LO SAIPEM O NON LO SAIPEM? - COSA SUCCEDEREBBE SE, UNA VOLTA SEQUESTRATA, FOSSE SPUTTANATA TUTTA LA POSTA ELETTRONICA DI SCARONI? - GLI AMERICANI NON VEDONO L’ORA DI AVVANTAGGIARSI DALLA RIVELAZIONE DI INFORMAZIONI RISERVATE, CONFIDENZIALI O SEGRETE SULLE RELAZIONI COMMERCIALI E DIPLOMATICHE DELL’ENI - CHI È L’“ALTO DIRIGENTE” CHE, UNA VOLTA SCOPERTI I SUOI CONTI ALL’ESTERO, HA DECISO DI COLLABORARE CON LA PROCURA FACENDO IL “SUPERTESTIMONE”?...

Luigi Ferrarella Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

E due. Sono già due i dirigenti italiani che nella galassia Saipem risultano aver ricevuto ritorni di denaro collaterali all'assegnazione di commesse algerine per 11 miliardi di dollari alla Saipem, propiziate dal pagamento nel 2006-2010 di 198 milioni di euro di «intermediazioni» che per la Procura di Milano maschererebbero in realtà «una vicenda corruttiva di ingente dimensione economica».

Giovedì si era capito che il romanzesco sequestro il primo dicembre scorso alla stazione ferroviaria di Roma di un trolley in mano a una parente della moglie dell'ex direttore generale di Saipem, Pietro Varone, aveva permesso ai pm di cogliere, in alcune carte contenutevi, due importanti nessi.

Il primo tra il manager e il 43enne Farid Noureddine Bedjaoui, algerino di nazionalità francese, nipote di un ex ministro degli Esteri e alter ego del ministro dell'Energia (all'epoca dei fatti) Chekib Khelil, dominus di una ragnatela di conti in Svizzera e Francia dai quali sarebbero partiti bonifici anche per alti papaveri del governo e dell'ente petrolifero algerino, nonché apparentemente cointestatario di un conto con la moglie di Varone, e socio di Varone con un milione e mezzo di investimento nell'azienda agricola Ager Falernus del manager Saipem.

Il secondo collegamento è tra l'algerino e la Pearl Partners Itd, cioè la semisconosciuta società di Hong Kong che, guarda caso, risulta destinataria, peraltro su conti negli Emirati Arabi e a Dubai, delle colossali commissioni teoricamente riconosciute da Saipem ad altra persona, «Samyr Ourayed, un agente ben conosciuto nel contesto commerciale dell'Algeria».

Ora, però, si afferma che quasi 10 milioni di euro sono «tornati» in Europa anche a un altro dirigente italiano: uno di cui negli atti d'indagine si conosce al momento non il nome ma lo status che ha deciso di assumere nei riguardi dei pm, e cioè quello di «persona coinvolta nelle indagini» che «ha recentemente reso dichiarazioni a questo ufficio»: è insomma proprio la scoperta dei suoi soldi all'estero che deve aver spinto questo indagato, ormai ex dirigente del gruppo, a diventare il superteste che «da dentro» sta spiegando ai pm alcuni meccanismi di questi affari.

E forse anche alcune circostanze, come l'occasione al George V Hotel di Parigi in cui Scaroni incontrò il ministro Khelil alla presenza anche proprio di Bedjaoui e dell'ex responsabile Eni per il Nordafrica Antonio Vella, oggi pure indagato insieme a Varone autosospesosi il 5 dicembre, al direttore finanziario Eni (ex Saipem) Alessandro Bernini e all'amministratore delegato Saipem Pietro Franco Tali (entrambi dimessisi quella stessa sera), all'ex direttore generale per l'Algeria Tullio Orsi e a Nerio Capanna.

Per l'amministratore delegato Paolo Scaroni - indagato per l'ipotesi di corruzione internazionale, e nominato al vertice di Eni e prima ancora di Enel alcuni anni dopo aver patteggiato 1 anno e 4 mesi per le ammesse tangenti in Techint finalizzate ad appalti Enel - paradossalmente il problema più urgente non è imbastire la linea difensiva per la quale Eni si sta affidando ai professori Alberto Alessandri, Guido Rossi, Carlo Federico Grosso e Francesco Centonze. Sembra invece che altri due siano i maggiori timori.

Il primo è che Eni, quotata anche a New York, incappi in inchieste anche della Sec (l'authority di Wall Street) e del Dipartimento di Giustizia, ai quali Eni ha già dovuto sborsare 125 e 240 milioni di dollari per chiudere la vicenda delle tangenti in Nigeria, anch'essa oggetto di una indagine del pm milanese De Pasquale avviata però a prescrizione in Italia.

Il secondo e ancor più urgente fronte per Eni è scongiurare il rischio che il sequestro di tutta la posta elettronica di Scaroni, dei 7 coindagati e di altre 22 persone, ordinato dai pm, possa (al momento del deposito degli atti) disvelare anche tutta una serie di informazioni riservate, confidenziali o proprio segrete attinenti le linee commerciali, le relazioni istituzionali-politiche e la diplomazia internazionale del gruppo.

A questo scopo Eni ha proposto alla Procura, che sino a ieri non aveva espresso il proprio orientamento, che l'analisi dei server sequestrati da parte dei pm avvenga con la presenza dei legali Eni, e soltanto attraverso «filtri» di ricerca che selezionino tutto ciò che può riguardare l'Algeria (da consegnare all'indagine) e lascino invece fuori dal margine di conoscibilità tutto ciò che non riguarda l'Algeria (e che, negli auspici di Eni, dovrebbe essere distrutto).

Nell'elenco delle 22 persone non indagate di cui la Procura ha acquisito la posta elettronica contenuta nei server dell'Eni, infatti, al numero tre figura ad esempio Abdurahman Benyezza, che in realtà più correttamente dovrebbe essere indicato come Abdul-Rahman Ben Yezza, cioè il nuovo ministro del Petrolio della Libia del dopo-Gheddafi; mentre il penultimo della lista è Salvatore Sardo, ex Enel come Scaroni e braccio destro operativo di Scaroni come «chief corporate operations officer» di Eni.

 

 

PAOLO SCARONI CON VLADIMIR PUTIN PREMIO GUIDO CARLI BERLUSCONI SCARONI DIEGO DELLA VALLE jpegDE BENEDETTI SCARONI BERLUSCONIpaolo scaronipol09 paolo scaroni moglieVINCENZO GRILLI PAOLO SCARONI PAOLO SCARONI FABIO GALLIA scaroni SCARONI E RECCHI GetContent asp jpegPAOLO SCARONI E SIGNORA

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...