giornata di lavoro ha inizio poco prima delle otto, con la riunione durante la quale un responsabile illustra le prestazioni del giorno precedente e gli obiettivi della giornata. Poi, tutti al loro posto.

Dopo due ore c'è la prima pausa di 20 minuti, verso le tredici un'ora di pausa pranzo e nel pomeriggio un'altra da 20 minuti. Se non sono previsti straordinari, il lavoro termina alle 17.00. Liu racconta di aver lavorato in un ristorante prima di arrivare alla Foxconn. Guadagnava molto meno: 1.000 yuan, circa 125 euro, al posto dei 2.500 che guadagna ora. E anche il tempo libero era meno.

«Ora che ci penso, al ristorante lavoravo sempre». Ma c'è una cosa di cui Liu non parla per paura di perdere il posto: gli straordinari. Alla Foxconn, il limite concesso in Cina di 36 ore mensili non è una rarità. Spesso, tuttavia, si arriva fino a 100. Liu non accenna nemmeno alla morte di 17 persone: tre durante un'esplosione in una fabbrica di Chengdu, dove avviene il processo di levigatura degli iPad. La polvere di alluminio che si libera nell'aria si è incendiata causando l'esplosione. Nel 2012, 14 persone si sono tolte la vita, buttandosi dai tetti dei loro alloggi .

Altri 4 ci hanno provato, tra cui Tian Yu, una timida ragazzina di 17 anni originaria della provincia di Hubei: il suo compito era controllare gli schermi degli apparecchi assicurandosi che non fossero graffiati. Dieci ore al giorno, ogni due/tre secondi un nuovo display. Dopo un mese di lavoro, Tian Yu aspettava di ricevere il suo primo stipendio. I soldi le servivano, i suoi risparmi erano agli sgoccioli, ma non arrivò nessuna busta.

Qualcosa era andato storto e quando andò a informarsi, l'amministrazione le rispose che si sarebbe dovuta occupare lei stessa della questione. Scoprì che per ricevere lo stipendio si sarebbe dovuta recare in un altro stabilimento. Prese un pullman e andò a Guanlan. Anche qui, però, si vide sbattere la porta in faccia. Quella sera si ritrovò di nuovo nel suo alloggio, senza soldi, senza amici e con il telefonino fuori uso. Come raccontò in seguito, si sentiva sola e abbandonata al proprio destino. La mattina seguente, verso le otto, salì sul tetto, si avvicinò al bordo e si buttò.

Non sa spiegare perché lo fece. Nell'impatto si ruppe l'anca e la colonna vertebrale. Tian Yu oggi è su una sedia a rotelle. Dalla Foxconn ha ottenuto un indennizzo di 180mila yuan, 23mila euro. Con quel denaro ha pagato i medici, gli interventi e le medicine. È tornata a vivere con i genitori e sopravvive confezionando sandali in casa. Il suo consiglio ai giovani che come lei sognano un futuro migliore è: «Non andate alla Foxconn». Da allora Foxconn ha acconsentito a diminuire in maniera drastica le ore di straordinario dei dipendenti, portando la soglia massima alle 36 ore mensili previste dalla legge. in più, l'azienda ha promesso anche di impegnarsi ad aumentare gli standard di sicurezza sul lavoro e il compenso.

L'azienda si è vista costretta a vagliare questi provvedimenti dopo un'ispezione degli ispettori della FLA (Fair Labor Association), un'associazione per i diritti dei lavoratori statunitense. L'ispezione è stata voluta da Apple. Dopo i suicidi e l'esplosione nella fabbrica di iPad, l'azienda per paura di altre ripercussioni negative sui media, si è iscritta alla FLA, come già avevano fatto Nike, Adidas, H&M. L'ingresso nell'associazione si è rivelata una mossa astuta.

Ora, infatti, Apple può definirsi la prima grande azienda di elettronica che prende sul serio le necessità dei propri dipendenti e, di conseguenza, c'è da aspettarsi che altri produttori seguiranno il suo esempio. Apple ha anche reso noto che si impegnerà a sostenere i costi straordinari derivanti dalle riforme necessarie che Foxconn dovrà affrontare per adeguarsi ai protocolli della FLA. Il monte ore di migliaia di lavoratori dovrà infatti essere diminuito di circa un terzo. Questo, secondo le stime di Foxconn, si tradurrà in diecimila nuove assunzioni entro l'estate del 2013.

Né i nuovi dipendenti, né quelli attuali, è stato dichiarato, dovranno subire una riduzione del proprio stipendio. Alla fine di agosto la FLA ha reso pubblico un documento in cui conferma che la Foxconn si sta attenendo a tutte le misure richieste. Insomma, sembra proprio che la Apple abbia deciso di diventare un po' più simpatica, e questa è una buona notizia. Ma è sufficiente? Per il momento si tratta di dichiarazioni d'intenti e nulla di sostanziale è cambiato nei nuovi iPhone che poprio in questi giorni stanno arrivando sul mercato.

Che faccio, lo compro lo stesso? Ho girato la domanda ad alcuni amici, che mi hanno risposto: Sì. No. Non so. Allora ho chiesto a Siri: «Secondo te dovrei acquistare il nuovo iPhone 5?» E lei: «A questa domanda non posso rispondere». Ho deciso di aspettare l'estate del 2013, quando la Fair Labor Association pubblicherà il rapporto definitivo sui progressi di Apple e Foxconn - se ce ne saranno stati. Dopo di che deciderò.

 

SOMMOSSA ALLA FOXCONN DI TAIYUAN IPHONE CINQUE FOXCONNIPHONE 5FOXCONN BLOOMBERG FOXCONN BLOOMBERG SUICIDI FABBRICA FOXCONN DI APPLE PROTESTA CONTRO LA FOXCONN FABBRICA APPLE PROTESTA CONTRO LA FOXCONN FABBRICA APPLE Tim CookSteve JobsSTEVE JOBS

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