claudio sabelli fioretti carla bruni silvio berlusconi

“A BERLUSCONI TIRAI I CAPELLI, ORIANA FALLACI MI TENNE SEQUESTRATO 4 GIORNI A CASA SUA E SI RISCRISSE L’INTERVISTA, DAVANTI A CARLA BRUNI SUDAI” – CLAUDIO SABELLI FIORETTI, NOSTRO SIGNORE DELL’INTERVISTA, APRE LE VALVOLE: "GIULIA BONGIORNO NON È BELLA COME MARILYN, NON È NEMMENO SIMPATICA. PERÒ NE SONO RIMASTO TURBATO” – SCALFARI “PERMALOSO”, COSSIGA IN MUTANDE, DE FILIPPI “SGARZOLINA IN AMORE”, IL TITOLO “TUTTO PRONTO ALL’INFERNO PER L’ARRIVO DI MUCCIOLI”, IL GIORNO PRIMA DELLA SUA MORTE (“NON FU UNA BELLA PENSATA”) E L’AMMISSIONE: “NON SONO STATO UN BUON PADRE” – IL LIBRO

 Elvira Serra per corriere.it - Estratti

 

claudio sabelli fioretti

La perfidia del vecchio leone si rivela dopo tre ore e quaranta di guida da Milano a Lavarone, in mezzo ai tornanti trentini, quando l’intervistato, serafico, accoglie l’intervistatrice e annuncia: «Ti avevo detto che ho scritto un’autobiografia? La pubblico a fine ottobre». Solo chi fa questo mestiere sa quanto può essere utile, in fase di preparazione, un libro che riveli aneddoti e curiosità.

 

«E me lo dici solo adesso?». Risposta: «Non pensavo ti interessasse». Il che racchiude tutta la malvagità di Claudio Sabelli Fioretti, 80 anni, nostro signore dell’intervista, «diabolico come l’ispettore Colombo» (copyright Sandro Bondi), l’unico che riuscì a far dire a Maria De Filippi che era stata «sgarzolina in amore» e che la infastidiva il rapporto tra Maurizio Costanzo e Irene Pivetti, il solo ad aver fatto uscire dai gangheri la compassata Daria Bignardi in una conversazione a dir poco epica sulla Stampa, capace di intervistare Francesco Cossiga in mutande (è agli atti) e di tirare i capelli a Silvio Berlusconi per vedere se erano veri (con lui c’era Giorgio Lauro, nel programma radiofonico Un giorno da pecora).

CLAUDIO SABELLI FIORETTI SILVIO BERLUSCONI GIORGIO LAURO A UN GIORNO DA PECORA

 

In fin dei conti, le basi di tanta malignità si potevano intuire ai tempi in cui era caposervizio nella redazione milanese di Repubblica e costrinse un redattore a riscrivere 24 volte un articolo che sarebbe andato bene già alla terza. «Volevo che ti esercitassi», si giustificò. Ci daremo del tu, poiché siamo stati colleghi ai tempi della sua lunga collaborazione con il Corriere della Sera, per il quale ha diretto pure Sette.

sabelli fioretti cover

 

Carissimo Claudio, chi è l’intervistatore più bravo d’Italia?

«Stefano Lorenzetto. Quando lo chiedono a lui, fa il mio nome. Quindi mi sembra gentile ricambiare la cortesia. Ma io sono più bravo».

Hai sempre voluto fare il giornalista?

«Mio padre era direttore del Corriere dello Sport. Da bambino mi portava in redazione e passavo pomeriggi interi estasiato a guardare le telescriventi o i dimafonisti che registravano le corrispondenze degli inviati».

 

 

(...)

A 24 anni sei stato assunto a «Panorama». Eri un raccomandato.

FRANCESCO COSSIGA - CLAUDIO SABELLI FIORETTI

«Mah, qui le teorie variano. Potrebbe avermi raccomandato mio padre, s’intende, che era amico del direttore Lamberto Sechi. Oppure Giorgio Fattori, amico di mio padre e di Sechi. O Gianni Farneti, mio compagno di scuola, che già lavorava a Panorama. Ultima ipotesi, Marco Fini, altro giornalista di Panorama che seguiva lo sport e non ne poteva più: credo sia stato lui a spingere la mia assunzione per mollarlo a me».

