bergoglio sinodo vescovi papa francesco

LA CONFERENZA EPISCOPALE AL VOTO PER IL DOPO BAGNASCO - IL PAPA AVREBBE POTUTO NOMINARE IL SUCCESSORE MA HA VOLUTO CHE I VESCOVI ESPRIMESSERO DELLE PREFERENZE - L’ASSEMBLEA GLI INDICHERA’ TRE NOMI E POI SARA’ BERGOGLIO A SCEGLIERE - IL NOME CALDO? IL CARDINALE DI PERUGIA GUALTIERO BASSETTI

Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”

 

angelo bagnasco angelo bagnasco

«...E adesso, solennemente: extra omnes!». Francesco sorride e alza lo sguardo verso i giornalisti, dev' essere la prima volta che un Papa pronuncia il «fuori tutti» riservato, in genere, all'inizio del Conclave. Ma la battuta ha un fondo di verità, nell'aula del Sinodo si vedono facce un po' smarrite: in fondo è la prima volta dalla nascita della Cei, anno 1952, che i vescovi italiani sono chiamati a votare, o almeno a esprimere una preferenza, per il loro presidente.

 

papa francesco bergoglio con bagnascopapa francesco bergoglio con bagnasco

Fino al cardinale Angelo Bagnasco, che ha concluso il suo secondo mandato e si congeda dopo 10 anni, è stato il Papa a nominarlo direttamente. Francesco avrebbe preferito che anche la Cei, come le altre conferenze episcopali del pianeta, eleggesse da sé il presidente. I vescovi volevano però mantenere la posizione particolare della Chiesa italiana, che comprende il Papa come vescovo di Roma. Alla fine è passata una via di mezzo: stamattina l'assemblea generale voterà a maggioranza assoluta tre nomi da proporre al Papa, cui spetterà la scelta finale.

 

SINODO DEI VESCOVISINODO DEI VESCOVI

Non sono definiti i tempi della nomina, Francesco potrebbe decidere già oggi o aspettare qualche giorno. Né ci sono candidati ufficiali. Dall'incontro riservato con i vescovi filtra una frase del Papa, «ricordate che non sono vincolato dalla terna», scherzosa fino a un certo punto. Il messaggio è: scegliete bene.

 

Nella meditazione consegnata a ciascun vescovo, Francesco mette in guardia dalle «logiche di potere e di successo, forzatamente presentate come funzionali all'immagine sociale della Chiesa», dalla tentazione di «ridurre il Cristianesimo a una serie di principi privi di concretezza», da «chiusure e resistenze: le nostre infedeltà sono una minaccia ben peggiore delle persecuzioni», e dalla «tiepidezza del compromesso, l'indecisione calcolata, l'insidia dell' ambiguità».

 

Gualtiero-Bassetti_Gualtiero-Bassetti_

Tra 226 diocesi, circa 250 elettori (compresi i vescovi ausiliari) e la complessità della votazione separata dei tre candidati (ciascuno deve ottenere il 50% più uno), il panorama è incerto.

 

Se nella terna ci fosse il cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti, si dice Oltretevere, il Papa sceglierebbe lui: si è formato nella Firenze di Della Costa, La Pira e don Milani, Francesco gli ha dato la porpora a sorpresa (l'ultimo cardinale di Perugia cardinale era stato nel 1853 Vincenzo Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII) e ne ha grande stima, di recente ha compiuto 75 anni e il Papa lo ha prorogato senza scadenze.

 

Altri nomi ricorrenti sono quelli del vescovo di Fiesole Mario Meini e del cardinale di Firenze Giuseppe Betori per il Centro, e del vescovo teologo di Novara Franco Giulio Brambilla nel Nord Italia. E poi c'è il Sud, quasi metà degli elettori: si parla del cardinale di Agrigento Francesco Montenegro, dell'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro e del vescovo di Teramo Michele Seccia. Ma gli «outsider» sono numerosi. Non è eleggibile il segretario della Cei, Nunzio Galantino, perché il presidente deve essere un vescovo che regge una diocesi.

SINODO DEI VESCOVISINODO DEI VESCOVI

 

Nel salutare Bagnasco, Francesco ha esclamato: «Vorrei ringraziarlo per questi dieci anni di servizio e anche la pazienza che ha avuto con me, non è facile lavorare con questo Papa!». E poi ha scherzato sulla visita nella diocesi del cardinale, sabato: «Ci vogliamo bene, un'amicizia bella, ho solo una paura: quanto mi farà pagare per entrare a Genova, sapete come son fatti i genovesi...».

 

Francesco ha parlato con i vescovi due ore, anche qui il messaggio è chiaro: «La mia idea è fare un dialogo sincero, domandare e dirsi le cose senza paura, sono disposto anche a sentire opinioni non piacevoli per me. Quando non c' è dialogo e chi presiede non lo permette, si semina il chiacchiericcio, e questo è peggio».

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…