UNI-DEBIT, SPROFONDO ROSSO - L’EX BANCA DI PROFUMO PERDE IN TRE MESI 10 MILIARDI € PER LE SVALUTAZIONI, NIENTE DIVIDENDO 2011 E PENSIONAMENTO DI 5.200 BANCARI ITALIANI - PER NON AFFONDARE, A INIZIO 2012, L’ISTITUTO DI GHIZZONI DOVRÀ SGANCIARE 7,5 MLD € PER LA RICAPITALIZZAZIONE - AD APRILE SI RINNOVA IL CDA E IL TRIO GHIZZONI- RAMPL-PALENZONA RISCHA DI SMAMMARE - IL BUBBONE: 48 MLD € DI CREDITI INESIGIBILI CHE NON VERRANNO MAI PAGATI…
1 - UNICREDIT ROSSO SHOCK E 5.200 TAGLI
Andrea Greco Per "La Repubblica"
Unicredit esce con una trimestrale in perdita, svaluta per 10 miliardi gli avviamenti e imposta misure (tra cui 5.200 esuberi in Italia) per ritornare una banca commerciale focalizzata su Italia, Germania Austria, Est Europa. Un po´ fa i conti con la passata grandeur, un po´ cerca di scrollarsi di dosso il grigiore di una fase difficile. Gli investitori, mentre Borsa e indici bancari hanno perso quasi il 2%, hanno scambiato Unicredit a 0,774 euro (-6,18%).
Il rilancio ha tre ambiti. Il primo è l´aumento di capitale, deciso per 7,5 miliardi di euro tutti in contanti, con 13 banche a garantirlo guidate da Mediobanca e Merrill Lynch che risponderanno dell´inoptato e un avvio previsto a gennaio. Il cda lo ha votato unanime ieri mattina. «Abbiamo scelto la parte alta della forchetta perché volevamo spazzare ogni dubbio sull´adeguatezza patrimoniale - ha detto l´ad Federico Ghizzoni - saremo tra le banche più capitalizzate d´Europa, solidi come una roccia». Dopo il terzo aumento in tre anni il patrimonio Core tier 1 salirà al 10,35% dall´8,74% dov´è sceso a settembre; applicando Basilea 3 è stimato oltre il 9% nel 2012 e oltre il 10% nel 2015.
La seconda mossa fa i conti col decennio di acquisizioni rutilanti che hanno posto le basi di un gruppo paneuropeo, ma anche mandato alle stelle i rischi e impanciato avviamenti per 20 miliardi. Quella posta ora cala di 8,67 miliardi, in larga parte frutto delle acquisizioni di Hvb, Capitalia, banche ucraine e kazake. Con le prospettive reddituali odierne quei valori non sono più sostenibili e le regole impongono lo stralcio (ma Unicredit è pioniera). L´effetto è solo contabile - gli avviamenti sono già dedotti dal patrimonio - ma notevole, perché manda in rosso la trimestrale per 10,64 miliardi.
Tra le svalutazioni c´è anche l´8,8% di Mediobanca, quasi dimezzata con onere di 404 milioni, e altri 131 milioni su bond greci. Al netto degli avviamenti, i conti a settembre restano negativi: in una dinamica di tenuta dei ricavi classici (margine di interesse, commissioni, dividendi), le turbolenze di mercato mandano in rosso il trading (285 milioni) e i profitti da investimenti (612 milioni), mentre salgono del 56% a 1,84 miliardi le rettifiche su crediti, portando a -1,28 miliardi il risultato.
L´utile a nove mesi scende così a 66 milioni (-95%), e il gruppo ha già detto che non distribuirà dividendo sul 2011, anche se nel piano quinquennale la politica di erogazioni sarà «mediamente superiore ai nostri grandi rivali». Il terzo ambito di rilancio è il piano strategico, verso un utile netto di 3,8 miliardi nel 2013 e di 6,5 miliardi nel 2015. Ci si arriva con meno costi (e pensionamento di 5.200 bancari italiani), meno rischi (anche previa separazione di 48 miliardi di attivi a rischio non strategici e in smantellamento), focus sulle aree migliori e recupero di redditività nostrana.
