generali leonardo del vecchio mustier

DEL VECCHIO FA UN ALTRO PASSO A PIAZZETTA CUCCIA, UNICREDIT ACCELERA IL DOPO-MUSTIER. LA DOMANDA È: CHI ARRIVA PRIMO? - IL PAPERONE DEGLI OCCHIALI SALE UN PEZZETTO ALLA VOLTA NEL CAPITALE DI MEDIOBANCA, MENTRE NEL SECONDO ISTITUTO ITALIANO SI CERCA DI CORSA UN NUOVO AD PER PRENDERE IL POSTO DEL FRANCESE PRIMA DELL'ASSEMBLEA DI APRILE

 

1. DEL VECCHIO FA UN ALTRO PASSO A PIAZZETTA CUCCIA

Vittoria Puledda per “la Repubblica

 

Un passetto alla volta. Niente di clamoroso, ma abbastanza per arrivare all' 11% tondo, dopo una serie di piccole operazioni ripetute (nell' arco di una settimana) sfruttando le debolezze del titolo.

Leonardo Del Vecchio

Nessuna sorpresa: Leonardo Del Vecchio ha da tempo l' autorizzazione a salire fino al 19,9% e piano piano sembra avvicinarsi alla meta. A inizio ottobre era passato da poco meno del 10% a poco più (10,16%) ora un altro tassello, prezzo medio di acquisto 6,63 euro contro i 7,49 di ieri. Sempre meglio spendere meno che pagare di più, e questo vale anche per chi è in vetta alla classifica degli uomini più ricchi d' Italia. Però è chiaro che non è l' affare di breve periodo l' obiettivo dell' imprenditore.

 

Di sicuro, invece, la pazienza è tra le sue doti di investitore: è entrato in forze in Mediobanca nel settembre 2019, ha quasi raddoppiato da lì a poco, comprando anche circa il 2% della quota messa in vendita sul mercato da Unicredit, che nel frattempo aveva deciso di uscire da Piazzetta Cuccia. Per molto tempo è stato fermo, poi ha ricominciato ad arrotondare; fino alle cronache di ora. Intanto continua a comportarsi come ha sempre dichiarato: nessuna mira di governance, per una partecipazione finanziaria. Per ora è così.

 

 

2. UNICREDIT ACCELERA IL DOPO-MUSTIER IL TESORO: DA NOI NESSUNA INGERENZA

Francesco Spini per “la Stampa

 

Il dopo Mustier è partito ieri pomeriggio, con la prima riunione del comitato nomine di Unicredit dedicata al futuro cda. L' organismo è presieduto da Stefano Micossi, uno dei consiglieri considerati più critici con il manager francese in uscita, e ne fa parte anche Pier Carlo Padoan, l' ex ministro ed ormai ex parlamentare Pd, cooptato di recente e designato alla presidenza, che seguirà da vicino il processo di selezione della lista per il futuro consiglio. Su questa c' è stato un primo giro di valutazioni, ma la questione del nuovo ad è stata posta su una corsia preferenziale. I cacciatori di teste di Spencer Stuart sono stati confermati per la preselezione, mentre è stato deciso di non costituire una task force interna.

MUSTIER ELKETTE

 

L' obiettivo del resto è quello di chiudere il prima possibile: si cerca un banchiere dal profilo internazionale, per l' unica banca italiana inserita nell' elenco degli istituti di rilevanza sistemica. In Borsa il titolo ha ripreso fiato mentre Unicredit cerca di scrollarsi di dosso l' accusa di essere ormai banca di governo: dopo due giorni di ribassi, l' azione ha chiuso con un rialzo dello 0,42% a 7,98 euro. È lo stesso governo ad allontanare i sospetti di una sua regia nell' uscita dell' ad Jean Pierre Mustier.

 

Una fonte del ministero dell' Economia assicura che non c' è stato alcun intervento del Tesoro dietro il passo indietro del banchiere: «Da parte nostra non c' è stata alcuna pressione - spiega -. La questione al centro del dissidio interno è la subholding di cui Mustier necessitava per crescere all' estero». Il piano dell' ad (peraltro congelato di recente) prevedeva di inserire le attività estere, prevalentemente tedesche e austriache, in una scatola da quotare a Francoforte. Il sospetto è che tale holding sarebbe servita per una fusione in terra tedesca (le indiscrezioni portavano a Commerzbank), un' operazione che avrebbe sancito lo sganciamento di mezza Unicredit dall' Italia.

 

Una prospettiva contro cui il cda ha alzato le barricate.

PIERCARLO PADOAN CON ELKETTE DI UNICREDIT

Quanto a Mps, il consiglio due giorni fa tramite un portavoce ha assicurato di non avere intenzione di fare operazioni che possano «danneggiare gli interessi del gruppo e in particolare della sua posizione patrimoniale». Come a dire che l' operazione su Siena si può anche fare, ma con determinate modalità. Nel frattempo il governo sembra spuntarla sugli incentivi fiscali che potrebbero convincere Unicredit a considerare il target senese: la commissione Bilancio della Camera ha dichiarato inammissibile l' emendamento del M5s per ridurre a un massimo di 500 milioni i crediti fiscali per le banche che si aggregheranno nel 2021.

 

Sul mercato continuano a rimbalzare i nomi dei possibili candidati, come l' ex numero uno di Ubs (ed ex numero due a Unicredit) Sergio Ermotti, il quale però - secondo ricostruzioni - in occasione di sondaggi preliminari non avrebbe dato la sua disponibilità. Si parla di Marco Morelli (ex Mps), di Giuseppe Castagna (ad del Banco Bpm) o dell' ex Ubi Victor Massiah. C' è chi cita Carlo Cimbri (ad di Unipol, in corsa anche nel 2016) e Fabrizio Palermo, ad di Cdp. I sindacati interni a Unicredit invitano il cda a indicare «al più presto la strada» convinti che con Mustier la linea strategica «si è allontanata dal cuore italiano dell' azienda». Intanto il primo socio italiano, Leonardo Del Vecchio, fa acquisti. Ma in un altro istituto. La sua Delfin, ai primi di novembre, è passata dal 10,16 all' 11% circa di Mediobanca, di cui ha già l' ok Bce per salire fino al 20%.

NICOLA ZINGARETTI ROBERTO GUALTIERIpadoan

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...