 

Per «Panorama» hai intervistato Oriana Fallaci, che però l’intervista se la scrisse da sola.

«Lei stava per uscire con Un uomo. Sechi mi mandò a casa sua in Toscana. Un collega mi avvisò: “Guarda che ti sequestra”. Allora escogitammo uno stratagemma: se dopo due giorni non avesse avuto mie notizie, avrebbe dovuto chiamare per dire che Renato Curcio, ai tempi latitante, aveva accettato di farsi intervistare e voleva incontrarmi il giorno dopo».

Funzionò?

CLAUDIO SABELLI FIORETTI

«No, perché quando telefonò a casa di Oriana, lei fece fuoco e fiamme. Mi liberò dopo quattro giorni. Poi cominciò il calvario della stesura. Le mandai l’intervista per rileggerla e mi rispose garbata che se l’era riscritta. Ne feci una seconda stesura, tenendo conto delle sue osservazioni. La riscrisse. Al terzo giro mi arresi».

 

Non ti buttare giù, alcune domande, rilette oggi, sono proprio tue. Invece, com’è che facesti infuriare Daria Bignardi?

«Perché lei voleva parlare solo del suo libro, Non vi lascerò orfani».

Disse che l’allieva aveva superato il maestro.

«La mia presunzione è tale che un’affermazione del genere non mi può scalfire».

Gioco della torre: del resto lo hai inventato tu.

«No, fu un’idea di Mieli».

Va be’. Tra Bignardi e Fagnani chi butti giù?

«Salvo Francesca Fagnani. Io sono innamorato di lei! Primo, perché legge le mie interviste e le cita, mentre un sacco di gente saccheggia e basta. Mi copia, ma lo ammette. Noi narcisi ci teniamo a queste cose».

CLAUDIO SABELLI FIORETTI - ROBERTO GIACHETTI - GIORGIO LAURO

 

Il personaggio che ti è rimasto nel cuore?

«Sandro Bondi. Mi piacque la sua tenerezza, l’amore incondizionato verso Berlusconi, che era un lazzarone. Aveva comprato un appartamento ad Arcore pur di stargli vicino. Per l’intervista mi diede appuntamento nella villa di Silvio e mi fece fare il tour. Quando arrivò a mostrarmi il mausoleo, con le tombe già pronte per accogliere Confalonieri e i collaboratori più stretti, notando che non c’era quella per lui gliene chiesi conto e mi rispose con molta tristezza, quasi piangendo, che in effetti non era stata prevista».

Nell’Aldilà chi vorresti intervistare?

«Hitler: perché i cattivi sono più interessanti dei buoni».

E cosa gli chiederesti?

«Così su due piedi non ti so dire, devo prima prepararmi, leggere tutto quello che ha scritto».

CLAUDIO SABELLI FIORETTI

Chi ti manca?

«Il Papa. Ci sto lavorando, ma non mi risponde mai. Eppure lo intervistano tutti».

A lui cosa chiederesti?

«Se una mattina si svegliasse convinto che Dio non esiste, cosa farebbe?».

Un personaggio che ti ha colpito più di altri?

«Giulia Bongiorno. Non è bella come Marilyn, non è nemmeno particolarmente simpatica. Però ne sono rimasto turbato».

 

Hai intervistato donne bellissime. Nessuna ti ha fatto tremare?

«Carla Bruni. La incontrai al Café De Flore a Parigi, era uno splendore. Io avevo vinto il Premiolino per un’inchiesta sul mondo della moda e così le chiesi se la infastidiva il disprezzo verso la sessualità delle modelle, che nei backstage dovevano girare quasi nude e farsi toccare dagli stylist. E lei cominciò a toccarmi per farmi capire come non ci fosse nulla di male. Si alzò in piedi e cominciai a sudare, con le sue mani addosso».