«à l´addio al vecchio modello di banca universale, oggi non c´è abbastanza capitale per far tutto - ha detto Ghizzoni - va scelto il core business, per noi sarà la banca commerciale: solo servizi a famiglie e imprese». Per il manager piacentino è un piano «concreto, realistico e ambizioso». Per gli analisti alcuni assunti sono ambiziosi, altri esposti al drammatico stato dell´Italia, i tagli di costi sono timidi e manca una killer application. Per questo qualcuno teme nuove pressioni sul titolo.
2 - E ORA GHIZZONI & C. SI GIOCANO LA RICONFERMA
Giovanni Pons per "la Repubblica"
Il messaggio che ieri l´ad Federico Ghizzoni e i suoi vice Roberto Nicastro, Paolo Fiorentino e Jean Pierre Mustier hanno servito ai loro soci non è dei più incoraggianti. Dividendo 2011 spazzato via, mano al portafogli per altri 7,5 miliardi - la terza volta in tre anni - prospettive di guadagni futuri che dipendono in gran parte dal recupero della congiuntura italiana e internazionale, tagli al personale e ritorno alla banca commerciale pura con tutto ciò che comporta, a partire dalla crisi degli sportelli. Un quadro non certo esaltante che le Fondazioni e Allianz hanno dovuto mandar giù per forza in questa fase ma non è detto che lo debbano fare anche in futuro e soprattutto con questi manager.
Ad aprile vi sarà il rinnovo completo del consiglio di amministrazione e lì si vedrà quale sarà l´intenzione degli azionisti che appena un paio di mesi prima, tra gennaio e febbraio, saranno chiamati a versare altri 7,5 miliardi. Nuovi soci dalle spalle forti all´orizzonte per il momento non se ne vedono ma è presto per scoprire le carte, si vedrà sotto data quando si capirà meglio a quale prezzo verrà fatta la ricapitalizzazione.
Certo, se le quotazioni non saranno lontane dai prezzi attuali, l´aumento per essere digerito dal mercato dovrà incorporare un forte sconto e dunque essere molto diluitivo per gli attuali soci i quali dovranno sopportare un rapporto di concambio penalizzante per mantenere la stessa posizione nella banca. Con lo sconto sul prezzo, inoltre, le banche d´affari partecipanti al consorzio, a partire da Mediobanca e Merrill Lynch, minimizzeranno il loro rischio di accollo di azioni inoptate e si porteranno a casa laute commissioni, manna dal cielo in un anno difficile come si preannuncia il 2012.
Dunque con l´aumento di capitale potrebbero arrivare anche le sorprese: a) nuovi soci forti attratti dal forte sconto sul biglietto d´ingresso; b) il gruppo storico delle Fondazione che si diluisce in parte; c) i libici che non possono seguire perché hanno le disponibilità ancora congelate; d) il mercato che scarica i diritti punito da un concambio troppo severo. Tutto ciò o una combinazione di questi eventi può verificarsi da qui all´inizio del 2012 mentre il management cercherà di convincere gli stakeholder che Unicredit è fuori dal guado. Ma non sarà un´opera facile poiché i numeri della banca non sono certo esaltanti. Il risultato netto del gruppo nei nove mesi è di soli 66 milioni contro 1,3 miliardi del 2010.
Di chi è la colpa? La disamina dei risultati per settore non individua un colpevole unico. A soffrire maggiormente, infatti, è l´area Group corporate center in cui sono ricompresi i servizi più vari che perde 3,2 miliardi contro 1,4 dell´anno precedente. L´Italia dei servizi alle famiglie e alle Pmi (area Nicastro) guadagna 312 milioni, la Germania 98, l´Austria 60 e la Polonia 270. Il grosso dell´utile, 2,04 miliardi contro 2,18 del 2010, viene dal corporate e investment banking, area affidata al francese Mustier, mentre l´unica attività in crescita continua è l´Est Europa, una volta sotto l´ala di Ghizzoni.
Ma la grossa incognita per il futuro è rappresentata da quei 48 miliardi di attività in bonis su cui Ghizzoni ha detto di voler fare ring fencing, in parole povere crediti problematici che si cercherà di dismettere in qualche modo. Entro primavera si capirà se questo è il management della svolta o se i soci, vecchi e nuovi, chiederanno un ricambio.







