CAFONALINO – “BARA PACIS” BY CISNETTO PRESENTA: ROMITI MATTATORE– AIUTATE DIACO CHE NON CE LA FA A FARE COMING OUT (“LA MIA SESSUALITÀ È MOLTO COMPLESSA”) - MA IL PARA-GURU E’ IL GANZO MARTONE, IL VICEFRIGNERO CHE SUGGERISCE AI GIOVANI COME TROVARE LAVORO - LUI! IL FIGLIO DI ANTONIO MARTONE, SUPERMAGISTRATO TIRATO IN BALLO NELLA VICENDA P3, PROFESSORE ORDINARIO A 29ANNI ED EX CONSULENTE DI BRUNETTA - MA VAFFANCHOOSY…
Luciano Di Bacco per Dagospia
Francesco Persili per Dagospia
«Il viceministro Martone ancora non c'è, è impegnato con la questione Fiat. Appena arriva gli daremo un consiglio. C'è chi se ne intende...». Non risponde, né risponderà al reiterato invito (anche a telecamere spente) del padrone di casa Enrico Cisnetto, l'ex presidente e ad della casa torinese, Cesare Romiti, nella terza puntata di Ara Pacis - il format televisivo legato alla manifestazione RomaInConTra - dedicata al tema più abusato dell'ultimo decennio: la generazione perduta.
Un bla bla infinito che ruota attorno al titolo senza fantasia: «Non siamo un Paese per giovani». Si parla delle «speranze decrescenti» degli under 35 che non solo hanno perso la prospettiva di migliorare la propria condizione di partenza ma sono stati anche declassati dallo status di bamboccioni (Padoa Schioppa) al rango di choosy (Fornero). Schizzinosi e (s)fottuti.
Disagio, precarietà , generazione, lavoro sono le parole (ormai vuote) che scorrono sul video del palco dell'Auditorium della (B)Ara Pacis mentre Cisnetto sermoneggia sulla società a misura di padri e nonni, sulla disoccupazione giovanile (3 volte quella senior), sui due milioni di under 35 sfiduciati che non studiano, né lavorano, prima di buttarla in politica: «I giovani scendano in campo».
Per fare cosa? Quello che faceva il padre di Roberto Benigni, con qualche giornale sottobraccio, nel famoso sketch dell'attore toscano? No, «la rivoluzione», il presidente della Fondazione Italia-Cina, Cesarone Romiti, in versione guevarista, ribadisce il concetto espresso nel libro (Storia segreta del capitalismo italiano) che ha scritto con Paolo Madron, ché «i giovani non possono stare fermi ad aspettare che le cose cambino».
E dunque? Lancette indietro, il ritorno al futuro è un peana «dell'orgoglio italiano e dello spirito del secondo Dopoguerra», la litania sul Paese distrutto che «nel giro di 12 anni riesce ad entrare nelle prime dieci nazioni industrializzate del mondo», il miracolo economico spinto avanti da uomini di buona volontà (e non anche dall'ERP e dagli aiuti degli americani). Il futuro, dunque, è «un nuovo piano Marshall per creare occupazione e ricostruire l'Italia a partire dalla manutenzione di città , luoghi d'arte e campagne». AAA cercasi giovani da destinare a lavori socialmente utili?
Il conduttore con sgabello e cartellina, gli ospiti che si danno sulla voce, qualcuno del pubblico che ogni tanto interviene ad alta voce nel talk narcolettico: il Maurizio Cisnetto Show riprende vita con Pierluigi Diaco, l'ex Peter Pan di Telekabul, che provoca per vedere l'effetto che fa: «Per me Romiti è più giovane di Matteo Renzi». La «questione giovanile diventa come quella meridionale: irrisolta».
Il ricambio fondato sulla carta d'identità , invece, «un argomento vintage, Fassino, Pisanu e Tabacci assurgono al rango di risorse della Repubblica, i libri di Stella e Rizzo sulla Casta farebbero parte di «un'operazione del Corriere della Sera per far prendere il 17 per cento a Grillo e avere un altro governo Monti». Un trattato di Diacologia che non risparmia la sinistra sindacale e i giovani che scendono in piazza, «noiosissimi e tremendi, con quegli slogan anni Settanta...».