A un certo punto non hai più fatto interviste.

claudio sabelli fioretti

«Ero arrivato a quota 600. Ma non era più bello come una volta. Prima c’era chi avrebbe pagato per farsi intervistare da me. Poi hanno cominciato a pretendere le domande per iscritto. Oggi preferiscono andare da Floris. È stata la ministra Teresa Bellanova a farmi decidere: mi aveva rimandato così tante volte che ho pensato non valesse più la pena fare questo mestiere».

 

A «Sette» potevi fare quello che ti pareva. Ma a un certo punto hai chiesto di essere pagato il doppio per lavorare la metà. Cosa ti era saltato in testa?

«Volevo vedere quanto mi volevano. Mieli si seccò e chiuse la mia collaborazione. Quando provò a rilanciare non ero più interessato».

Ora scrivi per il mensile di Repubblica, «U», diretto da Emanuele Farneti, figlio di Gianni. La smetti di farti raccomandare?

«Ma faccio solo un’intervista al mese!».

Hai diretto 5 testate e hai lavorato per i 3 quotidiani principali. Dove ti sei divertito di più?

CLAUDIO SABELLI FIORETTI

«Alla radio».

Lì hai intervistato Silvio Berlusconi.

«Fu un’intervista bellissima, la migliore. Lui si prestò al gioco. Davvero un giorno memorabile, ma non grazie a noi: si era dimesso Ratzinger».

Ascolti ancora «Un giorno da pecora»?

«Quando sono in macchina. Mi piacerebbe molto sostituire Geppi, quando non c’è. Giorgio Lauro è come un figlio per me».

 

E Geppi ti piace come tua sostituta?

«Di lei mi piace la battuta pronta. La coppia funziona, ma mi avrebbe incuriosito molto anche Mattia Feltri al posto suo».

Come direttore sei stato impareggiabile. Vittorio Feltri prendeva i giornali a centomila copie e li portava rapidamente a duecentomila, tu li prendevi a trentamila e li facevi chiudere. Come con «Cuore».

«Cuore non ha chiuso con me, ma con Andrea Aloi. Certo, io ho dato una grossa mano».

claudio sabelli fioretti

Titolasti «Tutto pronto all’inferno per l’arrivo di Muccioli», il giorno prima della sua morte.

«Non fu una bella pensata. Però era vero».

 

Fu per quello che i muccioliniani ti fecero causa?

«No, ma me ne hanno fatte tantissime altre e ci ho rimesso un sacco di soldi. Praticamente in quei due anni e mezzo ho lavorato gratis».

Hai avuto due compagne e tre mogli: Annette è ancora in carica e incredibilmente ti sopporta. Hai un figlio, Giovanni, di 48 anni. Pensi di essere stato un buon padre?

«No. Un padre che si separa non è mai un buon padre, perché evidentemente fa delle scelte egoistiche. E poi una volta l’ho buttato giù dal carrozzino, l’ho fatto cadere dal letto a castello, l’ho lasciato solo ad aspettarmi sulla neve per mezz’ora. Mio figlio è un sopravvissuto».

 

oriana fallaci vietnam

Ti spiace che non abbia fatto il tuo mestiere?

«Se l’avesse fatto non mi sarebbe dispiaciuto, ma gli avrebbero detto che era raccomandato».

Chi era più permaloso: tu o Scalfari?

«È una bella lotta, però direi lui: non mi riprese a Repubblica dopo che me n’ero andato».

Chi è il tuo erede?

«Penso che non sia ancora nato».

Ops: non abbiamo parlato del tuo libro!

«Si intitola Amascord e lo pubblica Aliberti Editore. Pensa che non l’ha voluto nessun altro. Com’è possibile?».

carla bruni 2carla brunipapa francesco in belgio 1giulia bongiorno

CLAUDIO SABELLI FIORETTI

CLAUDIO SABELLI FIORETTI GRUBER - SGARBI - ORIGGI - SABELLI FIORETTISabelli Fioretti

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?