RIPARTE LA GUERRA DELLA TELEFONIA EUROPEA - CARLOS SLIM LANCIA UN’OPA OSTILE IN OLANDA. POI TOCCA A TELECOM ITALIA

1. RIPARTE LA GUERRA DELLA TELEFONIA EUROPEA - CARLOS SLIM IN OLANDA. POI TOCCA A TELECOM ITALIA
Maddalena Camera per "il Giornale"

La messicana América Móvil di Carlos Slim potrebbe lanciare un'Opa ostile sull'olandese Kpn. La cessione della controllata tedesca della telefonia mobile E-Plus agli spagnoli di Telefónica non è infatti per nulla piaciuta al patron della società americana, il quale ha informato Kpn che l'accordo di restare sotto il 30% della società, siglato nel febbraio scorso, dopo questa decisione, non è più in vigore. América Móvil attualmente detiene il 27,7% di Kpn e ha due posti nel board.

I messicani manterranno i due posti in cda e, per ora, non fanno sapere se appoggeranno la vendita di E- Plus a Telefónica e se intendono o meno superare il 30% e dunque lanciare un'Opa su Kpn. América Móvil, nel maggio scorso, aveva lanciato una scalata ostile di Kpn raggiungendo il 27,7% e accordandosi di non superare il 30%, in cambio di due membri del cda.

Ora però quell'accordo non è più valido e i messicani potrebbero dunque lanciare un'Opa ostile sugli olandesi. Del resto Slim ora, secondo gli analisti, ha più possibilità di crescere in Europa dato che il mercato delle tlc sta entrando in una fase di consolidamento. Soprattutto, dopo che l'adesione all'Opa su Saks gli farà incassare altri 424 milioni di dollari.

E dunque anche Slim potrebbe essere tra i pretendenti per Telecom. Da solo o magari in accoppiata con il gigante Usa At&t. Se così fosse la notizia non sarebbe una novità: la possibilità che uno tra gli uomini più ricchi del mondo sbarchi in Italia si era già presentata nel 2007, quando in Telecom c'era ancora Tronchetti. Le strade di Slim, Telefonica e Telecom si sono dunque già incontrate.

Sei anni fa infatti il pericolo Slim in Telecom Italia era stata una delle motivazioni che aveva spinto Telefónica ad entrare in Telco, la holding che controlla l'ex-monopolista. La posta in gioco era ovviamente il Brasile, dove all'epoca Vivo di Telefónica e Claro di América Móvil, si contendevano il mercato della telefonia mobile nel paese. Poi Tim Brasil è cresciuta sino a diventare il secondo operatore alle spalle di Vivo. Ora comunque, se si effettuerà lo scorporo della rete, per l'operatore italiano ex-monopolista si potrebbero immaginare nuovi equilibri.

Slim del resto si è già mosso in Europa fuori dunque dall'America Latina che è il principale mercato di América Móvil dove ci sono segnali di rallentamento del mercato e, soprattutto in Messico, stanno sorgendo problemi di antitrust, che potrebbero spingere maggiormente a una diversificazione geografica.

La holding tlc di Slim è un gigante con ricavi compresi tra i 40 e i 45 miliardi di euro, frutto del traffico sviluppato da circa 306 milioni di utenti. Di cui 246 milioni nella telefonia mobile, il core business. Ed è per questo che la vendita di E-Plus, che ha circa 20 milioni di utenti mobili, a Slim non è proprio piaciuta.


2. QUATTRO OPZIONI PER IL FUTURO DI TELECOM ITALIA: VIVENDI, DEUTSCHE TELEKOM, CARLOS SLIM E AT&T
Carlo Festa per http://carlofesta.blog.ilsole24ore.com/

Sarà soltanto questione di tempo. Sfumata (per ora) l'ipotesi di matrimonio tra Telecom Italia e 3 Italia, tra gli addetti ai lavori si studiano ipotesi alternative di consolidamento.
Le Tlc europee sono di fronte a un riassetto, come dimostrano le ultime operazioni di Hutchison Whampoa in Irlanda (dove ha comprato O2 Ireland da Telefonica per 850 milioni di euro ) e dello stesso gruppo iberico in Germania (dove è stata rilevata e-Plus, la controllata tedesca degli olandesi di Kpn, per la super-cifra di 5 miliardi di euro).

In Italia per ora Telecom Italia è ancora nelle sabbie mobili, costretta a trovare una soluzione sullo scorporo della rete tra le incertezze politiche e quelle collegate alle tariffe decise dall'Agcom. Ma, nel caso l'operazione partisse, con lo spin-off potrebbero iniziare quei ragionamenti di consolidamento che, fino ad oggi, sono sempre stati stoppati. Ancheperché l'equilibrio dei soci di Telco, la holding a monte di Telecom Italia, sembra ormai verso il tramonto.

Le protagoniste, in questi casi, potrebbero diventare le banche d'affari che, secondo indiscrezioni, in queste settimane sarebbero particolarmente impegnate a studiare aggregazioni o matrimoni. «Si tratta di teoria. Le banche d'affari - spiega una fonte vicina a Telecom Italia- fanno il loro mestiere: presentano idee, progetti. Molti sono progetti interessanti. Ma al momento di concreto non c'è proprio nulla: anche se è certo che in un futuro più o meno lontano sarà necessaria un'operazione straordinaria».

Di sicuro le idee sono diverse. Una delle più diffuse tra le banche d'affari, di recente, è quella di un'integrazione tra le attività della francese Vivendi, che in questi giorni sta cedendo la controllata Maroc Telecom.

Un matrimonio fra Vivendi e Telecom Italia avrebbe sinergie soprattutto in Brasile (grazie a Gvt e Tim Brasil) mentre in Europa il gruppo transalpino possiede la compagnia mobile Sfr. Il problema è che sia Vivendi sia Telecom sono parecchio indebitate. Ma c'è chi tra le banche d'affari avrebbe anche rispolverato l'idea di un'unione con Deutsche Telekom, che proprio Franco Bernabè aveva chiamato come cavaliere bianco ai tempi della scalata di Roberto Colaninno.

L'unica certezza è che Telecom Italia sembra ormai destinata ad essere preda. E, in quanto tale, non è da escludere un futuro intervento sul suolo italiano di un magnate come Carlos Slim o di un gruppo ricco di cassa, come gli americani di At&t.

 

CARLOS SLIM Carlos SlimRETE TELECOM FRANCO BERNABE AD TELECOM Cesar Aliertatelecom tim brasil deutsche-telekom

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…