Sembra Nanni Moretti in Caro Diario: "voi gridavate cose orrende e violentissime, e siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne". Ha qualche anno in meno il giornalista-dj ma si diverte ancora a giocare il ruolo del bastian contrario: «ha ragione Fornero», «mi è simpatico Marchionne» (con Romiti che aggrotta le sopracciglia), «non mi piacciono le battaglie di genere e il gay pride che ha un'iconografia offensiva».
Politicamente scorretto, anche quando si parla di famiglia «che ho deciso di non mettere al centro del mio progetto di vita», Diaco fulmina Cisnetto quando prova a strappargli l'outing («la declinazione della mia sessualità è molto complessa») e conclude l'intemerata rivendicando la libertà di scelta anche sull'università che resta un grande percorso di formazione culturale («l'esempio è Niccolò Fabi, laureato in filologia romanza e grande autore di canzoni»).
Se il presidente di Umana, l'imprenditore Luigi Brugnaro, assume toni e gestualità curiali per augurarsi «l'incontro e non lo scontro tra generazioni», il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, in una video intervista, ricorda come la popolazione giovanile sia «la più qualificata della storia italiana ma non riesce a trovare posti di lavoro all'altezza delle proprie competenze«. Poi ci sono anche le eccezioni.
Speedy Martone, ad esempio, con la sua carriera fulminea (grazie alle relazioni del papà magistrato, per la vulgata antipatizzante, merito di una famiglia molto motivante, secondo lui), la laurea a 23 anni, la cattedra da professore ordinario a 29, la consulenza di 40mila euro con Renato Brunetta, la nomina a viceministro del Lavoro perché «sul suo nome si è formato un vasto e trasversale consenso». Riformismo bretelle e pochette, a guardarlo (S)mart-one sembra la versione dandy di Antonio Gramsci, se lo ascolti parlare riconosci, invece, lo stigma di sobrietà e l'approccio dialogante che fa molto Anspen Institute.
Il viceministro del Lavoro che ha dato degli sfigati agli studenti fuoricorso parla della voragine del debito pubblico (il terzo del mondo) e delle opportunità da dare ai giovani. Quali sarebbero le nuove frontiere dell'occupazione? Il digitale e il made in Italy. Come negli anni Ottanta, dunque, ci salverà il terziario avanzato, e la moda. Dallo slogan dei paninari (Troppo giusti) a quello della generazione senza voce (Troppo choosy): se 30 anni vi sembran pochi...
Non resta che abbattere la Grande Muraglia di quel "consociativismo generazionale" che ha trasformato l'Italia in una palude che rende stagnante qualsiasi ipotesi di mobilità sociale. Alessandro Rosina, professore di demografia autore del pamphlet Non è un paese per giovani, fotografa il progressivo invecchiamento della popolazione e propone di abolire i vincoli anagrafici per la Camera e il Senato. Perché, intanto, non si comincia dalle primarie del Pd, allora? Il professore che ha firmato il manifesto degli intellettuali per Bersani sulle regole d'accesso dice che è sbagliato non far votare anche i 16enni.
A parlare di gerontocrazia e ricambio, si finisce, inevitabilmente, sul tema della rottamazione. «Una parola che trascende il limite di civiltà », l'ha definita Bazoli. Il guru della finanza ed ex senatore Mario D'Urso, seduto in prima fila, non è d'accordo, e prima di scappare, conferma: «Appoggio Renzi, è l'uomo giusto». Diaco, invece, tesse l'elogio di Martone («lo trovo meno di plastica di un suo coetaneo che prova a vincere le primarie del suo partito»). E Romiti? «Lei da solo vale duemila giovani», gli dice una signora all'uscita. E tutto il resto è choosy.










